Greggio: Scaroni prevede prezzi in calo

FT - Tough oil pricing ahead, says Eni chiefIn un’intervista sul Financial Times, Paolo Scaroni si è allineato alle previsioni ribassiste sulle quotazioni del petrolio, riconoscendo apertamente che è «più probabile che [il prezzo del greggio] vada su che non giù», a meno che non si registri un inatteso boom nell’economia mondiale.

L’orizzonte temporale indicato è quello tra due e cinque anni e i principali drivers saranno la domanda debole e l’arrivo sul mercato di nuova capacità produttiva.

Se la previsione è certamente mainstream, più interessante appare il ragionamento relativo alle dinamiche di prezzo innescate dall’anomalia del gas da argille statunitense, che costa molto meno (4 USD) del greggio (16 USD) a parità di potere calorifico (MBTU).

Prezzi così bassi stanno creando un’importante finestra di opportunità di mercato per il gas anche nel settore trasporti, tradizionale roccaforte dei consumi petroliferi. Il passaggio al metano di intere flotte commerciali potrebbe ridurre la domanda petrolifera, innescando un ulteriore spinta ribassista per il greggio.

Questo scenario si manterrebbe plausibile anche con prezzi del gas in netto aumento e quotazioni del greggio in discesa, dato l’enorme divario esistente e la naturale inerzia dei livelli di domanda.

Per quanto riguarda l’impatto del calo delle quotazioni del greggio sugli operatori, Scaroni sottolinea come – nonostante l’impatto negativo sui bilanci – le grandi multinazionali abbiano margine per restare sul mercato. Nel caso di Eni, Scaroni indica che la società potrebbe affrontare prezzi in caduta fino a 45 USD al barile.

Il dubbio è che possano farlo i Paesi produttori, ma questa è un’altra storia.

 

Audizione di Scaroni in Senato

Slides: Audizione in Senato dell'ad di Eni, Paolo ScaroniL’ad di Eni Paolo Scaroni ha parlato mecoledì scorso davanti alla 10^ Commissione del Senato (Industria, commercio, turismo) della situazione del mercato del gas naturale.

In particolare, Scaroni ha sottolineato l’importanza che i contratti di lungo periodo con clausola take-or-pay, alla base del portafoglio Eni, abbiano negli anni garantito la sicurezza degli approvvigionamenti nazionale.

Il loro abbandono, secondo Scaroni, avrebbe la conseguenza di ridurre gli investimenti, orientare i Paesi esportatori verso altri mercati e che la concentrazione dell’offerta porti a manipolazioni dei prezzi.

Scaroni ha anche avanzato l’ipotesi che Eni possa rescindere i propri contratti per eccessiva onerosità, sottolineando però che ci sarebbero potenziali ricadute negative per la sicurezza degli approvvigionamenti.

In alternativa, considerando questa sicurezza come un bene pubblico, Scaroni caldeggia una qualche forma di ripartizione degli oneri affrontati da Eni direttamente sui consumatori, sotto forma di capacity payment (remunerazione per il possesso di contratti di lungo periodo), caldeggiata nei giorni scorsi anche dall’Autorità.

Aggiornamento: consiglio (e condivido) l’interpretazione proposta da Carlo Stagnaro: Col capacity payment gas, Eni takes, il consumatore pays.