Il mondo dell’energia nel 2030 secondo BP

Oltre ad essere una delle più grandi compagnie petrolifere al mondo, la British Petroleum (BP) è nota perchè pubblica da decenni un’affidabile BP Statistical Review 2012sul mondo dell’energia.

Tuttavia, dal 2011 BP produce anche un Energy Outlook 2030, in cui cerca di evidenziare quali sono le tendenze in atto e le forze che sottostano ai cambiamenti nel settore energetico, con lo scopo di mostrare come sarà la situazione tra 20 anni.

Il quadro tracciato è piuttosto ricco di dettagli. In primo luogo la domanda di energia crescerà di circa il 40%, soprattutto a seguito dell’espansione demografica ed economica dei paesi emergenti. L’aumento della domanda sarà fortunatamente limitato dai notevoli guadagni in efficienza energetica, che sono attesi concretizzarsi in tutti i settori e in tutte le aree del globo, consentendo così all’offerta di tenere il passo con la domanda.

Non ci sarà il temuto peak oil, sopratutto a seguito dell’esplosione dell’estrazione di gas e petrolio da scisti, che sta avendo e avrà luogo principalmente in Nord America (altrove le condizioni legali, sociali ed economiche non saranno altrettanto favorevoli). Cambieranno però i flussi energetici: il Nord America diventerà sostanzialmente indipendente, mentre l’Asia orientale e meridionale assorbirà quote crescenti di energia dal resto del mondo. Significative potranno essere le conseguenze geopolitiche di questo sviluppo.

Le rinnovabili (soprattutto nei paesi OCSE), il nucleare e l’idroelettrico (soprattutto nelle economie emergenti) accresceranno il loro peso nel mix energetico, che però rimarrà ancora largamente incentrato sui combustibili fossili (con quote sempre più simili per petrolio, carbone e gas).

Il petrolio dunque non si esaurirà, ma le emissioni clima-alteranti cresceranno di non poco (+26%), ponendo rischi che devono essere attentamente valutati.

Infine, il vettore energetico preferito sarà sempre più l’energia elettrica.

Un caveat è tuttavia d’obbligo. Come per tutte le previsioni a lungo termine, anche queste elaborazioni della BP si basano su ipotesi semplificatrici e su assunzioni che eventi del tutto inattesi potrebbero stravolgere e non di poco. In questo senso è un peccato che la pubblicazione non indichi gli intervalli di confidenza per le previsioni e non spighi che accorgimenti e che prove di robustezza siano eventualmente state adottate.

TAP torna in pista: accordo con BP, SOCAR e Total

TAPTAP resta in pista nella competizione per il tratto finale del Corridoio meridionale. Con un comunicato ufficiale, TAP annuncia l’accordo raggiunto con i principali membri del consorzio Shah Deniz II: BP, SOCAR e Total (Statoil è presente già nell’azionariato di TAP).

Secondo l’accordo, i membri si sono impegnati a finanziare alcuni lavori (non specificati) nel periodo che precede la scelta definitiva del tracciato (TAP o Nabucco West), attesa per il 2013.

L’aspetto più significitivo dell’accordo riguarda tuttavia un’opzione per gli azionisti del Consorzio Shah Deniz di rilevare il 50% dell’azionariato di TAP.

Gli accordi annunciati oggi rappresentano un importante passo avanti per la realizzazione del gasdotto, che con la prospettiva di allargamento del suo azionariato ai produttori si pone in una posizione di vantaggio rispetto al Nabucco West. Per le imprese impegnate nell’upstream, la prospettiva di controllare il midstream e accedere direttamente ai mercati finali rappresenta infatti un’occasione commerciale interessante.

Gli accordi di oggi sono anche un’implicita risposta alle affermazioni del ministro per l’energia azerbaigiano, Natik Aliyev, che a luglio aveva apertamente sostenuto la superiorità del Nabucco West. Tra i firmatari degli accordi, infatti, risulta anche SOCAR, l’azienda di Stato azerbaigiana.

Aggiornamento: secondo quanto riportato da Staffetta Quotidiana, c’è una seconda buona notizia per il TAP: Claudio De Vincenti, sottosegretario al MSE, ha firmato un’intesa sul sostegno al gasdotto con  Makis Papageorgiou, rappresentate del govero greco.

BP Statistical Review: il mistero dei dati ritoccati

BP Statistical Review 2012Leggendo con attenzione il BP Statistical Review of World 2012, saltano all’occhio non poche discrepanze rispetto ai dati storici riportati nell’edizione precedente.

In particolare, per quel che riguarda il gas naturale, due dati relativi all’Asia centrale sono molto interessanti: quello relativo alla produzione kazaka e quello relativo alle riserve turkmene.

BP ha rivisto pesantemente al ribasso il dato relativo alla produzione kazaka di gas naturale dal 1996 in poi. Evidentemente, non si tratta di aggiustamenti statistici minori: la riduzione media è del 29%, con un picco nel dato relativo al 2010, ritoccato del 48% (17,6 anziché 37,6 Gmc) (vedi tutta la serie).

BP ha invece rivisto al rialzo il dato relativo alle riserve turkmene di gas naturale. E che rialzo! Nell’edizione 2011, le riserve stimate al 2010 erano di 8.000 Gmc (pari al 4,3% del totale mondiale), mentre nell’edizione 2012, le riserve stimate sempre al 2010 sono di 13.400 Gmc (pari al 6,8% del totale mondiale). Non esattamente decimali. A questo si aggiunge anche, sempre nell’edizione 2012, le riserve al 2011 sono stimate in 24.300 Gmc: +82% su base annua (e un balzo all’11,7% delle riserve mondiali)!

Se qualcuno ha spiegazioni, si faccia avanti: BP è lapidaria in merito («BP regrets it is unable to deal with enquiries about the data in BP Statistical Review of World Energy June 2012.»).

 

BP Statistical Review of World Energy 2012

BP Statistical Review 2012Il BP Statistical Review 2012 rappresenta la raccolta di dati sull’energia più ampia e completa tra quelle disponibili apertamente. Proprio in questi giorni è uscita, come da tradizione, l’edizione con i dati aggiornati all’anno scorso.

Tante le conferme delle tendenze in atto: consumi mondiali di energia in lieve aumento (a 12.275 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, +2,5% rispetto al 2010), trainati dalla Cina (2.613 Mtep, +8,8%), ormai stabilmente primo consumatore mondiale, e in misura minore dalla Russia (686 Mtep, +2,5%). Tendenza opposta invece per Stati Uniti (2.269 Mtep, -0,4%), Ue (1.691 Mtep, -3,1%) e Giappone (478 Mtep, -5,0%).

Per quanto riguarda la composizione dei consumi, cresce il peso delle rinnovabili diverse dall’idroelettrico (1,6% dei consumi mondiali di energia primaria, con l’Ue primo consumatore mondiale) e soprattutto del carbone (30,3% ), vero e proprio motore dello sviluppo mondiale, ormai prossimo a insidiare il primato del petrolio quale prima fonte (sceso quest’anno al 33,1%). In lieve calo l’idroelettrico (6,4%) e il nucleare (4,9%, sul quale ha pesato Fukushima), stabile il gas naturale (23,7%).

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