Focus trimestrale sicurezza energetica – Q2 2015

Focus sicurezza energetica 22/2015È stato reso pubblico il focus sulla sicurezza energetica relativo al secondo trimestre del 2015, realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).

Dopo un’introduzione dedicata all’analisi del contesto internazionale (inclusa la questione iraniana), il capitolo primo del Focus è dedicato all’analisi dei consumi energetici, con particolare attenzione al gas naturale e al suo approvvigionamento. Questi due capitoli sono realizzati dal sottoscritto.

Il capitolo secondo è invece dedicato all’offerta e, nello specifico, alle politiche dei Paesi produttori di gas naturale e dei Paesi di transito dei gasdotti attualmente in funzione o in fase di progettazione/realizzazione. Ai recenti sviluppi del sistema di infrastrutture di trasporto e alle prospettive di realizzazione di nuovi progetti è poi dedicato il capitolo terzo. Questi due capitoli sono realizzati da Carlo Frappi.

Infine è presente un approfondimento dedicato alle sfide geopolitiche alla sicurezza energetica italiana nell’area del Nord Africa, realizzato da Mirko Lapi.

Tra le questioni affrontate, vi è l’impatto del superamento del regime sanzionatorio contro l’Iran.

La produzione petrolifera (sx) e le riserve provate (dx): primi dieci Paesi al mondo

Un altro tema affrontato è quello degli effetti dell’imminente aumento di offerta di GNL a livello globale.

La capacità di liquefazione di gas, esistente e in costruzione

SLIDES – Energia e geopolitica: il ruolo delle rinnovabili

Energia e geopolitica: il ruolo delle rinnovabiliSono disponibili qui le slides relative al mio intervento «Energia e geopolitica: il ruolo delle rinnovabili», tenuta lunedì 12 ottobre a Firenze presso il Fondazione Cesifin Alberto Predieri, nell’ambito del dibattito Fonti energetiche rinnovabili: verso una politica energetica integrata.

L’intervento partiva dalla considerazione che parliamo di geopolitica dell’energia perché c’è una interdipendenza economicamente molto significativa tra importatori ed esportatori di fonti fossili. Il gas e il carbone sono importanti, ma in termini di controvalore il petrolio è dominante.

Geopolitica ed economia: il controvalore delle importazioni fossili (al loro delle esportazioni)

Se si guarda alle rinnovabili, nell’ultimo decennio si sono dimostrate un’alternativa concreta nel settore della generazione elettrica, pur dipendendo ancora in larga misura dai sussidi. Nella generazione le rinnovabili hanno così iniziato a competere con le centrali termoelettriche a carbone e gas, come apparso evidente in Europa.

Questa competizione non ha tuttavia toccato il petrolio, che è concentrato soprattutto nel settore dei trasporti. In questo settore, le rinnovabili non hanno invece al momento nessuna reale capacità competitiva: i mezzi elettrici sono limitati dall’assenza di batteria abbastanza potenti, anche trascurando il fatto che l’elettricità è ancora in maggioranza generata da fossili. I biocombustibili sono troppo onerosi e consumano attualmente troppo suolo per essere prodotti in scala sufficiente da sostituire in misura decisiva i derivati del petrolio.

L’impatto geopolitico delle rinnovabili è destinato a restare moderato in Europa e quasi nullo altrove fintanto che queste fonti non saranno in grado di competere in modo credibile nel settore trasporti, sostituendo il petrolio. E salvo salti tecnologici imprevedibili, questa prospettiva sembra ancora piuttosto distante.

Geoscenari in movimento, al Festival dell’energia

Festival dell'energiaAltro che peak oil… di petrolio e gas ce n’è in abbondanza e sul mercato oggi ci sono players inattesi. Una situazione molto delicata che, politicamente, rischia di farci tornare indietro di una cinquantina d’anni. Quali sono gli scenari possibili?

Questa è in poche battute la presentazione del panel Geoscenari in movimento, parte dell’edizione 2015 del Festival dell’energia, in programma dal 28 al 30 maggio a Milano.

Al panel parteciperanno Nati BirenboimSergio Garribba, James HansenDavide TabarelliEvgeny Utkin, nonché il sottoscritto.

L’appuntamento è per il 29 maggio dalle 16:00 alle 17:30 presso l’Expo Gate in via Beltrami, davanti al Castello Sforzesco.

Iran, gigante energetico solo in potenza

EIA - Country Analysis Brief: IranMancano ancora molti dettagli, ma l’accordo con l’Iran include un progressivo superamento delle sanzioni, alcune delle quali sono in vigore dal 1979. In cambio di un rallentamento del programma nucleare e dell’accettazione di maggiori controlli internazionali, il governo di Teheran ha ottenuto di poter progressivamente riacquisire una posizione “normale” all’interno del sistema internazionale.

Le ricadute geopolitiche attese a livello regionale sono enormi, ma senza dubbio l’aspetto più rilevante dalla prospettiva italiana è quello energetico. L’Iran, sulla carta, è infatti potenzialmente uno dei più grandi produttori (ed esportatori) di gas e petrolio a livello globale. Le riserve provate iraniane ammontano infatti a 157 miliardi di barili di petrolio e quasi 34.000 miliardi di metri cubi di gas, rispettivamente il 10% e il 17% del totale mondiale.

I primi dieci Paesi al mondo per riserve provate di petrolio (miliardi di barili)

A questo potenziale corrisponde però una capacità produttiva limitata. Anche quando saranno completamente superate le sanzioni, l’esportazione petrolifera iraniana è destinata nel breve periodo a crescere di poco più di un milione di barili al giorno (0,8 secondo l’Economist), ossia i volumi persi dopo le sanzioni europee del 2012.

Esportazioni e consumi petroliferi iraniani (milioni di barili al giorno)

L’impatto sui mercati mondiali sarebbe quantomeno marginale, simile a quello dell’instabilità in Libia. Per tradurre le riserve petrolifere in capacità produttiva di rilevanza sistemica (ossia, oltre i 5 Mbbl/g) sarebbero necessarie parecchie decine di miliardi di dollari di investimenti. Tuttavia, anche al netto delle questioni di politica internazionale, l’Iran ha una legislazione particolarmente punitiva nei confronti degli investimenti internazionali nel settore petrolifero e difficilmente si avranno molti operatori pronti a scommettere sul Paese. A maggior ragione date le quotazioni attuali.

I primi dieci Paesi al mondo per riserve provate di gas naturale (miliardi di metri cubi)

Nel caso del gas naturale, i problemi sono ancora più grandi. Attualmente, l’Iran è un importatore netto di gas: quel che arriva dal Turkmenistan è più di quello che va in Turchia. La domanda interna è raddoppiata nell’ultimo decennio, arrivando a superare i 170 Gmc nel 2013 (più di Italia e Germania insieme). Per alimentare esportazioni significative, anche in questo caso serviranno tempo, tecnologie e molti capitali. E anche un po’ di diplomazia, nel caso del maxi-giacimento di South Pars/North Dome, conteso tra Iran e Qatar.

Inoltre, per arrivare ai mercati internazionali, servono infrastrutture grandi e costose. Per il momento il gas naturale liquefatto, sul modello del Qatar, è un’opzione troppo cara e soprattutto tecnologicamente sofisticata, ossia dipendente dagli investimenti esteri.

Un’ipotesi di gasdotto, magari verso l’UE come ipotizza la Commissione europea da anni, dovrebbe invece scontarsi sia coi costi elevati (migliaia di km solo per arrivare in Turchia), sia con il fatto che i tubi dovrebbero attraversare alcune delle aree più instabili del mondo. E questo senza considerare la debolezza di lungo periodo della domanda europea.

Nel complesso, anche se le sanzioni saranno eliminate con una tempistica relativamente stretta, l’impatto atteso sui mercati internazionali – e dunque indirettamente sull’Italia – è destinato a rimanere limitato nel corso dell’attuale decennio.

Per quanto riguarda un orizzonte temporale di più lungo periodo, l’impatto del potenziale iraniano sui mercati internazionali dipenderà dall’esito delle riforme interne al Paese e dalla capacità di offrire garanzie di affidabilità agli investitori internazionali.

In cima alla lista si trovano sicuramente gli operatori cinesi, sempre più dipendenti dalle attività all’estero per soddisfare la domanda dell’economia di Pechino. Chissà – ma è giusto un guess – che l’Iran non possa essere in futuro uno dei terreni su cui testare il funzionamento della nascente Asian Infrastructure Investment Bank.