Capgemini sottolinea i rischi delle rinnovabili

Sicurezza energetica in Europa a rischio black-out dalle fonti rinnovabili Secondo quanto riportato da Adnkronos, la multinazionale francese di consulenza Capgemini ha realizzato uno studio sull’impatto delle fonti rinnovabili in Europa, condotto dall’Osservatorio europeo dei mercati energetici.

Il risultato conferma una dinamica sempre più evidente: la diffusione delle rinnovabili discontinue sta mettendo a rischio la sicurezza energetica europea. In particolare la diffusione dei grandi parchi eolici nel Nord Europa ha un effetto strutturale molto grave: la pesante incentivazione ha infatti minato la competitività delle centrali termoelettriche, spingendo diversi operatori a programmarne la chiusura.

Il ruolo delle centrali termoelettriche, sempre disponibili, è tuttavia fondamentale per mantenere in equilibrio la rete e compensare gli squilibri dovuti alla natura discontinua della produzione rinnovabile (eolica e fotovoltaica). Si crea così un potenziale rischio per la stabilità del sistema elettrico europeo, sempre più interconnesso, paradossalmente creato dall’intervento pubblico.

Molto di cui riflettere, in Germania come in Italia. Ma soprattutto a Bruxelles.

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Aggiornamento: qui il report completo.

Adeguatezza della capacità elettrica: di chi è la responsabilità?

Un paio di giorni fa si è tenuto a Milano un interessante workshop sullo stato del comparto delle rinnovabili elettriche nel nostro Paese ed è stata ribadita un’osservazione già emersa l’anno scorso: la rapida e massiccia penetrazione delle rinnovabili nel mercato sta spiazzando le centrali a gas costruite nell’ultimo decennio.

Dato che non riescono a lavorare per più di 3 o 4.000 ore l’anno, gli operatori stanno pensado di fermare per periodi più o meno lunghi questi impianti, se non addirittura di chiuderli definitivamente. Di nuovi investimenti non se ne parla nemmeno (al massimo si vuol fare qualche cosa con il carbone).

In questo quadro la sicurezza dell’offertà di elettricità nel nostro Paese potrebbe essere messa a rischio, sia nel breve periodo per mancanza di flessibilità, che nel lungo periodo per insufficiente adeguatezza della capacità di generazione rispetto alla domanda.

Andando un po’ più a fondo, credo che il problema sollevi una questione più generale, quasi di filosofia politica: chi deve garantire la sicurezza elettrica nel nostro Paese? Lo Stato o il mercato?

Trovare una soluzione non è semplice, perchè, da un lato, i sussidi alle rinnovabili sono un sistema poco efficiente e assai costoso (a meno che non si registri un fortissimo sviluppo delle batterie nei prossimi anni); mentre, dall’altro, il mercato all’ingrosso basato sul prezzo marginale non può funzionare bene nel momento in cui molte fonti hanno costi marginali nulli, rendendo così impossibile il recupero dei costi fissi di quasi tutte le centrali eletteriche, siano esse a fonti rinnovabili o a fonti tradizionali, nelle ore di picco.

Dinnanzi a noi credo stiano due opzioni, che mettono entrambe in profonda discussione quanto accaduto nel recente passato: o rinnegare la liberalizzazione e prevedere che il sia l’autorità pubblica a programmare gli investimenti in capacità e i prezzi dell’energia prodotta dalle varie tecnologie; oppure, se vogliamo tenerci il mercato liberalizzato creato meno di 14 anni fa, dobbiamo superare l’idea che esso possa essere energy only e prevedere qualche meccanismo per contendere, e quindi dare un prezzo, alla capacità di generazione. Tertium non datur.

Le politiche ambientali europee: vittime della crisi economica

Le politiche ambientali europee: vittime della crisi economicaLa crisi economica europea e la selva di sussidi nazionali eccessivi e mal disegnati hanno reso progressivamente più plausibili gli ambizioni obiettivi al 2020 delle politiche ambientali europee.

Sul tema del gnalo un interessante contributo di Carlo Stagnaro su AgiEnergia: Le politiche ambientali europee: vittime della crisi economica.

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Chi ha ucciso le rinnovabili?

Segnalo un paper di Assoelettrica dal titolo Chi ha ucciso le rinnovabili?Chi ha ucciso le rinnovabili?, dedicato ai tanti (e costosi) vizi del mondo delle rinnovabili italiane.

La crisi apparentemente senza fine del termoelettrico spinge alla resa dei conti con le rinnovabili (solare in primis), che stanno beneficiando di un sistema di incentivazioni che (eufemisticamente) potremmo definire distorsivo.

Lettura interessante – già ripresa la settimana scorsa da Derrick – ricca di dati e foriera di polemiche.

L’impatto del gas non-convenzionale

A shale gas revolution?Segnalo un interessante studio del MIT su The Influence of Shale Gas on U.S. Energy and Environmental Policy.

Lo studio compara lo scenario energetico statunitense con e senza gas da argille e valuta l’impatto del non-convenzionale sul costo dell’energia, sugli interscambi con l’estero e sui livelli di occupazione.

I risultati sono tutti largamente prevedibili e naturalmente positivi in tutti gli ambiti. I ricercatori del MIT tuttavia sottolineano che il gas da argille ha anche l’effetto di prevalere sulle rinnovabili, riducendone il peso e quindi aumentando l’impatto in termini di emissioni.

Aggiungerei, però, che non si tratta di un fatto completamente negativo: oltre al fatto che il gas spiazza in larga misura anche il carbone, il cui uso per la generazione elettrica produce più alte emissioni, restano infatti due dati essenziali.

Il primo è che posticipare l’adozione di misure eccessivamente stringenti in materia ambientale, soprattutto nell’attuale contesto macroeconomico, rappresenta un vantaggio competitivo, anche perché consente di scaricare sugli altri i costi dei limiti autoimposti.

Il secondo è che entrare più tardi massicciamente nelle rinnovabili – ossia, quando il gas sarà troppo costoso in termini comparati – consente di utilizzare direttamente le tecnologie più avanzate, scaricando sugli altri i costi rappresentati dagli investimenti già effettuati (per semplificare molto, chi dubita che i pannelli solari tra 10 anni saranno molto più efficienti e molto meno cari? Bene, noi intanto avremo i pannelli di oggi e staremo ancora paganti il V conto energia…).

 Molto su cui meditare, su questa sponda dell’Atlantico.