Consumi di gas in Italia: 2015 di nuovo in positivo

Dopo quattro anni di contrazione ininterrotta, torna il segno positivo per i consumi di gas in Italia. Secondo i dati di Snam Rete Gas, il totale immesso sulla rete è stato di 65,4 Gmc, 5,4 Gmc in più rispetto al 2015 (+9%). Il dato resta però inferiore al 2013 (-2,5 Gmc, -4%) e soprattutto al 2008, ossia al livello pre-crisi (-17,2 Gmc, -21%).
I consumi di gas in Italia e le variazioni rispetto all’anno precedente

A far registrare l’aumento più significativo è stato il settore termoelettrico, che ha consumato 20,2 Gmc, +2,9 rispetto al 2014 (+17%), grazie soprattutto a una lieve ripresa della domanda di elettricità e al netto calo dell’offerta idroelettrica. I consumi del settore termoelettrico sono stati nel complesso analoghi al 2013, ma sono rimasti ancora distantissimi dai livelli del 2008 (-12,5 Gmc, -38%), quando si erano attestati a 32,7 Gmc.
L’andamento dei consumi di gas in Italia per settore

Andamento positivo anche per il settore residenziale (che include anche le piccole attività commerciali), che grazie a un primo trimestre relativamente freddo ha fatto registrare consumi annui pari a 30,6 Gmc (+2,5 Gmc, +9% rispetto al 2014). Un livello in ogni caso inferiore, sebbene non di molto, sia al 2013 (-2,4 Gmc, -7%) sia al 2008 (-2 Gmc, -6%).

Debolmente negativa invece la tendenza per il settore industriale, che nel corso dell’anno ha consumato 12,4 Gmc, in lieve contrazione sia rispetto al 2014 (-0,4 Gmc, -3%) sia rispetto al 2013 (-0,4 Gmc, -3%). Più marcata la riduzione della domanda rispetto al 2008, quando i consumi erano stati pari a 14,2 Gmc (-1,8 Gmc, -13%).

Relativamente stabili in valore assoluto, infine, gli altri consumi (esportazioni, consumi di sistema, reti di terzi), pari a 2,2 Gmc, in aumento rispetto al 2014 (+0,5 Gmc) e al 2013 (+03 Gmc), ma in contrazione rispetto al 2008 (-0,8 Gmc).

L’andamento dei consumi di gas in Italia per settore

Per quanto riguarda la distribuzione dei consumi durante l’anno, la forte stagionalità della domanda residenziale per riscaldamento si è confermata l’elemento dominante, con consumi nel primo trimestre prossimi a valori doppi rispetto a quelli del secondo e del terzo.

L’andamento e la composizione dei consumi trimestrali di gas in Italia

Nel complesso, il mercato italiano del gas sembra finalmente aver imboccato un sentiero di ripresa della domanda, anche se il ritorno ai volumi pre-crisi è tutt’altro che scontato. Nel settore termoelettrico, infatti, le rinnovabili sussidiate hanno eroso quote di mercato a tutte le fossili in modo strutturale (tanto che forse il gas potrebbe guadagnare nuovi spazi più ai danni del carbone che delle rinnovabili).

Parimenti, nel settore residenziale l’aumento dell’efficienza energetica degli edifici e delle caldaie sta riducendo strutturalmente la domanda, anche considerando che la popolazione non cresce più in misura marcata (e senza contare gli effetti di un eventuale cambiamento climatico sulla rigidità degli inverni, ancora tutti da valutare).

Nel settore industriale, infine, una parte della domanda sembra essersi persa definitivamente con l’ondata di deindustrializzazione immediatamente successiva alla crisi economica del 2009, mentre la solidità della domanda residua è messa alla prova dagli aumenti di efficienza nei processi produttivi.

La ripresa della domanda sembra possibile, soprattutto se la ripresa economica si confermerà nel corso del 2016, anche se prevedibilmente seguirà un ritmo decisamente più lento rispetto al crollo degli anni passati. Snam Rete Gas, d’altronde, già a marzo 2015 indicava nel proprio piano decennale un ritorno dei consumi a 74,8 Gmc, ma solo nel 2024.

NB: i dati in questo blog sono riportati a 39 MJ/mc, mentre SRG li riporta a 38,1 MJ/mc: qui la spiegazione.

I Paesi OPEC e l’altalena della rendite da esportazione

prezzi del greggio stanno facendo registrare in questi giorni continui record negativi, dovuti a un eccesso di offerta sui mercati internazionali e al rafforzamento del dollaro. Dopo anni di quotazioni sopra quota cento e la forte discesa iniziata a metà dell’anno scorso, i prezzi sotto quota 40 dollari stanno colpendo duro le economie dei Paesi esportatori di petrolio.

Il dato è particolarmente evidente guardando ai Paesi OPEC. Secondo quanto riportato da MEES, tra il 2013 e il 2015 il valore totale delle rendite annue da esportazione dei Paesi del cartello si è ridotto di 598 miliardi di dollari, più che dimezzandosi. E le attese per il 2016 sono di un’ulteriore contrazione di 118 miliardi.

Il controvalore delle rendite da esportazione petrolifera

Il peso della riduzione delle rendite si può apprezzare meglio se valutato in rapporto al valore complessivo del PIL.

L’incidenza delle rendite da esportazione petrolifera sul PIL
Per il momento i Paesi OPEC mediorientali hanno risorse sufficienti a reggere il contraccolpo, ma senza un ritorno in tempi non troppo lunghi a livelli di prezzo più alti la necessità di tagliare la spesa pubblica potrebbe diventare un problema vitale per tutti gli stati della Penisola araba.

L’Azerbaigian e il Corridoio meridionale

Il tema della diversificazione degli approvvigionamenti europei di gas e del potenziale ruolo del Corridoio meridionale del gas tornano ciclicamente alla ribalta con l’arrivo della stagione fredda.

Pipeline Politics in Southeastern Europe (© Center for American Progress)

L’Azerbaigian, agli onori delle cronache in questi giorni per il tragico incidente alla piattaforma di Guneshli, è al momento l’unico fornitore di gas per il Corridoio meridionale, destinato a portare 10 Gmc all’anno di gas in UE, di cui 8 in Italia attraverso il TAP.

Per chi volesse approfondire al questione, tra i tanti volumi pubblicati sul tema, segnalo Azerbaijan and the New Energy Geopolitics of Southeastern Europe, curato da Margarita Assenova e Zaur Shiriyev. Nonostante nel taglio traspaiano inevitabilmente gli incarichi istituzionali dei due curatori, i contenuti sono ricchi di informazioni e di spunti.

Dalla prospettiva italiana, forse il capitolo più interessante è quello dedicato alla costa orientale dell’Adriatico: The Southern Gas Corridor’s Adriatic Prospects: Slovenia, Croatia and Montenegro, di Fabio Indeo dell’Università di Camerino. Spesso negletta, la sponda balcanica dell’Adriatico è destinata da un significativo sviluppo economico e infrastrutturale, che può avere ricadute di rilievo anche per l’Italia.