Il TAP, il gas azerbaigiano e l’Italia

Italia e AzerbaigianInteressante e puntuale analisi di Nicolò Sartori sulla partita in corso per scegliere l’infrastruttura che porterà il gas azerbaigiano di Shah Deniz II sui mercati europei.

Sartori mette in particolare evidenza la necessità che il Governo si muova per sostenere il TAP e far giungere sul mercato italiano, anziché su quelli dell’Europa orientale o su quello russo, i nuovi flussi di importazione (v. anche l’ultimo Focus sicurezza energetica).

Una postilla: se vogliamo fare dell’Italia davvero un hub di importazione europeo, date le (modeste) prospettive del pur grande mercato italiano, sarebbe importate iniziare a riflettere sulle connessioni in uscita, oltre che su quelle in entrata.

Benzina troppo cara: colpa delle tasse, ma c’è poco da fare

Benzina troppo cara: colpa del petrolio (e anche un po’ del governo)Interessante analisi di Stefano Casertano su Linkiesta, che spiega (amari) numeri alla mano quanto lo Stato si mette in tasca alla pompa: il 60%, davvero troppo.

Premesso che tassare selvaggiamente la benzina potrebbe – sottolineo, potrebbe – essere uno strumento di una politica economica volta alla riduzione della dipendenza dalle importazioni  di greggio e di derivati, via aumento di efficienza (veicoli che consumano meno) e via sostituzione tecnologica (veicoli che consumano altro, come quelli elettrici). Ma pensarlo vorrebbe dire credere che ci sia una strategia – i più audaci potrebbero chiamarne un pezzo “politica industriale” – e francamente credo sia azzardato.

Resta l’altra questione, più spinosa e dal sapore più italico: perché se non si tassa la benzina, occorre tassare qualcos’altro o ridurre la spesa pubblica. Eresie allo stato puro, con le amministrative alle porte, le nazionali all’orizzonte e poco coraggio nella classe politica. In altre parole, teniamoci la benzina a 1,8 €, sperando che non vada a 2.

Sulla separazione Eni/Snam RG

Snam Rete GasSenza dubbio il tema di questi mesi è la separazione per decreto di Snam Rete Gas da Eni e la grande domanda resta aperta: chi prenderà la rete? Tanti i retroscena, ricostruiti tra gli altri da Massimo Mucchetti sul Corriere, con Cassa Depositi e Prestiti, Terna, ma anche – si mormora – Gazprom interessata, tra gli altri. Probabilmente la spunterà la prima, ma è ancora tutto da vedere.

Un punto sicuramente interessante per il grande pubblico è se ci saranno effetti in bolletta. Fulvio Conti (Enel) nega categoricamente. Personalmente, credo che una rete autonoma da qualunque operatore della filiera potrebbe favorire investimenti in nuova capacità di importazione, con benefici nel medio periodo. Sul punto è possibilista anche Paola Pilati, sull’Espresso.

Scorporata Snam, si apre un’altra spinosa questione, come ricorda Carlo Stagnaro: senza rete del gas, ha senso che una multinazionale come le altre resti di proprietà (almeno in parte) pubblica?

Addio al rigassificatore BG di Brindisi

Il progetto di rigassificatore di Brindisi (gruppo BG)Con un intervista al Sole24Ore, il presidente e ad di British Gas Italia, Luca Manzella, ha comunicato la decisione di abbandonare il progetto di rigassificatore di Brindisi, costato fin qui 250 milioni di euro all’impresa.

A pesare, la lunghezza dell’iter autorizzativo (11 anni), non ancora giunto ad un punto decisivo.

Oltre che della burocrazia, il progetto è vittima della congiuntura economica negativa, che fa prevedere una domanda stagnante per i prossimi anni, a fronte di una forte competizione per nuove infrastrutture di importazione (l’Olt dovrebbe entrare in servizio quest’anno, mentre sempre sulla costa pugliese dovrebbe arrivare entro la fine del decenni0 il TAP).