INFOGRAFICA – Iran e Arabia Saudita a confronto

Iran e Arabia Saudita a confronto

Nota metodologica: la popolazione e il prodotto interno lordo sono riferiti al 2015 (fonte: IMF); il controvalore delle esportazioni petrolifere è riferito al 2014 (fonte: UNCTAD); la spesa militare è riferita al 2014 (fonte: CRS per l’Iran, SIPRI per l’Arabia Saudita); la produzione petroliera è riferita a dicembre 2015 (fonte: MEES, V59N01); le riserve petrolifere, la produzione di gas e le riserve di gas sono riferite al 2014 (fonte: BP).

I Paesi OPEC e l’altalena della rendite da esportazione

prezzi del greggio stanno facendo registrare in questi giorni continui record negativi, dovuti a un eccesso di offerta sui mercati internazionali e al rafforzamento del dollaro. Dopo anni di quotazioni sopra quota cento e la forte discesa iniziata a metà dell’anno scorso, i prezzi sotto quota 40 dollari stanno colpendo duro le economie dei Paesi esportatori di petrolio.

Il dato è particolarmente evidente guardando ai Paesi OPEC. Secondo quanto riportato da MEES, tra il 2013 e il 2015 il valore totale delle rendite annue da esportazione dei Paesi del cartello si è ridotto di 598 miliardi di dollari, più che dimezzandosi. E le attese per il 2016 sono di un’ulteriore contrazione di 118 miliardi.

Il controvalore delle rendite da esportazione petrolifera

Il peso della riduzione delle rendite si può apprezzare meglio se valutato in rapporto al valore complessivo del PIL.

L’incidenza delle rendite da esportazione petrolifera sul PIL
Per il momento i Paesi OPEC mediorientali hanno risorse sufficienti a reggere il contraccolpo, ma senza un ritorno in tempi non troppo lunghi a livelli di prezzo più alti la necessità di tagliare la spesa pubblica potrebbe diventare un problema vitale per tutti gli stati della Penisola araba.

Il nucleare iraniano: una ricostruzione

Nucleare e Ragione - Due parole sulla questione iranianaSegnalo una ricostruzione puntuale e ricca di riferimenti della vicenda degli accordi sul nucleare iraniano, proposta da Nucleare e Ragione. Il lavoro si compone di cinque parti:

Consiglio la lettura di tutti i post a quanti si vogliano fare un’idea più circostanziata della questione del nucleare iraniano, in attesa che gli accordi dei mesi scorsi portino al tanto atteso superamento delle sanzioni contro Teheran.

Turchia: esploso il gasdotto dall’Iran

Si alza la tensione in Turchia e le infrastrutture energetiche del Paese diventano bersaglio di attacchi esplosivi. Dopo l’avvio dei bombardamenti turchi contro le posizioni del PKK, condotti in parallelo agli attacchi all’ISIS, le forze armate curde hanno reagito facendo saltare ieri il gasdotto di importazione del gas iraniano in Turchia.

Turchia: il tratto di gasdotto saltato

L’Iran è il secondo fornitore di gas della Turchia, dopo la Russia, e tutti i flussi dipendono dal transito attraverso le aree orientali del Paese, dove la presenza e la capacità operativa curda sono più forti. Già in passato i gasdotti nell’area sono stati fatti saltare più volte, l’ultima su vasta scala nel 2012.

L'approvvigionamento di gas della Turchia (2014)

L’attacco di ieri non ha posto problemi di forniture ai clienti finali, perché durante la stagione estiva i consumi sono più bassi e perché le forniture russe e azerbaigiane consentono di compensare, in caso di necessità. Tuttavia l’episodio ha messo ancora una volta in evidenza la vulnerabilità del sistema turco, di fatto totalmente dipendente dalle importazioni e caratterizzato da consumi in crescita nel lungo periodo.

Una vulnerabilità che apre a due riflessioni: Gazprom si conferma ancora una volta il fornitore di ultima istanza, chiamato a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento quando i clienti europei e turchi ne hanno bisogno, sia che si tratti di instabilità delle forniture nordafricane o mediorientali, sia che si tratti di picchi invernali di freddo. A prescindere dal fatto che in questa circostanza siano aumentate o meno le richieste di gas russo, il polmone dell’approvvigionamento europeo resta la Russia, rete ucraina permettendo.

La seconda riflessione riguarda il gas iraniano: per quanto la coalizione internazionale – Iran incluso – possa sconfiggere militarmente l’ISIS, l’Iraq settentrionale e le aree circostanti sembrano destinati a rimanere fortemente instabili per parecchio tempo a venire. Ne consegue che l’ipotesi di esportare il gas iraniano in Europa via tubo nel corso del prossimo decennio resta un’ipotesi molto improbabile. Più probabile invece che, quando si troveranno i finanziamenti, le eventuali esportazioni di gas iraniano avvengano via tubo verso oriente o via GNL, limitando i rischi per la sicurezza delle esportazioni. Con buona pace del governo turco.

Revoca delle sanzioni economiche e commerciali nei confronti dell’Iran

Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha approvato all'unanimità la revoca delle sanzioni economiche e commerciali nei confronti dell'Iran. Intervista a Matteo VerdaIl superamento delle sanzioni all’Iran continua a dominare l’attenzione degli analisti e dei media, nel tentativo di capire quali saranno le conseguenze e in quale orizzonte temporale.

Sul tema ho detto la mia ai microfoni di Radio Radicale, intervistato da Lorenzo Rendi. L’audio integrale dell’intervista è disponibile in streaming: Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato all’unanimità la revoca delle sanzioni economiche e commerciali nei confronti dell’Iran. Intervista a Matteo Verda.