Produzione petrolifera: costi di estrazione e breakeven

Segnalo un’interessante tavola sui costi di estrazione medi del petrolio per tipo di giacimento e area geografica di produzione, coi relativi volumi prodotti, pubblicata da Unione Petrolifera in occasione del tradizionale preconsuntivo petrolifero annuale.

UP - Costi di estrazione a breakeven con BrentConsiglio la lettura di tutte le slides del preconsuntivo, che contengono anche altri dati interessanti sullo scenario internazionale e sulla situazione italiana.

Taggato , , . Aggiungi ai preferiti : permalink.

7 risposte a Produzione petrolifera: costi di estrazione e breakeven

  1. Billy Pilgrim dice:

    Ho il sospetto che, come quelle che usano in molti, anche quelle di UP siano stime di costo d’estrazione inclusa la preparazione del pozzo (o della miniera). Per quanto riguarda le sabbie bituminose, infatti, se è vero che siamo lassù come costi medi, i costi marginali per continuare la produzione dalle subplays già avviate sono molto più bassi (si parla di 20-30$ al barile).
    Ciò significa che in Canada non ci aspettiamo nuova produzione, ma siccome le tar sands hanno tempi di declino lentissimi e producono in maniera pressoché costante per 20-30anni, non ci attendiamo comunque alcuna contrazione dalla produzione non convenzionale canadese a meno di una altrettanto lenta risalita del prezzo, come invece un grafico simile sembrerebbe suggerire (e cosa di cui ero convinto anch’io finché EIA e WSJ non mi hanno riportato sulla retta via!).

    • Matteo Verda dice:

      Vero (e grazie per il link), ma il tuo discorso a gradi diversi vale più o meno per tutta la produzione, shale a parte… Insomma, benvenuti nel mondo inesplorato dell’half-cycle breakeven cost (ossia il grafico che ci manca)! 🙂

      • Nicolò Rossetto dice:

        Sì, bisogna distinguere tra costi variabili (medi e marginali) e costi totali (medi e marginali). I primi sono decisivi per la profittabilità (e dunque per la razionalità) della produzione nel breve periodo. I secondi lo sono nel lungo periodo, ossia quando tutti i fattori di produzione sono aggiustabili e si devono effettuare gli investimenti in capitale fisso.
        In questo senso, per lo shale, il lungo periodo è molto più breve (1-3 anni) a causa degli elevati tassi di riduzione dell’output per pozzo scavato, mentre per altri modi di produrre è molto più lungo (10-20 anni).

  2. Nicolò Rossetto dice:

    Vorrei anche sottolineare che il grafico è molto simile a quello apparso più o meno negli stessi giorni sul sito dell’IMF: http://www.voxeu.org/article/2014-oil-price-slump-seven-key-questions
    Guardate la figura 4.

  3. Billy Pilgrim dice:

    Grandissimo lavoro d’indagine da parte di tutti, complimenti!

Rispondi a Nicolò Rossetto Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *