Il Corridoio meridionale del gas

The Southern Gas Corridor: Challenges to a geopolitical approach in the EU’s external energy policySegnaliamo un rapporto dal titolo The Southern Gas Corridor: Challenges to a geopolitical approach in the EU’s external energy policy, scritto da Marco Siddi, ricercatore del Finnish Institute of International Affairs.

Il paper ricostruisce in modo agile e puntuale gli ultimi sviluppi relativi al corridoio meridionale, al suo ruolo nell’approvvigionamento energetico europeo, nonché alla sua (potenziale) competizione con Turk Stream.

Una lettura veloce per inquadrare i problemi aperti, anche sul piano geopolitico, e le prospettive di sviluppo infrastrutturale in quadrante rilevante per la diversificazione delle importazioni di gas italiane.

TurkStream – Firmato il contratto con Allseas

turkstreamGazprom ha annunciato la firma con la svizzera Allseas del contratto per la posa della prima linea del gasdotto TurkStream, che collegherà le coste russe a quelle turche passando sui fondali del Mar Nero.
Nella strategia russa, il gasdotto ha sostituto il progetto South Stream, dopo la decisione di cancellare quest’ultimo a fine 2014. Le tensioni russo-turche del 2015 avevano però portato a un congelamento di TurkStream, che ora sembra invece aver trovato nuovo slancio e la cui posa dovrebbe iniziare nella seconda metà del 2017.

La scelta di Allseas, che impiegherà la nave Pioneering Spirit, è avvenuta a scapito di Saipem, che aveva un contratto da due miliardi di euro per South Stream e che, fino alla rescissione annunciata da Gazprom a metà 2015, sembrava poter essere coinvolta nella posa di TurkStream.

Saipem e Gazprom hanno ancora un contenzioso aperto davanti alla Corte arbitrale di Parigi per la cancellazione del contratto di South Stream, per cui la società italiana ha chiesto una compensazione di 680 milioni di euro. Nel frattempo, per gennaio il primo trimestre è attesa una decisione sulla posa di Nord Stream 2, per cui Saipem è ancora in gara, anche se pure in questo caso Allseas, che ha già firmato una LOI per la prima linea con opzione per la seconda, parte avvantaggiata.

Tekmor Monitor – Sviluppi oil&gas nel Mediterraneo orientale

tekmormonitorLe scoperte di gas nel bacino del Levante, da Leviathan e Tamar nelle acque di Israele, ad Aphordite in quelle di Cipro, fino a Zohr in quelle egiziane, hanno fatto crescere l’attenzione per le prospettive energetiche della regione e per il loro impatto sulla sicurezza energetica europea.

Sul tema, segnaliamo Tekmor Monitor, un blog costantemente aggiornato e piuttosto attendibile sugli sviluppi del settore dell’oil&gas del Mediterraneo orientale, gestito da una società di consulenza cipriota-statunitense. Un utile riferimento su un tema di nicchia.

Un GR dal futuro – La Turchia e l’approvvigionamento europeo

GR1 - 17/07/2016 - 19:00Forse grazie alle nuove risorse garantite dal canone in bolletta, la Rai manda in onda i GR del futuro. O almeno, così è parso di capire ieri sera.

Con ordine. Fallito golpe in Turchia. Analisi di rito sulle ricadute, con intervista nel corso del GR1 delle 19:00 (minuto 9:53) all’economista Giorgio Barba Navaretti. Preceduto da un’introduzione del giornalista che conduce l’edizione e fa riferimento alla strategicità della Turchia per l’Europa in quanto “corridoio di transito strategico per il gas e il petrolio verso l’Europa”. A rincarare la dose, ci pensa l’intervistatrice.

Letteralmente:

D: “La Turchia è uno degli snodi fondamentali anche per il gas e per il petrolio che arrivano in Europa. Potrebbe esserci un aumento dei prezzi a breve?”

R: “L’incertezza politica anche in questo caso può avere degli effetti sui prezzi. Se ci fossero, spero che siano degli effetti di breve periodo.
Quanto un’effettiva riduzione dei flussi di gas e di petrolio attraverso la Turchia, sono difficilmente ipotizzabili, a meno che non avvengano degli eventi politici davvero devastanti e catastrofici.”

Bene. Quindi, delle due, una: o siamo nel 2016 e il gas importato in UE attraverso la Turchia ammonta a meno di un miliardo di metri cubi (ossia lo 0,15% del gas consumato in UE), oppure ci troviamo nel 2026, quando il Corridoio meridionale del gas – l’insieme di gasdotti che porterà il gas azerbaigiano fino in Puglia, attualmente in costruzione – sarà ultimato. Allora, dovrebbe in ogni caso fornire il 2% di tutto il gas consumato in UE, ma transeat: in quel momento potrebbe perfino avere sul serio delle conseguenze per i prezzi in Sud Europa.

Quanto al petrolio, a onor del vero la Turchia è Paese di transito per l’esportazione di gran parte del petrolio azerbaigiano, per lo più diretto in UE (e soprattutto in Italia). Ma si tratta di quantità assolutamente marginali rispetto al mercato globale: 0,75 milioni di barili al giorno nel primo trimestre 2016, ossia lo 0,7% dei consumi mondiali. Non esattamente un quantitativo in grado di sbilanciare un mercato globale in eccesso strutturale di offerta.

Insomma, la Turchia non è esattamente un Paese-chiave per l’approvvigionamento europeo. Almeno, non oggi. E non fintanto che non sarà realizzato il Corridoio meridionale del gas.

Turchia: esploso nuovamente il gasdotto dall’Azerbaigian

Explosion closes Azerbaijan-Turkey gas pipeline againA tre settimane dal precedente attacco, il gasdotto che collega il giacimento offshore azerbaigiano di Shah Deniz alla rete turca è stato fatto saltare nella provincia di Kars, nella parte orientale dell’Anatolia.

Il gasdotto era stato riaperto domenica, al termine dei lavori di riparazione dei danni dell’attacco di inizio agosto. Secondo quanto riportato, anche in questo caso le operazioni di ripristino richiederanno parecchi giorni.

L’attacco dovrebbe essere riconducibile al PKK, in risposta agli attacchi operati dall’aviazione turca contro le milizie curde in Siria. Oltre al gasdotto dall’Azerbaigian, nelle scorse settimane sono stati fatti saltare anche il gasdotto dall’Iran, l’oleodotto dall’Iraq e un elettrodotto, confermando la vulnerabilità delle infrastrutture energetiche turche e la loro rilevanza come obiettivi militari.

Turchia: esploso il gasdotto dall’Azerbaigian

Baku-Tbilisi-Erzurum pipeline blasted (UPDATE)Secondo quanto riportato da AzerNews, un’esplosione nella provincia di Sarikamis ha interrotto oggi il gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum che trasporta il gas dal giacimento azerbaigiano di Shah Deniz fino alla rete turca. In un primo momento le autorità turche avevano parlato di un incidente, ma hanno poi ammesso che si è trattato di un attacco deliberato.

Secondo quanto riportato, al momento dell’esplosione la condotta sarebbe stata praticamente vuota in conseguenza di alcuni lavori di manutenzione avviati il 2 agosto su una piattaforma di Shah Deniz.

Si tratta del quarto attacco in breve tempo, dopo che nei giorni scorsi erano stati fatti esplodere il gasdotto dall’Iran, l’oleodotto dall’Iraq e una linea di trasmissione elettrica. In tutti i casi, gli attacchi sarebbero riconducibili ad azioni militari del PKK in risposta ai bombardamenti avviati dalla Turchia contro i curdi col pretesto di combattere l’ISIS.

L’impatto dell’attacco, al pari di quelli dei giorni scorsi, è  soprattutto simbolico, dato che le operazioni di ripristino sono già in corso e non dovrebbero durare più di qualche giorno. L’episodio mette tuttavia ancora una volta in evidenza la vulnerabilità delle infrastrutture energetiche turche. Un dato rilevante anche per noi, dato che il gasdotto esploso è lungo la linea destinata a trasportare in Italia il gas azerbaigiano attraverso il TANAP e il TAP.