Obama rilancia l’obiettivo della decarbonizzazione: ci riuscirà?

rep v demDopo la segnalazione di ieri, vi rimando oggi ad un’altro articolo apparso sulla versione on-line dell’Economist, in cui si dà un’efficace resoconto del recente tentativo dell’Amministrazione Obama di rilanciare l’obiettivo della de-carbonizzazione.

Vista l’opposizione della Camera dei Rappresentati dominata dai Repubblicani, il Presidente ha chiesto all’Environmental Protection Agency (EPA) di adottare un target per le emissioni di anidride carbonica per il 2030. L’Agenzia, che risponde direttamente al Presidente, ha pubblicato una proposta che prevede l’obbligo per il parco centrali elettriche esistente di ridurre le emissioni di CO2 del 30% rispetto al livello riportato nel 2005.

Inutile dire che l’iniziativa ha polarizzato la scena politica americana, con i Repubblicani (l’elefante della figura) fortemente contrari, così come alcuni Democratici (l’asino della figura) provenienti da quegli Stati dell’Unione, dove si concentra la produzione di carbone e che quindi potrebbero essere più danneggiati in termini economici da una decisione, che ridurrebbe ancor più la già bassa domanda interna di carbone.

La proposta dell’EPA peraltro non risulta molto ambiziosa, dato che dal 2005 ad oggi le emissioni di CO2 del settore elettrico sono già significativamente calate a causa del maggiore ricorso al gas e per via della minore dinamica economica.

L’effetto ricercato, tuttavia, è quello di rilanciare una politica che ha decisamente perso negli ultimi anni priorità nell’agenda politica sia americana che internazionale. Questa potrebbe essere una buona notizia per la Commissione europea, rimasta attualmente solitario campione della lotta alle emissioni di CO2, soprattutto in vista del round di negoziati che si terrà l’anno prossimo a Parigi.

PS: l’eventuale adozione di questa politica ridurrebbe a livelli assai modesti le esportazioni di gas americano nei prossimi decenni, mentre potrebbe ulteriormente accrescere l’offerta di carbone a prezzi ridotti per i consumatori stranieri, Europa e Asia in primis. A seguito delle profonde interrelazioni fra i vari mercati energetici, l’effetto globale sulle emissioni di CO2 di questa scelta potrebbe perciò risultare alquanto modesto.