Petrolio al ribasso: vincitori e vinti

ISPI - Petrolio al ribasso: vincitori e vintiDopo tre anni di quotazioni elevate, il prezzo del petrolio in pochi mesi è sceso di oltre il 30%. La decisione saudita di non intervenire per arrestare questa tendenza ha creato uno scenario senza precedenti, con importanti implicazioni economiche e politiche.

Quali sono le cause di questo improvviso ribasso? Chi sono i vincitori e i vinti? Che conseguenze ci saranno sulle maggiori economie?

Per discutere del tema, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano ha organizzato una tavola rotonda che si terrà a Palazzo Clerici il 10 Dicembre alle 18:00.

A parlare del tema saranno Sissi Bellomo del Il Sole 24 Ore, Luca Mezzomo di Intesa Sanpaolo e Massimo Nicolazzi di Centrex. A moderare sarà il Paolo Magri dell’ISPI.

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4 risposte a Petrolio al ribasso: vincitori e vinti

  1. Matteo complimenti per l’intervista sul Financial Time!

  2. Riccardo dice:

    Vuoi mai dire che per una volta vincono i fondamentali?
    Non credo sia cosi un male per gli stati uniti avere un prezzo a 70/80 dollari. E’ vero che il BEP e’ piu alto per il non convenzionale, ma tutto cio’ incentivera’ la rincorsa a tecnologie piu’ efficienti. Un male necessario direi. Non puoi pretendere abbondanza di materia prima e venderla a 200 dollari a barile

    • Matteo Verda dice:

      Per come la vedo io, i fondamentali alla fine vincono sempre… 🙂
      Gli Stati Uniti non sono di certo un’entità omogenea: vincitori e vinti li hanno innanzitutto dentro il loro sistema economico.
      Guardando ai produttori da non convenzionale, come sottolinei tu, la pressione concorrenziale è positiva per l’evoluzione tecnologica, però bisogna tenere conto del fatto che la concorrenza la si fa (soprattutto) coi produttori convezionali fuori dal Nord America, che hanno tipi di investimento molto diversi e una diversa sensibilità alla ciclicità dei prezzi (in altre parole, resistono meglio a periodi di prezzi relativamente bassi).
      A 200 dollari, il petrolio è abbondande per definizione e il suo impatto depressivo inevitabilmente viene assorbito attraverso un mix di crescita economica e aumento dell’efficienza degli usi finali. In fondo, quando il petrolio stava a 40 dollari, qualcuno profetizzava che a 100 ci sarebbe stata l’apocalisse…

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