I prezzi dell’energia in Europa

Recent Trends in EU Energy PricesSegnalo un interessante studio pubblicato dal Parlamento europeo sui prezzi dell’energia in Europa dal titolo Recent Trends in EU Energy Prices, realizzato dalla DG Politiche interne del Parlamento stesso.

Il lavoro propone un’analisi delle tendenze in atto a livello globale, a cominciare naturalmente dalle quotazioni del greggio. La seconda parte analizza i dati – aggiornati a giugno o settembre 2014 – dei prezzi dell’elettricità, del gas e dei prodotti petroliferi nei diversi Paesi europei.

Lavoro interessante, limitato però dal fatto che non sono indicate le dimensioni dei clienti considerati per il gas e per l’elettricità, un elemento che influenza sensibilmente la comparabilità dei dati.

Il greggio a quota 70 dollari

FT - Living With Cheaper OilProsegue il processo di aggiustamento del prezzo del greggio (siamo a quota 70), alla ricerca di un nuovo punto di equilibrio tra i fondamentali. Ossia tra una domanda più debole del previsto e un’offerta in continua espansione, grazie anche al non convenzionale statunitense.

E visto che i sauditi hanno deciso di non tagliare le quantità, il riequilibrio dei fondamentali sta passando da un riaggiustamento dei prezzi. Come da manuale di economia. Quanto durerà questo calo e fin dove si spingerà è difficile da prevedere, ma dipende molto da quanto elastica si rivelerà la domanda, a cominciare da quella cinese. E naturalmente da quanta produzione uscirà dal mercato nei prossimi trimestri.

E sono proprio i produttori indipendenti nordamericani, quelli che hanno investito nel non convenzionale, che ora sembrano quelli destinati a pagare le conseguenze più care del calo dei prezzi.

Perché loro, a differenza degli operatori dei grandi giacimenti convenzionali, devono rifinanziare su base annuale le continue trivellazioni. Un’operazione facile sopra i 100 dollari, molto difficile quando i prezzi di mercato e i costi di produzione si avvicinano così tanto. Tanto è vero che ora stanno letteralmente crollando in borsa, ma sono rischi del mestiere.

In ogni caso, per mettere le cose in prospettiva, è utile guardare ai prezzi del greggio degli ultimi quaranta anni, in dollari del 2013. Quel che salta all’occhio non è quanto sia basso il livello di oggi, ma quanto fosse alto quello di sei mesi fa.

Prezzo del greggio medio annuale e quotazioni attuali (dollari del 2013 al barile, 1970-2013)

Gas naturale in Europa orientale? A buon prezzo

Nel dibattito sugli approvvigionamenti europei di gas, un luogo comune da cui partono indisturbati molti ragionamenti è il fatto che i consumatori dell’Europa orientale paghino un prezzo più alto a causa del basso livello diversificazione delle importazioni.

In altre parole, Gazprom sfrutterebbe il proprio monopolio per tenere alti i prezzi, a scapito dei consumatori baltici o dei Paesi limitrofi. Guardano però ai dati di Eurostat relativi al primo semestre 2014, il dato che emerge è decisamente diverso.

Eurostat - Prezzi del gas per i consumatori residenziali  (primo semetre 2014 - €/kmc)Come si vede dal grafico, i consumatori italiani o tedeschi pagano il gas molto più dei loro omologhi dell’Europa orientale. Il dato più interessante è quello pre-tasse (in scuro nel grafico): al netto della pressione fiscale, per loro il gas costa meno. Nonostante un approvvigionamento molto meno diversificato del nostro.

Nessuna penalizzazione per i Paesi della regione nemmeno se si guarda ai consumatori industriali. Con la parziale eccezione della Lituania, per i grandi clienti i prezzi sono in linea con la media europea. L’Italia invece si distingue in questo caso per una forte scelta di politica industriale, con una componente fiscale molto bassa.

Eurogas - Prezzi del gas per i consumatori industriali (primo semetre 2014 - €/kmc)

 

L’impatto del prezzo del greggio sull’energia in Europa

The Impact of the Oil Price on EU Energy Prices STUDY AbstractNonostante sia confinato sempre di più ai trasporti, il petrolio rappresenta un punto di riferimento per i mercati energetici e le sue quotazioni hanno ancora un’influenza significativa sui mercati di altre fonti.

Sul tema, segnalo un interessante studio pubblicato dal Parlamento Europeo col titolo di The Impact of the Oil Price on EU Energy Prices. Si tratta di un lavoro corposo, che propone una parte analitica e una prescrittiva, allo scopo di ridurre l’influenza delle alte quotazioni del greggio sui mercati europei.

Dopo un capitolo introduttivo, il secondo capitolo analizza le tendenze dei mercati all’ingrosso di petrolio, gas, carbone, elettricità e prodotti petroliferi, mentre il terzo capitolo si occupa dei mercati finali di elettricità e gas.

Il quarto capitolo  è invece dedicato ai fattori che influenzano l’impatto dei prezzi del greggio sulle altre fonti, mentre il quinto è dedicato a individuare le opzioni di policy per l’UE. Infine, sono molto interessanti le appendici, in particolare quelle sui fondamentali del mercato del gas e sui fondamentali del mercato del carbone.

Lo studio è di febbraio e nel frattempo la questione dei prezzi del greggio troppo alti si è attenuata, ma forse coi prezzi in discesa la questione della relazione coi prezzi delle altre fonti è ancora più attuale: lo studio vale almeno una rapida occhiata.

Produttori petroliferi: chi è in affanno a 85 dollari?

Il prezzo del greggio si è attestato su valori prossimi agli 85 dollari al barile, ma se e quanto tornerà a scendere restano domande aperte. Intanto, anche a questi livelli di prezzo, la sostenibilità dei bilanci pubblici di molti produttori di greggio è ancora una questione aperta.

Segnalo due documenti in merito. Il primo è del Fondo monetario internazionale, che ha pubblicato il Regional Economic Outlook di ottobre relativo a Medio Oriente e Asia Centrale.

Ricco di dati e di proiezioni relative all’andamento delle economie delle due macroregioni, l’outlook contiene anche un’interessante tabella dedicata ai livelli di prezzo del petrolio che consentono il pareggio fiscale (fiscal breakeven) e il pareggio di bilancia corrente (external breakeven).

IMF - Oil producers fiscal and external breakeven oil pricesIl grafico per il 2014 che si ricava da questi dati  consente di vedere chiaramente chi, se le quotazioni correnti continuasserro, sarebbe in affanno. Particolarmente delicata la situazione di Yemen, Algeria, Iraq e Libia (che ha valori troppo alti per stare nel grafico).

Prezzo del greggio e punti di pareggio di alcuni Paesi produttori

Segnalo anche un secondo studio, di Deustche Bank, che sul tema del prezzo di pareggio di bilancio propone una tabella globale. Da notare come le previsioni per il 2015 siano di prezzi medi sopra i 100 dollari. A sperare nella bontà delle previsioni tedesche sono di sicuro parecchi governi.

DB - Budget breakeven pricesIntanto dai sauditi qualche segnale di inversione della tendenza sembrerebbe arrivare, ma è presto per dire cosa accadrà. Stratfor prevede un recupero ma a livelli inferiori a 100 dollari, a causa della debolezza della domanda.

Greggio in discesa: e i bilanci pubblici?

Segnalo un bel pezzo dell’Economist dal titolo Cheaper oil. Winners and losers. L’articolo affronta con chiarezza l’impatto della discesa delle quotazioni del greggio, sia sui consumatori, sia sui produttori.

Particolarmente interessante l’infografica, di cui riporto la parte più significativa: il prezzo del petrolio a cui i bilanci pubblici di alcuni grandi esportatori raggiungono il pareggio.

Government budget's break-even oil price (© The Economist 2014)

Iran, Bahrain, Ecuador, Venezuela, Algeria, Nigeria e Iraq sembrano essere particolarmente esposti. La Russia, invece, lo è meno, per diverse ragioni: un livello di pareggio più basso, riserve valutarie più ampie, margine di svalutazione del rublo (che compensa il minor valore delle esportazioni di greggio), spesa pubblica più facilmente modulabile (tagliando la spesa militare).

Tuttavia il grafico mostra solo il livello di prezzo, ma non considera due variabili chiave: le quantità esportate e il tempo. Quest’ultimo fattore è in realtà quello determinante: se si supera l’anno e mezzo, anche la Russia rischia di non reggere economicamente.

Ma in un anno e mezzo di cose ne succedono tante. Chiedere a Yanukovich, per esempio.