UP, preconsutivo 2012

UP - Preconsutivo 2012L’Unione Petrolifera ha pubblicato il preconsutivo 2012, con l’analisi dello scenario mondiale e le previsioni per il 2013.

Per quanto riguarda l’Italia, spiccano i consumi energetici in calo (170,6 Mtep, -4,3%) e lo storico quasi sorpasso del gas (60,9 Mtep) sul petrolio (61,8 Mtep), dovuto al crollo dei consumi di quest’ultimo (-10,6%), a causa della crisi e della crescente pressione fiscale.

Per quanto riguarda la fattura energetica (import-export), la stima per il 2012 è di 65 miliardi (+3%), pari al 4,1% del pil. Per il 2013, l’aumento previsto è di altri 3 miliardi di euro.

Lettura caldamente consigliata (almeno le tavole statistiche) per chi voglia farsi un’idea delle tendenze in atto.

Focus trimestrale sicurezza energetica – Q3 e Q4 2012

Osservatorio di Politica Internazionale - Focus sicurezza energetica - Q1 2012È stato reso pubblico il focus sulla sicurezza energetica relativo al terzo e quarto trimestre 2012 realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).

Il primo capitolo del Focus è dedicato all’analisi del fabbisogno di gas nei principali mercati europei, con specifico riferimento alla generalizzata contrazione dei consumi nel corso del 2012 e ai differenziali di prezzo finale tra i diversi Paesi europei.

Il secondo capitolo è invece dedicato all’offerta e, nello specifico, alle politiche dei Paesi produttori di gas naturale e dei Paesi di transito dei gasdotti attualmente in funzione o in fase di progettazione/realizzazione. Ai recenti sviluppi del sistema di infrastrutture di trasporto e alle prospettive di realizzazione di nuovi progetti è poi dedicato il terzo capitolo.

Infine sono presenti due approfondimenti, uno dedicato al decomissioning nucleare e l’altro alle conseguenze geopolitiche dei cambiamenti nel mercato petrolifero statunitense.

Il South Stream e l’interesse dell’Italia

Siamo sicuri che il gasdotto South Stream sia nell’interesse dell’Italia? - Diego GavagninIn un post di oggi, Diego Gavagnin solleva la questione se il South Stream sia o meno nell’interesse dell’Italia. La sua risposta sembra essere “non troppo”, visto che il nuovo gasdotto in arrivo (ipotetico) al Tarvisio immetterebbe sul mercato italiano nuovo metano russo, che limiterebbe la concorrenzialità, aumenterebbe i prezzi e non sarebbe positivo per la sicurezza energetica nazionale. Inoltre, la nuova capacità di adduzione da Nord spiazzerebbe la nuova capacità di importazione da Sud, compromettendo la strategia che vuole fare dell’Italia l’hub meridionale del gas per l’UE.

Andiamo con ordine. Ammesso (e non concesso) che i flussi dalla Russia possano aumentare con la nuova infrastruttura, dovrebbero in ogni caso competere su un mercato sempre più concorrenziale: se il gas russo costa troppo, non si vende o si vende comunque meno degli altri. Nonostante Scaroni non si arrenda, sembra essere finita l’epoca in cui l’Eni poteva scaricare qualunque costo sui clienti finali.

Questo senza considerare l’effetto indiretto del South Stream: dare un altro colpo al Nabucco nella sua lotta contro il TAP, favorendo quest’ultimo e quindi l’arrivo del gas azerbaigiano in Italia, diversificando realmente gli approvvigionamenti.

E qui si arriva alla strategia dell’hub. Senza considerare che per fare hub occorre la capacità di esportazione (che al momento non abbiamo), immaginare per l’Italia un futuro da hub di transito nordafricano sembra una scommessa rischiosa, molto più rischiosa che farsi hub del gas russo (e eventualmente azerbaigiano).

A essere stato chiuso, di recente, è stato il Greenstream dalla Libia. E con le rivolte in Tunisia, si è rischiata l’interruzione del gas algerino, che pesa nei nostri consumi tanto quanto quello russo (circa un terzo). Le forniture dalla Russia sono sempre state affidabili e gli unici problemi si sono avuti per i ricatti ucraini, proprio quelli che South Stream è destinato a rendere inoffensivi. A tutto vantaggio della sicurezza energetica italiana.

Il gas del Mozambico

Il gas del Mozambico: una partita strategica che guarda ad est - Lia QuartapelleBreve e interessante analisi di Lia Quartapelle dal titolo Il gas del Mozambico: una partita strategica che guarda ad est, pubblicata su AgiEnergia.

Nelle conclusioni, Quartapelle sottolinea la discrepanza tra gli attori in campo nel Paese (occidentali) e i futuri consumatori (asiatici). Se è vero che dal punto di vista dei consumi attesi il futuro si è profondamente ridefinito nell’ultimo decennio, resta però ancora valido e innegabile il gap tecnologico che separa gli operatori occidentali da quelli cinesi e indiani, a ricordarci che la geopolitica non è l’unico fattore in campo.

OFGEM Gas Security of Supply Report

OFGEM Gas Security of Supply ReportL’Autorità per l’energia britannica (OFGEM) ha appena pubblicato un report al governo sulla sicurezza dell’approvvigionamento di gas.

Il report parte dalla considerazione che la crescente dipendenza del mercato britannico dalle importazioni di gas espone a rischi per la sicurezza energetica del Paese.

Secondo OFGEM, i contratti interrompibili dei grandi consumatori – che coprono il 50% della domanda – e la pur contenuta capacità di stoccaggio rendono altamente improbabile un’interruzione delle forniture ai clienti medio-piccoli. Per arrivare a una riduzione delle forniture ai clienti domestici in pieno inverno, i mercato britannico dovrebbe perdere in un colpo oltre il 60% della capacità di importazione (e le stime sono conservative, perché si basano su una volontaria sottostima della capacità di erogazione da stoccaggio disponibile).

Nonstante l’alta improbabilità, un’interruzione ai piccoli consumatori avrebbe conseguenze molto gravi, soprattutto perché occorrerebbero alcune settimane per ripristinare il servizio di distribuzione.

Il rischio è più grave se si guarda al settore elettrico. Il gas fornisce oltre il 40% della produzione britannica e basterebbe un’interruzione degli approvvigionamenti di gas nell’ordine del 25-30% in un momento di picco della domanda (sempre sottostimando lo stoccaggio, comunque) per portare alla necessità di razionare l’elettricità. In questo caso, tuttavia, i tempi di recupero sarebbero molto più veloci, con una limitazione dei danni, grazie al ricorso a impianti di generazione con fonti diverse.

Per quanto riguarda i prezzi, il mercato britannico è molto più esposto alle oscillazioni di prezzo rispetto agli altri grandi mercati europei a causa della forme contrattuali esistenti, più legate al breve periodo. Con l’attuale congiuntura, si tratta di un vantaggio, perché consente un basso costo della materia prima, ma la situazione potrebbe cambiare.

Il basso rapporto tra capacità di stoccaggio e consumi rappresenta un altro fattore di vulnerabilità, perché limita la capacità del sistema di isolare i consumatori finali dalle oscillazioni di prezzo. La bassa capacità di stoccaggio – circa 4 Gmc [NdR] – non rappresenta invece attualmente un problema in termini di sicurezza degli approvvigionamenti in virtù dell’alta capacità di produzione interna residua – oltre 40 Gmc annui -.

Per quanto riguarda le prescrizioni, OFGEM sottolinea la necessità di aumentare l’esposizione degli operatori nel garantire la sicurezza e di conseguenza il corretto funzionamento di meccanismi di mercato che consentano di prezzare la sicurezza dei consumatori finali.

OFGEM indivua anche alcuni ostacoli da superare:

  • l’atteggiamento spesso orientato al breve periodo degli operatori (favorito dall’assetto regolatorio);
  • i problemi di finanziamento delle infrastrutture a causa delle incertezze di mercato;
  • la difficoltà dei meccanismi di mercato di scontare gli alti costi sociali di una grave interruzione;
  • il rischio morale che gli oepratori si aspettino che sia il governo a farsi carico delle misure di sicurezza;
  • il rischio che durante una crisi le misure di sicurezza di altri Paesi possano avere effetti negativi sulla sicurezza energetica britannica;
  • il rischio geopolitico derivante dal fatto che la Russia e gli altri grandi produttori non-europei potrebbero non rispondere a soli incentivi di tipo economico.

Le altre prescrizioni di OFGEM sono un auspicio che prima di intervenire si facciano ulteriori valutazioni di impatto, che si trovi un equilibrio tra necessità di sicurezza e vantaggi di prezzo per i consumatori derivanti da un mercato libero, che si trovi il modo di incentivare una maggiore diversificazione della durata temporale dei contratti (a favore di quelli di lungo periodo).

Più in generale, il dato politico di fondo del report OFGEM è un invito all’esecutivo britannico a valutate la possibilità di un maggiore intervento pubblico sul mercato, similmente a quanto fatto sugli altri grandi mercati europei.

Per quanto un intervento pubblico a tutela della sicurezza energetica sia necessario, speriamo che David Cameron si ricordi di essere dello stesso partito di Lady Thatcher.