INFOGRAFICA – Consumi energetici delle principali economie

INFOGRAFICA - Consumi energetici: mondoInfografica mondo – alta risoluzione INFOGRAFICA - Consumi energetici: ItaliaInfografica Italia – alta risoluzione
INFOGRAFICA - Consumi energetici: GermaniaInfografica Germania – alta risoluzione
INFOGRAFICA - Consumi energetici: FranciaInfografica Francia – alta risoluzione
INFOGRAFICA - Consumi energetici: Regno Unito

Infografica Regno Unito – alta risoluzione

INFOGRAFICA - Consumi energetici: Stati Uniti

Infografica Stati Uniti – alta risoluzione

INFOGRAFICA - Consumi energetici: Cina

Infografica Cina – alta risoluzione

INFOGRAFICA - Consumi energetici: IndiaInfografica India – alta risoluzione
INFOGRAFICA - Consumi energetici: RussiaInfografica Russia – alta risoluzione

INFOGRAFICA - Consumi energetici: Giappone

Infografica Giappone – alta risoluzione

INFOGRAFICA - Consumi energetici: Brasile

Infografica Brasile – alta risoluzione

INFOGRAFICA - Consumi energetici: Sud Africa

Infografica Sud Africa – alta risoluzione

Forum strategico Francia-Italia

Segnalo un evento organizzato dall’Istituto Affari Internazionali (IAI) e dall’Institut Français nell’ambito del Forum strategico Francia-Italia, dal titolo Riflessioni comparate su modelli e strategie energetiche. Si tratta di una conferenza dedicata al confronto tra i due modelli energetici, a cui parteciperanno ricercatori e professionisti dei due Paesi, in programma a Roma per il 13 maggio alle 15:30 a Palazzo Rondinini.

Rispetto al programma originale, al posto del sottoscritto interverrà Nicolò Rossetto.

Energia: Italia e Francia modelli a confronto

Dubbi sull’industria nucleare francese

NYT - French Nuclear Model FaltersSegnalo un interessante articolo pubblicato sul NYT a proposito del periodo non facile che l’industria nucleare francese (ossia l’industria nucleare europea) sta vivendo in questi anni.

In particolare, la nuova generazione di centrali nucleari (EPR) non è all’altezza delle aspettative. I due esemplari in costruzioni, Flamanville (Francia) e Olkiluoto (Finlandia), sono in forte ritardo e stanno accumulando un aumento dei costi pari a un multiplo della spesa inizialmente prevista.

Nel caso di Flamanville, dove per il reattore si è usato acciaio francese anziché giapponese, si teme addirittura di dover sostituire alcuni componenti a causa della qualità insufficiente dell’acciaio. A riprova che il problemi dell’industria europea toccano tanti comparti strategici.

Nel frattempo, i cinesi stanno costruendo 23 nuove centrali per il mercato domestico e una in Pakistan, mentre i russi ne stanno costruendo 9 per il mercato domestico e stanno negoziando diversi impianti in giro per il mondo. Perfino negli Stati Uniti ci sono 5 impianti in costruzione, a riprova del fatto che il problema del nucleare è soprattutto un problema del nucleare europeo.

Forse varrebbe la pena di pensare al nucleare francese non come un vezzo di Parigi o un’eredità del passato, ma come un punto di forza di tutta l’industria (energetica e non) europea. Se si vuole una vera decarbonizzazione nel lungo periodo, pannelli e pale eoliche difficilmente possono bastare.

Obiettivi europei sulle rinnovabili: chi bene, chi male

Energia rinnovabile al 2012, obiettivi al 2020 e differenza in punti percentualiQuando finalmente avremo una nuova Commissione, una delle prime questioni sul tavolo sarà quella degli (eventuali) obiettivi al 2030. E in particolare dell’opportunità di fissare un nuovo livello minimo di rinnovabili sul consumo finale lordo.

Per capire le posizioni sulla questione, è utile vedere anche cosa stiano facendo i governi rispetto agli obiettivi già in vigore per il 2020. Sebbene l’obiettivo europeo sia del 20%, in realtà dopo lunghe trattative ciascun Paese ha ottenuto un obiettivo nazionale.

Rispetto a quel livello nazionale i governi si sono impegnati in modo vincolante, ma non tutti sono su una traiettoria adeguata. Purtroppo, gli ultimi dati ufficiali diffusi da Eurostat sono aggiornati al 2012 [no comment], ma sono utili per farsi un’idea.

Il dettaglio è riportato nella tabella sotto, ma tra le grandi economie i britannici, i francesi e gli olandesi siano distanti di circa 10 punti percentuali dagli obiettivi e abbiano davvero ancora parecchia strada da fare. Al contrario, i due grandi Paesi più virtuosi sono la Polonia e soprattutto l’Italia, seguiti da Germania e Spagna. Complice, nel nostro caso, oltre ai noti sussidi anche il calo dei consumi complessivi.

Sebbene le questioni sul tavolo siano numerose e complesse, visti i risultati fin qui raggiunti, è probabile che il Regno Unito e la Francia avranno meno interesse degli altri a spingere per ulteriori obiettivi vincolati. I primi perché più propensi a soluzioni di mercato che mettano in concorrenza rinnovabili ed efficienza, i secondi perché puntano anche per il futuro al nucleare come elemento chiave della decarbonizzazione.

Per qualche considerazione in più, rimando al Focus 17/2004.


Energia rinnovabile al 2012, obiettivi al 2020 e differenza in punti percentualiQuota di energia rinnovabile sul totale dei consumi finali lordi


L’Airbus (tedesca) dell’energia

Le Figaro - Alstom vote General Electric, Siemens contre-attaqueSi starebbe profilando all’orizzonte l’Airbus dell’energia paventato qualche tempo fa dal presidente Hollande senza grandi riscontri dalla controparte tedesca. Si tratterebbe della cessione da parte di Alstom delle attività industriali nel comparto energia alla tedesca Siemens.

Procediamo con ordine. Alstom è un colosso industriale francese interamente privato con due grandi linee di attività: i trasporti, sopratttutto su rotaia, e l’energia, con una specializzazione nella costruzione di centrali a gas e idroelettiche e del trasporto elettrico.

A causa della crisi, Alstom è diventata un obiettivo per acquisizioni internazionali. A farsi avanti è stata General Electric, la multinazionale statunitense con importanti attività nel settore energia, tra cui una leadership nel settore delle turbine a gas (vedi alla voce Nuovo Pignone). GE comprerebbe tutto il settore energia, versando circa 10 miliardi di euro.

Qualche giorno fa è arrivata la controproposta di Siemes, il colosso tedesco con diverse linee di attività, tra cui l’energia e i trasporti. I tedeschi rileverebbero tutte le attività relative all’energia, cedendo al contempo ad Alstom le proprie attività nel settore ferroviario. In questo modo si creerebbero non uno, ma due Airbus: uno dell’industria energetica, l’altro dell’industria ferroviaria.

La decisione è attesa per la mattina del 30 aprile ed è particolarmente difficile. Non solo perché Alstom ha importanti attività nell’industria nucleare, che in ogni caso potrebbero essere cedute a EDF o Areva in quanto strategiche. Ma anche perché in teoria il governo francese non ha margine di decisione, in quanto privo di partecipazioni azionarie nell’azienda (l’azionista di maggioranza è invece Bouygues).

Nel complesso, la scelta di GE sembra essere premiata sia dai mercati sia dalla logica industriale (le attività di GE e Alstom sono più complementari di quelle Siemens e Alstom) e sarebbe al momento preferita da Alstom. Le pressioni politiche su Hollande sono però molto forti e il presidente potrebbe cercare di influenzare indirettamente Alstom e Bouygues, a cominciare dalla questione delle commesse pubbliche.

Un punto però sembra chiaro: le attività industriali nel settore energia di Alstom saranno vendute e i vertici aziendali hanno tutto l’interesse a far salire l’offerta di GE. Se vincesse l’ipotesi-Siemens, tuttavia, ancora una volta i potenziali investitori internazionali vedrebbero saltare un progetto in Francia a causa dell’ingerenza del governo (v. Enel). E il nuovo “Airbus dell’energia” sarebbe un purosangue tedesco, con buona pace dell’Eliseo.

Asse franco-tedesco dell’energia, nulla di fatto

"Le Point sur" : le Conseil des ministres franco-allemand Alla fine era solo una boutade. A un mese dalla proposta in pompa magna di Hollande di creare un Airbus dell’energia, per guidare la transizione energetica con ferma mano pubblica, l’ipotesi sembra essersi sgonfiata.

La proposta aveva fatto sollevare parecchi dubbi, sia perché non si capiva bene chi dovesse fondersi con chi per creare il pachiderma, sia perché l’annuncio era stato inopinatamente unilaterale.

Si attendeva il consiglio dei ministri congiunto di mercoledì per capire se i tedeschi ne sapessero qualcosa e, se sì, se fossero favorevoli. A leggere le dichiarazioni, niente di rilevante: la proposta francese è decisamente caduta nel vuoto.

Insomma, sembra che Hollande abbia fatto l’annuncio per dare qualche contenuto in più a una conferenza stampa più attesa del solito, viste le sue recenti scorribande in moto.

Al netto del risultato, resta il fatto che quando si parla di cooperazione industriale, l’Italia continua a non essere un partner rilevante, nemmeno per le boutades.