La sicurezza energetica tra economia e politica

NarniTorno nuovamente a parlare di sicurezza energetica rendendo disponibile le diapositive realizzate per la lezione che ho tenuto il 31 pomeriggio a Narni presso la sede staccata dell’Università di Perugia.

Per l’occasione ero ospite del giornalista Daniel Della Seta, docente presso il corso di laurea in scienze per la sicurezza e l’investigazione.

Nel mio intervento, che concludeva le lezioni del corso sulla Valutazione delle Competenze in Sicurezza, ho introdotto il concetto di sicurezza energetica e la sua duplice dimensione, cioè quella dell’affidabilità e quella dell’accessibilità economica delle forniture di energia.

Data la sua natura di bene pubblico (non escludibilità e non rivalità nel consumo), la sicurezza energetica richiede normalmente l’intervento dell’autorità pubblica che ne deve favorire la produzione in quantità socialmente ottimali, alterando gli incentivi e le scelte che imprese e consumatori tenderebbero a fare da soli. Anche per questo motivo, la sicurezza è una delle tre finalità tipiche della politica energetica, assieme alla sostenibilità ambientale e al contenimento dei costi.

Dopo questa premessa “teorica” ho presentato il caso dell’Unione europea e dell’Italia al suo interno, osservando come ragionamenti diversi vadano fatti a seconda della fonte di energia considerata e del paese preso in considerazione. Il gas naturale e la crisi russo-ucraina sono un ottimo esempio a riguardo, dato che rappresentano una delle fonti di energia più sensibili al tema della sicurezza (molto più di carbone e petrolio) e rispetto alla quale la situazione dei diversi paesi membri della UE impone un livello di attenzione diverso (rischio limitato per l’Olanda o l’Italia, elevato per Slovacchia o Bulgaria).

Di fronte a queste situazioni molteplici sono le risposte di policy, anche a seconda dell’arco temporale disponibile. Nel breve periodo, ad esempio, piani di emergenza dovrebbero essere accuratamente definiti, mentre nel lungo periodo misure a favore dell’efficienza energetica, della diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento, stoccaggi, stimolo alla produzione interna, ecc. dovrebbero essere adottate.

Le diapositive si possono trovare qui.

Ps: un grazie va a Matteo Verda, da cui scritti ho preso spunto per la lezione e alcune delle figure.

Focus trimestrale sicurezza energetica – Q3 e Q4 2015

Focus trimestrale sicurezza energetica – Q3 e Q4 2015È stato reso pubblico il focus sulla sicurezza energetica relativo al terzo e quarto trimestre del 2015, realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).

Dopo un’introduzione dedicata all’analisi del contesto internazionale (inclusa la questione iraniana), il capitolo primo del Focus è dedicato all’analisi dei consumi energetici, con particolare attenzione al gas naturale e al suo approvvigionamento. Questi due capitoli sono realizzati dal sottoscritto.

Il capitolo secondo è invece dedicato all’offerta e, nello specifico, alle politiche dei Paesi produttori di gas naturale e dei Paesi di transito dei gasdotti attualmente in funzione o in fase di progettazione/realizzazione. Ai recenti sviluppi del sistema di infrastrutture di trasporto e alle prospettive di realizzazione di nuovi progetti è poi dedicato il capitolo terzo. Questi due capitoli sono realizzati da Carlo Frappi.

Sono presenti infine un approfondimento di Filippo Clô dedicato alle dinamiche della crisi petrolifera e un approfondimento di Chiara Proietti Silvestri dedicato all’Egitto e agli equilibri energetici nel Mediterraneo orientale.

Referendum 17 aprile: Cosa andiamo a votare?

0. Volantino 13 aprilePrima di entrare in silenzio stampa pre-voto, pubblico gli appunti che ho usato ieri sera durante uno stimolante dibattito organizzato dai giovani del PD presso Santa Maria Gualtieri a Pavia.

L’evento, in cui mi sono confrontato con il geologo di Edison, Roberto Calabrò, e con il già senatore della Repubblica e ambientalista, Roberto Della Seta, ha sviscerato i vari temi legati al referendum e alle sue implicazioni immediate e non.

Non ripeto qui le argomentazioni pro e contro esposte ieri sera. Gli appunti li potete scaricare qui. Molte informazioni ufficiali le potete trovare sul sito del Ministero per lo Sviluppo Economico.

Vi pongo solamente una domanda: l’Italia può diventare un paese in grado di gestire la modernità e attività produttive complesse come quelle degli idrocarburi, della metallurgia o altro?

Personalmente credo che invece di vietare un’attività perché se ne ha paura, bisognerebbe imporre degli elevati standard ambientali e poi monitorarne il rispetto, chiamando la magistratura ogni volta che qualcuno non si attiene (per negligenza o incompetenza) a quegli standard.

Un paese liberale e serio dovrebbe fare così.

Gli appunti sono disponibili qui.

 

Approvvigionamento italiano di gas: Russia sempre centrale

Nel 2015 la domanda di gas in Italia è finalmente tornata a crescere. Parallelamente, anche le importazioni sono tornate ad aumentare: +5,3 Gmc, passando da 54,5 a 59,8 Gmc secondi i dati MiSE. Valori ben lontani dal record storico di 75,6 Gmc del 2006, ma pur sempre una buona notizia per le compagnie che hanno in portafogli i contratti di lungo periodo e per i fornitori internazionali dell’Italia, che negli ultimi anni hanno accusato duramente la crisi della domanda.

Il gas importato, infatti, non solo domina l’offerta (90,6% dei consumi), ma è anche quello che assorbe praticamente per intero tutte le oscillazioni della domanda, in positivo e in negativo. La produzione nazionale, pur avviata lungo un declino di lungo periodo, di fatto continua al massimo, a prescindere dall’andamento del mercato.

La composizione dell’approvvigionamento italiano di gas

Per quanto riguarda l’origine delle importazioni, le forniture russe hanno continuato a dominare il mercato italiano anche nel 2015 (49% del gas importato) e sono cresciute di 3,7 Gmc, soddisfando la maggior parte della nuova domanda. In seconda posizione il gas olandese e norvegese (17%), seguito da quello algerino (12%) e da quello libico (12%). Limitato il contributo del GNL (10%), pur in forte crescita (+32%).

L’origine delle importazioni italiane di gas

Per quanto riguarda l’utilizzazione delle infrastrutture, il dato più rilevante resta quello del sotto-utilizzo del gasdotto Transmed, che trasporta il gas algerino fino in Sicilia. Nel 2013, infatti, Eni, Enel e Edison hanno rinegoziato temporaneamente le quantità da importare sulla base dei contratti di lungo periodo, posticipando il ritiro dei volumi. Resta da vedere se quando arriverà il momento di recuperare gli obblighi contrattuali la domanda italiana si sarà ripresa a sufficienza e – soprattutto – quanto l’upstream algerino sarà in grado di tenere il passo, nonostante gli investimenti esteri negli ultimi anni siano stati inferiori alle attese.

La capacità di importazione delle infrastrutture e il livello di utilizzo medio nel 2015

Quanto spazio per il mercato nel settore elettrico?

Rete elettricaSegnalo un contributo scritto da Andrea Renzulli per l’Osservatorio energia dell’ISPI, che tratta del mercato elettrico e del ruolo che in esso giocano gli operatori di sistema (in Italia l’operatore è Terna).

L’autore sottolinea che a causa delle caratteristiche specifiche dell’energia elettrica il mercato dell’elettricità richiede la presenza di un’organizzazione complessa e di un operatore che si occupi di garantirne il funzionamento in condizioni di continuità e sicurezza.

Proprio per la sua delicata funzione l’operatore di sistema agisce in condizioni di monopolio sottoposto a regolazione economica da parte del potere pubblico (in Italia il controllo spetta all’Autorità per l’ Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico e, in misura minore, al Ministero dello Sviluppo Economico).

Se da un lato esiste dunque una giustificazione tecnica ed economica ai privilegi e agli oneri riconosciuti all’operatore di sistema, Renzulli evidenzia d’altra parte come nelle attuali condizioni di domanda stagnate, riduzione dei prezzi dell’energia elettrica sui mercati all’ingrosso e penetrazione delle rinnovabili intermittenti, l’architettura attuale del sistema “isoli” l’operatore di sistema dal difficile momento vissuto dalle altre imprese attive nel mercato elettrico.

In particolare a Terna viene garantito un rendimento sostanzialmente sicuro sul capitale investito nella rete e viene riconosciuta una certa discrezionalità nel mercato del bilanciamento, l’anello della catena del valore dell’elettricità che sta diventando sempre più importante.

Da qui la conclusione che la concorrenza vera e propria fra operatori economici privati in condizioni di parità sia sempre più relegata ai margini. La liberalizzazione del mercato elettrico risulta perciò ancora lontana dal suo completamento.

Un tema sicuramente da approfondire anche alla luce delle proposte di riforma del mercato elettrico (rimanda a Confindustria).

Consumi di gas in Italia: 2015 di nuovo in positivo

Dopo quattro anni di contrazione ininterrotta, torna il segno positivo per i consumi di gas in Italia. Secondo i dati di Snam Rete Gas, il totale immesso sulla rete è stato di 65,4 Gmc, 5,4 Gmc in più rispetto al 2015 (+9%). Il dato resta però inferiore al 2013 (-2,5 Gmc, -4%) e soprattutto al 2008, ossia al livello pre-crisi (-17,2 Gmc, -21%).
I consumi di gas in Italia e le variazioni rispetto all’anno precedente

A far registrare l’aumento più significativo è stato il settore termoelettrico, che ha consumato 20,2 Gmc, +2,9 rispetto al 2014 (+17%), grazie soprattutto a una lieve ripresa della domanda di elettricità e al netto calo dell’offerta idroelettrica. I consumi del settore termoelettrico sono stati nel complesso analoghi al 2013, ma sono rimasti ancora distantissimi dai livelli del 2008 (-12,5 Gmc, -38%), quando si erano attestati a 32,7 Gmc.
L’andamento dei consumi di gas in Italia per settore

Andamento positivo anche per il settore residenziale (che include anche le piccole attività commerciali), che grazie a un primo trimestre relativamente freddo ha fatto registrare consumi annui pari a 30,6 Gmc (+2,5 Gmc, +9% rispetto al 2014). Un livello in ogni caso inferiore, sebbene non di molto, sia al 2013 (-2,4 Gmc, -7%) sia al 2008 (-2 Gmc, -6%).

Debolmente negativa invece la tendenza per il settore industriale, che nel corso dell’anno ha consumato 12,4 Gmc, in lieve contrazione sia rispetto al 2014 (-0,4 Gmc, -3%) sia rispetto al 2013 (-0,4 Gmc, -3%). Più marcata la riduzione della domanda rispetto al 2008, quando i consumi erano stati pari a 14,2 Gmc (-1,8 Gmc, -13%).

Relativamente stabili in valore assoluto, infine, gli altri consumi (esportazioni, consumi di sistema, reti di terzi), pari a 2,2 Gmc, in aumento rispetto al 2014 (+0,5 Gmc) e al 2013 (+03 Gmc), ma in contrazione rispetto al 2008 (-0,8 Gmc).

L’andamento dei consumi di gas in Italia per settore

Per quanto riguarda la distribuzione dei consumi durante l’anno, la forte stagionalità della domanda residenziale per riscaldamento si è confermata l’elemento dominante, con consumi nel primo trimestre prossimi a valori doppi rispetto a quelli del secondo e del terzo.

L’andamento e la composizione dei consumi trimestrali di gas in Italia

Nel complesso, il mercato italiano del gas sembra finalmente aver imboccato un sentiero di ripresa della domanda, anche se il ritorno ai volumi pre-crisi è tutt’altro che scontato. Nel settore termoelettrico, infatti, le rinnovabili sussidiate hanno eroso quote di mercato a tutte le fossili in modo strutturale (tanto che forse il gas potrebbe guadagnare nuovi spazi più ai danni del carbone che delle rinnovabili).

Parimenti, nel settore residenziale l’aumento dell’efficienza energetica degli edifici e delle caldaie sta riducendo strutturalmente la domanda, anche considerando che la popolazione non cresce più in misura marcata (e senza contare gli effetti di un eventuale cambiamento climatico sulla rigidità degli inverni, ancora tutti da valutare).

Nel settore industriale, infine, una parte della domanda sembra essersi persa definitivamente con l’ondata di deindustrializzazione immediatamente successiva alla crisi economica del 2009, mentre la solidità della domanda residua è messa alla prova dagli aumenti di efficienza nei processi produttivi.

La ripresa della domanda sembra possibile, soprattutto se la ripresa economica si confermerà nel corso del 2016, anche se prevedibilmente seguirà un ritmo decisamente più lento rispetto al crollo degli anni passati. Snam Rete Gas, d’altronde, già a marzo 2015 indicava nel proprio piano decennale un ritorno dei consumi a 74,8 Gmc, ma solo nel 2024.

NB: i dati in questo blog sono riportati a 39 MJ/mc, mentre SRG li riporta a 38,1 MJ/mc: qui la spiegazione.