Le prospettive degli idrati di metano

What If We Never Run Out of Oil?Consiglio vivamente di prendersi qualche decina di minuti e leggersi questo il bell’articolo di Charles Mann pubblicato sull’Atlantic What If We Never Run Out of Oil?

L’articolo contiene parecchie interessanti informazioni sugli idrati di metano, sui possibili sviluppi delle ricerche in corso e sulle possibili conseguenze sui mercati mondiali dell’energia.

Nota: ad aver notato il post prima di me era stato Matteo Monti, sul suo blog.

Indipendenza energetica? Attenzione ai produttori

NYT - The Dark Side of Energy IndependenceLa conseguenza globale della crescente produzione non-convenzionale statunitense e della tanto agognata indipendenza energetica? Più instabilità politica nel sistema internazionale.

Questa è la chiave di lettura proposta da Benjamin Alter e Edward Fishman nel loro editoriale The Dark Side of Energy Independence, pubblicato sul New York Times il 28 aprile.

Il legame tra questi due fenomeni sarebbe, manco a dirlo, il prezzo del petrolio. Un aumento della produzione domestica statunitense produrrebbe pressioni ribassiste sul prezzo del greggio, per il quale alcuni analisti si spingo a prevedere un ritorno verso quota 50 dollari  al barile nei prossimi due anni (oggi siamo intorno a quota 100).

Prezzi così bassi sarebbero ossigeno per l’economia americana (meno per quelle europea e giapponese, come nota giustamente Macello Colitti su Staffetta Quotidiana), ma sarebbero una maledizione per molti Paesi produttori, dipendenti dai proventi delle esportazioni di greggio.

I Paesi del Medio Oriente sono l’esempio più evidente: difficile pensare un’Arabia Saudita immune alle primavere arabe senza i ricchi proventi del petrolio con quotazioni alle stelle. Stesso discorso per altri Paesi dell’area, a cominciare dal Bahrein, dove ha base la V flotta statunitense.

Un caso forse perfino più preoccupante sarebbe però quello della Russia: il sistema politico creato da Putin basa la propria stabilità economica sulle rendite delle esportazioni energetiche, in maggioranza petrolifere (ma anche il prezzo del gas russo è collegato tramite i contratti indicizzati, per l’eventuale gioia dei grandi clienti europei di Gazprom).

Un calo repentino del prezzo del greggio avrebbe effetti devastanti: basti pensare che il bilancio federale è previsto in pareggio nei prossimi anni solo con il petrolio sopra i 100 dollari. Prezzi internazionali pari alla metà comprometterebbero il relativo benessere raggiunto dalla Russia in questi anni e, al limite, la sua stabilità politica.

Le probabilità di una discesa dei prezzi tanto repentina sono basse, ma nel caso gli effetti promettono di essere davvero globali. A futura memoria.

Hydrocarbon Bonanza in the Levant

Mediterraneo orientaleIl Mediterraneo orientale è senza dubbio un’area calda dello scacchiere internazionale, crocevia di crisi interne e conflitti internazionali apparentemente endemici. Le importanti scoperte di giacimenti di gas offshore degli ultimi anni hanno aggiunto un ulteriore elemento di complessità al quadro.

Due Paesi particolarmente interessati sono Cipro e Israele. Il primo, membro dell’Ue con una spiccata sensibilità russa, è sospeso tra l’opportunità di nuovi investimenti in grado di risollevare almeno in parte la piccola economica (che la Commissione europea prevede in recessione anche nel 2013 e 2014) e l’irrisolto problema della divisione politica.

Israele, forte di un’economia più dinamica e di un cospicuo mercato interno, deve invece fronteggiare gravi problemi di sicurezza e potrebbe beneficiare di una più ampia cooperazione a livello regionale in tema di energia.

Nel quadro di una crisi siriana sempre più complicata, di una posizione egiziana ancora da chiarire e di una costante incertezza sugli sviluppi della questione iraniana, nel 2013 non mancheranno le sfide per gli operatori energetici e per i governi dell’area.

Di questi temi si parlerà in un seminario di ricerca a porte chiuse dal titolo “Hydrocarbon Bonanza in the Levant: Geostrategic Considerations in 2013“, in programma il 17 gennaio dalle 15 alle 17 presso l”ISPI di Milano. A discutere della questione con Yiorghis Leventis (direttore dell’International Security Forum di Cipro e docente alla Monarch Business School) saranno Nicolò Rossetto (Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia) e il sottoscritto.

Il gas del Mozambico

Il gas del Mozambico: una partita strategica che guarda ad est - Lia QuartapelleBreve e interessante analisi di Lia Quartapelle dal titolo Il gas del Mozambico: una partita strategica che guarda ad est, pubblicata su AgiEnergia.

Nelle conclusioni, Quartapelle sottolinea la discrepanza tra gli attori in campo nel Paese (occidentali) e i futuri consumatori (asiatici). Se è vero che dal punto di vista dei consumi attesi il futuro si è profondamente ridefinito nell’ultimo decennio, resta però ancora valido e innegabile il gap tecnologico che separa gli operatori occidentali da quelli cinesi e indiani, a ricordarci che la geopolitica non è l’unico fattore in campo.

L’Iraq nel panorama energetico mondiale

L’Iraq nel panorama energetico mondiale - Matteo VerdaA dieci anni dall’invasione statunitense, l’edizione 2012 del World Energy Outlook della IEA ha dedicato particolare attenzione al caso dell’Iraq. Il Paese sta affrontando una difficile ricostruzione in un contesto mediorientale sempre più instabile, ma può contare su riserve di idrocarburi con pochi paragoni nel mondo: 150 miliardi di barili di petrolio, che fanno dell’Iraq il quinto paese al mondo per riserve provate, con quasi il 9% del totale. A queste si aggiungono riserve di gas naturale pari a 3.400 miliardi di metri cubi (Gmc), pari all’1,5% del totale mondiale.

[il mio articolo prosegue su AgiEnegia.it]