Consegnato il primo motore navale dual-fuel

gCapitain - Engine to Power World’s First Dual-Fuel Containership Delivered to ShipyardCome riportato da gCapitan, è stato consegnato ai cantieri NASSCO di San Diego il primo motore navale con doppia alimentazione, gasolio e gas naturale. Il propulsore muoverà un cargo della classe Marlin da  3,100-TEU.

Il motore è stato prodotto in Corea del Sud su licenza MAN e consente l’utilizzo del gas stoccato sulla nave direttamente sotto forma di GNL. Assieme al propulsore sono stati infatti consegnati due serbatoi criogenici da 900 metri cubi, per un totale di circa un milione di metri cubi di gas.

La soluzione tecnologica adottata rappresenta un importante passo avanti verso la diversificazione delle fonti nel settore trasporti, dominato da quasi un secolo dai derivati del petrolio. Oltre alle ricadute in termini di sicurezza dell’approvvigionamento, i motori a doppia alimentazione consentono anche di sfruttare i eventuali differenziali di prezzo tra combustibili e soprattutto di adattare la propulsione in base alle normative di emissione locali, introducendo un ulteriore elemento competitivo nel settore del trasporto marittimo.

A spingere verso un maggiore uso del gas è anche la normativa sulle emissioni marittime, che soprattutto in Europa sta diventando sempre più stringente. Sebbene i derivati del petrolio siano attualmente destinati a dominare ancora a lungo il mercato del trasporto navale, il GNL vedrà senza dubbio crescere la propria quota, anche considerando il cospicuo numero di progetti in cantiere. La tecnologia a doppia alimentazione potrebbe rivelarsi determinante e segnare un vero e proprio cambio di passo nell’industria.

Il ritorno del nucleare giapponese

FT - Japan poised to revive nuclear powerA tre anni dall’incidente della centrale di Fukushima, il governo giapponese sembra intenzionato a riavviare le centrali nucleari del Paese. L’Autorità per la regolazione del nucleare ha infatti certificato per la prima volta la conformità di un impianto alle nuove e più stringenti normative di sicurezza.

Si tratta della centrale di Sendai, sull’isola di Kyushu, che potrà essere riattivata già quest’autunno. L’ispezione che ha portato alla certificazione è stata lunga e complessa perché destinata a rappresentare il modello su cui condurre le ispezioni successive agli altri impianti. Le prossime certificazioni potrebbero dunque arrivare in tempi molto più stretti.

Il governo in carica, conservatore, è molto favorevole a un ritorno consistente al nucleare, che nel 2010 – prima dell’incidente – forniva il 25% dell’energia elettica prodotta nel Paese e il 13% dei consumi di energia primaria. Nel 2013,  l’elettricità prodotta era poco più dell’1% del totale e l’incidenza sui consumi totali inferiore all’1%.

La mancata produzione nucleare è stata rimpiazzata con generazione da fonti fossili importate: petrolio, carbone e soprattutto gas naturale, il cui consumo è aumentato rispettivamente del 4 e del 24% tra il 2010 e il 2013. L’effetto è chiaro guardando ai consumi di energia primaria:

Giappone: consumi di energia primariaNonostante l’opposizione di una parte della popolazione, il governo sembra determinato a proseguire con la propria linea di politica energetica. A pesare sono in primo luogo considerazioni di bilancia commerciale: il controvalore delle importazioni di GNL è passato da 40 miliardi di dollari nel 2010 a 75 miliardi nel 2012 e 72 miliardi nel 2013.

A queste considerazioni se ne aggiungono poi altre di sicurezza: il Giappone è arrivato nel 2013 a un livello di dipendenza dalle importazioni energetiche del 93%. Un valore molto alto in assoluto, ma che è ancora più preoccupante in un contesto dalle incerte prospettive di sicurezza come quello dell’Asia orientale. È dunque probabile che il governo andrà avanti con un parziale ritorno al nucleare, con buona pace dell’opposizione.

GNL: un mercato in fieri

lng carrierIeri abbiamo accennato al fatto che bisogna essere cauti sulle conseguenze di lungo periodo della rivoluzione nord-americana del non convenzionale.

Un’altra rivoluzione è però in corso nel mondo degli idrocarburi: quella del gas naturale liquefatto (GNL).

Negli ultimi anni sono stati infatti scoperte numerose aree assai ricche di gas, che però sono alquanto isolate o comunque lontane dai maggiori centri di consumo o si trovano in contesti geopolitici difficili (Mozambico, Australia, Siberia Occidentale, Artico, Golfo di Guinea, Bacino del Levante, ecc…). Uno dei modi più efficienti e flessibili di sfruttare quelle risorse è senza dubbio il GNL. Come abbiamo osservato altre volte, la liquefazione permette di caricare abbondanti quantità di gas su navi speciali, che poi possono percorrere in economia lunghe distanze e portare il gas direttamente in prossimità delle aree di maggior consumo, per di più rispondendo in modo agile a significative variazioni del prezzo della commodity nei diversi mercati regionali.

Senza dilungarmi oltre, vi rimando a un bell’articolo dell’Economist, apparso questa settimana, che brillantemente presenta lo stato di questo mercato globale in fieri.

Tanto paga sempre Pantalone

The Offshore LNG regasification terminal, the FSRU Toscana, is towed into Valletta's Grand Harbour July 1, 2013. The FSRU Toscana, a converted ship and the first offshore-moored floating regasification plant in the world, is on its way from Dubai to Livorno, Italy, where it will be permanently moored and used as a gas terminal and export point, according to local media.  REUTERS/Darrin Zammit Lupi (MALTA - Tags: MARITIME BUSINESS ENERGY) MALTA OUT. NO COMMERCIAL OR EDITORIAL SALES IN MALTAIn questi mesi di crisi ucraina si parla del possibile invio di GNL in Europa dall’America.
Nel frattempo però il rigassificatore OLT appena realizzato sulle coste toscane è fermo, perchè nel mercato italiano del gas c’è eccesso di offerta.

Guai in vista, dunque, per le società come Iren che hanno investito nel progetto e per le banche (Unicredit) che lo hanno in parte finanziato.

O forse no. Infatti, per fortuna in Italia il rischio d’impresa è tale solo se le cose vanno bene.

Come mostra bene questa indagine di Report (sia lodato in questo caso il servizio pubblico), quando la situazione si mette male, allora c’è sempre Pantalone (tutti noi) che tira fuori i soldi, con buona pace di tutti i nostri capitani coraggiosi che continuano a sentirsi oppressi da uno Stato sprecone e illiberale.

L’impatto limitato del GNL statunitense

AgiEnergia - L’impatto limitato del GNL statunitenseChe il non convenzionale abbia rivoluzionato il mercato nordamericano del gas è ormai storia nota: l’aumento della produzione interna, l’azzeramento delle importazioni, la perdita di competitività delle altre fonti. Grazie alla produzione di gas da argille, i consumatori statunitensi hanno visto completamente rovesciate le prospettive di una crescente dipendenza dalle importazioni, via tubo e soprattutto via GNL. E soprattutto hanno visto il prezzo dell’energia contrarsi.

I dividendi politici di questa inattesa evoluzione del mercato sono notevoli: le attività di produzione hanno attirato nuovi investimenti sul suolo statunitense, mentre la disponibilità di energia a prezzi competitivi ha avviato un processo di reindustrializzazione in molti settori ad alta intensità energetica.

Le conseguenze in termini di crescita economica, di aumento del gettito fiscale e di aumento dell’occupazione sono già evidenti e le aspettative per il futuro sono particolarmente positive. E, cosa altrettanto importante, sono entrate nel dibattito pubblico come dati acquisiti.

[continua su AgiEnergia]

Il mercato del GNL nel 2013

GIIGNL - The LNG in 2013Il Groupe International des Importateurs de Gaz Naturel Liquéfié (GIIGNL) ha pubblicato oggi il suo report The LNG Industry in 2013. Si tratta del documento pubblico più ricco di dati sul settore, pubblicato fin dal 2006.

Nel 2013 il mercato del GNL è stato caratterizzato dall’alta domanda proveniente da Giappone e Corea del Sud e dalle difficoltà dei produttori di aumentare l’offerta, soprattutto in Algeria e Angola.

I volumi scambiati (324 Gmc) sono rimasti sostanzialmente ai livelli del 2012, ma il flussi si stanno chiaramente riorientando verso l’Asia (243 Gmc, +6%) e l’America Latina (30 Gmc, +43%). A livello globale, il novero degli stati importatori è salito a 29, con l’apertura del primo rigassificatore in Israele, Malesia e Singapore.

Gli operatori cinesi intanto hanno completato nel 2013 altri 4 terminali, con una capacità complessiva annua di 16 Gmc (su 47 Gmc di totale del paese). A livello globale, 25 terminali sono in costruzione e sono previsti in attività entro il 2015.

Dal lato dell’offerta, si vedranno sviluppi importanti solo dal 2017, quando sono previsti nuovi terminal di liquefazione in Australia, Nord America, Africa Orientale e Russia.

In questo quadro, l’UE continua con la sua crisi: nel 2013 le importazioni dei GNL sono diminuite del 29%, passando da 57 a 40 Gmc, in ulteriore contrazione rispetto agli 82 Gmc del 2011. Questo a fronte di quasi 200 Gmc di capacità annua potenzialmente utilizzabile, concentrata soprattutto in Regno Unito, Spagna, Francia e Italia.

La possibilità di diversificare le importazioni ricorrendo al GNL esisterebbe, ma mancano le interconnessioni tra i mercati. E soprattutto manca la cosa fondamentale: la crescita economica.

GIIGNL - The LNG in 2013 - Flows