Dubbi sull’industria nucleare francese

NYT - French Nuclear Model FaltersSegnalo un interessante articolo pubblicato sul NYT a proposito del periodo non facile che l’industria nucleare francese (ossia l’industria nucleare europea) sta vivendo in questi anni.

In particolare, la nuova generazione di centrali nucleari (EPR) non è all’altezza delle aspettative. I due esemplari in costruzioni, Flamanville (Francia) e Olkiluoto (Finlandia), sono in forte ritardo e stanno accumulando un aumento dei costi pari a un multiplo della spesa inizialmente prevista.

Nel caso di Flamanville, dove per il reattore si è usato acciaio francese anziché giapponese, si teme addirittura di dover sostituire alcuni componenti a causa della qualità insufficiente dell’acciaio. A riprova che il problemi dell’industria europea toccano tanti comparti strategici.

Nel frattempo, i cinesi stanno costruendo 23 nuove centrali per il mercato domestico e una in Pakistan, mentre i russi ne stanno costruendo 9 per il mercato domestico e stanno negoziando diversi impianti in giro per il mondo. Perfino negli Stati Uniti ci sono 5 impianti in costruzione, a riprova del fatto che il problema del nucleare è soprattutto un problema del nucleare europeo.

Forse varrebbe la pena di pensare al nucleare francese non come un vezzo di Parigi o un’eredità del passato, ma come un punto di forza di tutta l’industria (energetica e non) europea. Se si vuole una vera decarbonizzazione nel lungo periodo, pannelli e pale eoliche difficilmente possono bastare.

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2 risposte a Dubbi sull’industria nucleare francese

  1. Forse uno dei problemi è che in Europa si pretendono standard di sicurezza troppo elevati. Che ne pensi?
    In ogni caso sono anche io dell’idea che un po’ di nucleare faccia bene al mix del presente e del futuro. Almeno fino a che, se mai succederà, le batterie non diventeranno molto più convenienti di quanto non siano ora.

    • Matteo Verda dice:

      No, non credo che i nostri standard di sicurezza siano troppo elevati. Credo che ci sia una questione di politica industriale: termine che in generale aborro, ma che nel caso di settori con ricadute duali resta fondamentale.
      Uno dei grossi problemi è la catena di comando e di responsabilità nelle maxi-commesse pubbliche.
      Quanto alle politiche energetiche, credo che in Europa ci sia un problema di ossessione da CO2 e un problema di ossessione da rinnovabili.
      Il nucleare ha un ruolo da giocare anche con sistemi di accumulo efficienti e competitivi, perché si pone su un piano diverso. La batteria è in grado di fornire sicurezza sulla continuità dell’offerta in un orizzonte temporale brevissimo o al più breve. Al netto della straordinaria affidabilità del nucleare, mantenere un parco di centrali significativo è un tema di diversificazione della generazione, da vedere in un ottica di lungo periodo.

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