Il crollo del prezzo del greggio: nulla di nuovo sotto il cielo

ISPI - Energia e geopoliticaSegnalo ai lettori un mio breve contributo apparso su Q Cod Mag, in cui commento l’attuale crollo dei prezzi del petrolio greggio.

Quello che mi preme sottolineare è che l’attuale fase di volatilità e di forte ribasso dei prezzi del greggio non è un fenomeno nuovo o “strano” nell’industria petrolifera, ma rappresenta un pattern ricorrente.

Il settore degli idrocarburi si caratterizza infatti per uno sviluppo ciclico, in cui una fase di elevati prezzi attira investimenti e stimola la messa in esercizio di nuovi giacimenti, che portano ad una accelerazione dell’offerta. Questa, sopravanzando la domanda, porta a una situazione di eccesso che deprime i prezzi.

A sua volta, la fase di quotazioni basse è preludio per un futuro rialzo, in quanto disincentiva la ricerca e sviluppo di nuovi giacimenti.

Insomma, come diceva mago Merlino, per ogni su c’è sempre un giù e per ogni giù c’è sempre un su.

La vendita di Saudi Aramco: che cosa c’è sotto?

Saudi aramcoIn questi giorni ha fatto molto clamore la notizia che la famiglia regnante saudita potrebbe vendere una parte della compagnie petrolifera di stato Saudi Aramco, il più grande produttore al mondo di petrolio greggio.

Si tratta senza dubbio di una novità importante, che segnala la necessità, percepita almeno da una parte della famiglia regnante, di avviare profonde riforme nel paese al fine di affrontare le sfide interne ed esterne, rese oggi più urgenti dal calo delle quotazioni petrolifere.

Sull’argomento, e sulle sue cause/implicazioni politiche, segnalo un articolo apparso ieri su le Formiche, al cui interno mi è stato chiesto di esprimere la mia opinione. Come si può leggere, ritengo che il senso delle dichiarazioni del principe saudita intervistato dall’Economist sia la volontà di utilizzare la difficile congiuntura economica per avviare un processo di riforma della società e dell’economia saudita, che porti a ridimensionare il ruolo del petrolio e dello stato, promuovendo invece l’iniziativa privata e l’apertura agli investitori esteri.

Si tratta a ben vedere di un percorso difficile, che non sappiamo quanto sia condiviso nel governo saudita, ma che sembra necessario se si è convinti che il sistema attuale non sia economicamente sostenibile nel lungo periodo. In questo senso, l’idea di vendere una parte di Saudi Aramco potrebbe confermare la convinzione da parte degli arabi che i prezzi del greggio resteranno bassi per un periodo piuttosto lungo (quanto lungo è difficile dirlo ovviamente) e che quindi si dovrà ridurre il deficit con nuove entrate/tagli della spesa e promuovendo l’investimento privato e la diversificazione economica.

Insomma, il new normal richiede adattamento, non solo da parte dei produttori indipendenti americani, ma anche da parte dell’Arabia (non più tanto) felix.

Report Rai 3: al di là del polverone, il livello di approfondimento migliora, ma un libro di economia dell’energia sarebbe utile

Milena-GabanelliIl 13 dicembre scorso Report, la nota trasmissione d’inchiesta di Rai 3, è tornata a parlare di energia, sollevando un polverone per le accuse mosse ad Eni, relativamente a una presunta tangente per ottenere i diritti di sfruttamento di un giacimento nigeriano (servizio: La Trattativa). Continua la lettura

Italia ed Europa: scenario geo-economico

Società geografica italianaPubblico la presentazione che ho tenuto a Roma qualche giorno nell’ambito del corso in Geopolitica dell’energia organizzato Geopolitica.info.

La presentazione, leggermente modificata rispetto a quella mostrata in aula, raccoglie una serie di dati e di informazioni sul contesto energetico italiano ed europeo, facendo il punto sugli sviluppi negli ultimi anni della politica energetica dell’Unione europea.

Si tratta di un tema piuttosto dibattuto a Bruxelles (meno in Italia), su cui tuttavia non sono ancora chiari gli sviluppi futuri, dati i divergenti interessi nazionali.

Buona lettura!

PS: ringrazio ancora Matteo Verda, cui sono debitore per alcuni grafici e cartine.

Il vertice di Parigi sul clima: svolta o giro a vuoto?

ISPI - Palazzo Clerici - MilanoSegnalo ai nostri lettori che l’Osservatorio energia dell’ISPI ha organizzato per il tardo pomeriggio di mercoledì 2 dicembre un’interessante tavola rotonda che mira a fare il punto sulla Conferenza delle Parti di Parigi che si aprirà domani.

Come è noto, la conferenza punta a definire un accordo vincolante sulla lotta al cambiamento climatico, che superi i limiti del Protocollo di Kyoto e che permetta di contenere l’aumento della temperatura media mondiale a fine secolo sotto i 2° C rispetto all’era pre-industriale.

Un numero crescente di studi sottolineano l’importanza dell’azione, ma sul come e sul quando le divergenze restano fortissime. Da un lato abbiamo infatti alcuni paesi industrializzati e sensibili al tema che spingono per un accordo ambizioso, mentre dall’altro abbiamo molti paesi emergenti che vogliono prima veder svilupparsi le proprie economie e ritengono comunque che i responsabili storici (Europa e Nord America) dovrebbero fare di più e subito. Nel mezzo vi sono poi paesi ricchi che fanno fatica ad impegnarsi o per scetticismo relativamente alla causa o per timore dei contraccolpi economici.

Di tutto questo ne parleranno l’economista dell’ambiente Di Giulio, il direttore Affari generali di Edison Margheri, il direttore esecutivo di Greenpeace Italia Onufrio e il giornalista Pagni. Modera il direttore dell’Osservatorio energia Nicolazzi.

Palazzo Clerici, ore 17.30, Milano.

L’Italia: trend attuali e obiettivi al 2020

Rep ItalianaE’ possibile scaricare qui la presentazione proposta la scorsa settimana nell’incontro mensile del gruppo Energia ed ecologia dell’ALDAI a Milano.

Dopo aver presentato l’andamento delle principali variabili energetiche, si mostra come l’Italia stia raggiungendo gli obiettivi previsti dall’Unione europea su rinnovabili, emissioni di gas a effetto serra e consumo di energia primaria. Nel 2013 le rinnovabili hanno infatti coperto oltre il 16% dei consumi finali lordi di energia, mentre le emissioni di CO2 sono calate di circa il 18% rispetto al 1990; i consumi di energia primaria, infine, sono stati solo pochi milioni di tonnellate equivalenti di petrolio superiori al target per il 2020.

Tuttavia, va sottolineato che la buona performance dell’Italia è dovuta in buona parte alla lunga crisi economica (-10% di PIL tra il 2007 e il 2014) e ai generosi sussidi alle fonti rinnovabili, concessi tra il 2009 e il 2013.

Infine, si presenta per sommi capi la Strategia energetica nazionale, presentata dal Governo Monti e nei fatti seguita anche dagli esecutivi successivi, nonché il più recente dibattito sugli obiettivi climatici al 2030 e l’Unione dell’energia.

Buona lettura!