La crisi ucraina e l’approvvigionamento italiano

La crisi ucraina e l'approggionamento europeo del gasSono disponibili qui alcune slides relative al sistema infrastrutturale in Europa orientale e all’impatto della crisi ucraina sui consumatori europei di gas russo.

Il rischio che le tensioni tra Ucraina e Russia portino a un’interruzione delle forniture europee verso l’UE è attualmente basso. Inoltre, solo pochi Paesi in Europa orientale dipedono in misura determinante dal gas naturale russo in transito in Ucraina e sarebbero dunque quelli più colpiti. Si tratta di Cechia, Slovacchia, Bulgaria e Ungheria.

Nel caso dell’Italia, sebbene tutto il gas russo in arrivo transiti attraverso la rete ucraina, non ci sono rischi significativi, perché le altre infrastrutture sono in grado di far fronte alle domanda. Domanda che peraltro è strutturalmente bassa a causa della crisi e stagionalmente bassa a causa della primavera in arrivo.

 

La crisi ucraina: quali conseguenze per l’Italia?

Facile.it - La crisi ucraina: quali conseguenze per l'Italia? La Russia è il principale fornitore di gas naturale per le famiglie e le imprese italiane. Nel solo 2013, le importazioni in arrivo al Tarvisio sono state di quasi 30 miliardi di metri cubi, pari al 43% del totale dei consumi nazionali.

Questa situazione ha fatto però suonare negli ultimi mesi qualche campanello di allarme. Tutto il gas in arrivo in Italia dalla Russia transita infatti dall’Ucraina e si teme che l’instabilità politica nel Paese possa avere effetti imprevedibili sulla gestione dei gasdotti.

In particolare, un’Ucraina sempre più indebitata potrebbe cercare di ricattare la Russia per avere sconti sulle proprie forniture, minacciando di chiudere i rubinetti verso l’Europa.

La situazione è complessa, ma al momento non ci sono motivi di grave preoccupazione per l’Italia.

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La presenza cinese nel settore energetico ucraino

Interscambio Ucraina-Cina (merci, mld dollari, UNCTAD) (2002-2012)La partita del settore energetico ucraino ha visto negli ultimi anni un crescente coinvolgimento del governo cinese, che senza clamore mediatico e sotto lo sguardo attento di Mosca sta ampliando la propria presenza in Ucraina.

Secondo quanto riportato da fonti ufficiali, nel dicembre 2012 la China Development Bank Corporation ha aperto una linea di credito a Naftogaz per 3,7 miliardi di dollari per un programma di produzione di gas da carbone. L’avvio della costruzione dell’impianto necessario è previsto per settembre di quest’anno.

L’impianto dovrebbe consentire la produzione di 4 Gmc all’anno di gas sintetico, assorbendo circa 10 milioni di tonnellate di carbone, di cui l’Ucraina è un grande produttore, soprattutto nella regione orientale (e più filorussa) del Paese. Il costo di produzione dichiarato sarebbe di 225-230 dollari ogni mille metri cubi.

L’accordo col governo di Pechino prevede naturalmente un grande coinvolgimento industriale cinese: la tecnologia per la produzione dell’impianto sarà fornita dalla Wuhuan Engineering, una sussidiaria della China National Chemical Engineering Corporation.

La presenza cinese non è certo una novità per il settore industriale ucraino, ma la crescita dell’interscambio tra i due Paesi, il raffreddamento delle relazioni con l’Europa e il buon andamento delle relazioni russo-cinesi potrebbero aprire la strada a nuovi sviluppi.

Per approfondire: il foglio elettronico coi dati realtivi all’interscambio commerciale tra Ucraina e Cina.

Ucraina e Russia: la rinegoziazione permanente

FT - Ukraine: a $15bn game of chickenIl governo ucraino e quello russo hanno chiuso a dicembre un’intesa che ha previsto l’acquisto da parte di Mosca di 15 miliardi di dollari di debito pubblico di Kiev e un sostanzioso sconto sul prezzo delle forniture del gas, sceso da 400 a 268,5 dollardi ogni mille metri cubi. Peraltro, il prezzo originale era già stato in parte ritoccato in base agli accordi per l’ancoraggio della flotta del Mar Nero.

Uno degli aspetti più interessanti dell’intesa è la struttura delle scadenze che crea. Per quanto riguarda il debito pubblico, è già stato reso noto che almeno 3 dei 15 miliardi saranno su bond a scandenza 24 mesi: questo significa che Yanukovich dovrebbe avere una finestra temporale abbastanza lunga da arrivare fino alle elezioni di febbraio 2015, lasciando però al vincitore delle elezioni l’onere di discutere con Mosca le condizioni di un eventuale rinnovo.

Ancora più interessante il caso degli sconti sul gas: i prezzi dovrebbero essere rivisti entro la prima decade di ogni trimestre, lasciando di fatto nelle mani del governo russo un’importante leva negoziale. Si tratta di una scelta razionale, vista l’incertezza della situazione politica ucraina, che riduce i margini di manovra per Naftogaz e il governo di Kiev.

Nel complesso, la situazione non solo vede il governo russo in una posizione di forza, ma gli consente di utilizzare il sistema di scadenza per mantere la disciplina nel proprio alleato. E crea le condizioni per una lenta transizione, che potrebbe portare senza scossoni all’inclusione dell’Ucraina nell’accordo doganale eurasiatico e a un passaggio della rete ucraina sotto il controllo diretto di Gazprom (modello bielorusso).

Ucraina: stop alle importazioni di gas dall’UE

Interfax - Ukraine imports 2 bcm of gas from Europe in 2013, files no bids for early JanuaryCome prevedibile, con l’inizio del 2014 l’Ucraina ha interrotto le importazioni di gas naturale dall’UE, in seguito ai nuovi accordi raggiunti con Gazprom.

Si trattava di volumi minimi in ingresso sulla rete ucraina dall’Ungheria e dalla Polonia, pari a 2 Gmc nel 2013, e con un impatto marginale sull’approvvigionamento ucraino (oltre 30 Gmc di importazioni).

Nell’ambito dei negoziati pre-Vilnius, si era arrivati a ventilare l’ipotesi di aumentare la riesportazione di gas russo in Ucraina attraverso i Paesi UE, in particolare attraverso la realizzazione di capacità in uscita dalla Slovacchia.

Gli accordi con la Russia hanno però messo in evidenza la deblozza dei fondamentali politici ed economici dell’operazione di approvvigionamento attraveso l’UE e riportato l’attenzione su due dati empirici spesso trascurati: il gas arriva dalla Russia e l’Ucraina è collocata tra la Russia e l’UE. Back to basics, dopo tutto.

Kiev: ok il prezzo è giusto!

Russia closes $3 billion Eurobond deal for UkrainePer chi avesse ancora qualche dubbio sulla portata del riavvicinamento tra l’Ucraina di Yanukovich e la Russia, sono trapelati nei giorni scorsi i termini degli accordi economici raggiunti tra i due Paesi.

La Russia sta acquistando quantità crescenti di debito pubblico di Kiev: 3 miliardi di dollari di buoni non vendibili con scandenza due anni subito. A cui seguiranno altri 12 miliardi nei prossimi mesi.

Ossigeno per le casse pubbliche ucraine, a cui si somma un altro importantissimo aiuto. La Russia sconterà le proprie forniture di gas naturale: da 400 a 268,5 dollari ogni mille metri cubi (-33%).

Non sono al momento chiari i quantitativi di riferimento e né il periodo di validità del nuovo prezzo (e in partticolare se sia retroattivo). Per avere una misura del possibile sconto, basta in ogni caso considerare che l’Ucraina importa dalla Russia almeno 30 Gmc/a. Con il prezzo vecchio, il controvalore massimo sarebbe di 12 miliardi di dollari. Con il prezzo nuovo, circa 8, con uno sconto di 4 miliardi di dollari all’anno.

Un sussidio importante per l’Ucraina, in grado di ridurre di oltre un quarto il passivo di bilancia commerciale di merci di Kiev. Un “alleggerimento” strutturale per l’economia ucraina, fondamentale per fronteggiare la crisi ed evitare un avvitamento del debole settore industriale del Paese.

Per la Russia, si tratta di un costoso ma importante passo avanti nel consolidamento della propria influenza nello spazio post-sovietico. Per quanto riguarda le infrastrutture energetiche, le ricadute potrebbero essere importanti nei prossimi anni.

Se – come probabile – il governo ucraino dovesse infatti trovarsi in difficoltà al momento del riborso del debito, il governo russo potrebbe facilmente chiedere come contropartita la proprietà di Naftogaz o di parte della sua rete. Ripristinando definitivamente il controllo di Gazprom su tutte le infrastrutture di esportazione del gas in UE. E mettendo in dubbio l’utilità della costruzione di South Stream.

Aggiornamento: il nuovo prezzo delle forniture russe sarà in vigore dal 1° gennaio 2014.