Le conseguenze geopolitiche del non convenzionale americano

Nicolò Sartori - Geopolitical Implications of the US Unconventional Energy RevolutionLe conseguenze a livello internazionale della produzione di petrolio e gas non convenzionali negli Stati Uniti sono un tema che ha inevitabilmente attratto parecchia attenzione negli ultimi anni, data la dimensione del fenomeno.

Sul tema segnalo l’interessante articolo di Nicolò Sartori dal titolo Geopolitical Implications of the US Unconventional Energy Revolution, appena uscito sull’International Spectator.

Per chi non avesse accesso diretto ai contenuti online, la tesi centrale del lavoro è che la rivoluzione del non convenzionale sta portando gli Stati Uniti sulla strada dell’indipendenza energetica, riducendo la dipendenza dalle importazioni e dunque la vulnerabilità rispetto alle dinamiche politiche nei paesi produttori.

Questa tendenza non porterà tuttavia a un disimpegno dal Medio Oriente e, più in generale, dalle dinamiche globali legate all’energia, destinate in ogni caso ad avere ripercussioni sull’economia globale e quindi su quella americana. Ma aumenterà la libertà di manovra statunitense, soprattutto nel quadro più ampio del confronto con l’ascesa cinese e della protezione degli alleati tradizionali, da Israele al Giappone e alla Corea del Sud.

Nel caso del rapporto coi Paesi europei, più che la rivoluzione del non convenzionale, a pesare sarà la crescente perifericità del Vecchio continente. Nonostante la temporanea ribalta concessa dalle vicende ucraine, l’Europa interesserà sempre meno agli USA,  soprattutto rispetto alla sempre più importante competizione con la Cina.

Parlando di Occidente, infatti, in prospettiva statunitense si parlerà sempre di più di America, settentrionale ma anche meridionale, dove i giacimenti energetici promettono un utile complemento alla produzione non convenzionale di Washington.

Un sano bagno di realismo quello fornito da Sartori, mentre a Bruxelles si continua con la consueta contemplazione dell’ombelico a oltranza.

La sicurezza energetica nel XXI secolo

La sicurezza energetica nel XXI secolo: prospettive dall'Italia e dal MondoSegnalo il supplemento n. 6/2013 di Informazioni della Difesa, la rivista dello Stato Maggiore della Difesa, dedicato a La sicurezza energetica nel XXI secolo: prospettive dall’Italia e dal Mondo.

Si tratta di una raccolta di 32 scritti, suddivisi in quattro sezioni: l’inquadramento teorico, la visione nazionale, la visione europea e la visione internazionale.

Suggerisco di dare un’occhiata all’indice: gli articoli e le firme sono molto vari, coprendo una vasta gamma di quesitoni geopolitiche e tecniche.

 

Geopolitica delle batterie

FT - A ray of sunshine – breakthroughs on storage can change the game for solar powerLe rinnovabili sarebbero in teoria un’ottima fonte: l’energia del sole e i suoi derivati sono gratuiti e disponibili quasi ovunque. Il contrario del petrolio, insomma. Eppure la loro diffusione, soprattutto in Europa, è essenzialmente collegata a fastidiosi sussidi, rendite di posizione e aumento del costo dell’energia.

Per essere davvero sostenibili, ossia competitivi in termini di costo, solare ed eolico avrebbero bisogno di capacità di accumulo in grado di ovviare alla loro naturale intermittenza. Il nodo restano così le batterie, che restano troppo costose e ingombranti per una diffusione capillare e su vasta scala.

Come riportato da Nick Butler, uno studio pubblicato su Nature e uno pubblicato su Nature Chemistry aprono nuove e interessanti possibilità. Dettagli a parte, le grandi università statunitensi, come le loro controparti britanniche e cinesi, stanno investendo sistematicamente in ricerca nel settore e l’arrivo di una soluzione tecnica industrializzabile è probabilmente giusto questione di tempo.

La messa a punto di una tecnologia competitiva in termini di costo avrebbe conseguenze molto rilevanti sul mondo dell’energia:

  • la capacità di generazione convenzionale di backup per le rinnovabili sarebbe sempre meno necessaria;
  • il solare, che richiede condizioni locali meno stringenti per l’installazione, sarebbe sempre più competitivo non solo rispetto alle altre rinnovabili, ma anche rispetto alle fonti convenzionali, soprattutto per gli usi residenziali;
  • l’elettrificazione dei consumi finali sarebbe ancora più profonda, perché la disponibilità locale di energia da rinnovabili sostituirebbe almeno in parte gli usi termici e, potenzialmente, quelli per mobilità (ma questo dipende dal peso delle batterie);
  • i flussi commerciali di materie prime energetiche potrebbero crescere meno del previsto o addirittura ridursi.

Ad oggi, gli idrocarburi mantengono un saldo margine competitivo ed è difficile dire quando (anni? decenni?) perderanno la propria centralità nei consumi energetici. Di certo, per i Paesi produttori si tratta di un sfida di lungo periodo dai contorni particolarmente preoccupanti: una batteria potrebbe cambiare per sempre la geopolitica dell’energia.

Le implicazioni geostrategiche del non convenzionale

CSIS - New Energy, New Geopolitics: Balancing Stability and LeverageGas e petrolio non convenzionali hanno profondamente cambiato i mercati dell’energia nordamericani. Per il momento, invece, gli effetti a livello globale sono per lo più effetto di speculazione teorica (e qualche volta politica).

Di certo per ora c’è solo la mutata posizione commerciale degli Stati Uniti, che però hanno smesso da tempo di essere il centro della nuova domanda di energia.

Sul tema si è scritto tanto (anche troppo), ma i nuovi studi interessanti non mancano. Segnalo anche io il report del CSIS dal titolo New Energy, New Geopolitics: Balancing Stability and Leverage.

Lavoro approfondito e molto interessante, soprattutto per la creazione di una scenaristica articolata in quattro casi e per l’attenzione specifica alle diverse aree geografiche.

Accordo con l’Iran: per ora pochi effetti sui mercati energetici

First Step Understandings Regarding the Islamic Republic of Iran’s Nuclear ProgramL’accordo tra l’Iran e le potenze mondiali (il 5+1) è stato raggiunto questa notte, dopo mesi di trattative altalenanti. Come riportato dai media, l’accordo prevede uno stop alle attività di arricchimento dell’uranio potenzialmente connesse a scopi bellici.

Quale sarà l’impatto sui mercati energetici, considerando che l’Iran è il quarto Paese al mondo per riserve di petrolio (157 miliardi di barili, 9,4% del totale) e il primo per riserve di gas (36.000 Gmc, 18% del totale)?

Nel breve periodo, l’impatto sul mercato petrolifero sarà molto limitato. In base agli accordi, l’Iran potrà mantenre gli attuali livelli di esportazione (1 milione di barili al giorno, contro i 2,5 di inzio 2012): nessuna improvvisa immissione sul mercato di nuovo greggio liquido, dunque, e nessuna pressione ribassista sulle quotazioni. Almeno per il momento e al netto della volatilità che la notizia potrebbe avere sui mercati dei prossimi giorni.

Nel caso del gas, l’impatto sarà nullo, perché in ogni caso l’Iran non ha effettuato investimenti sufficienti in capacità produttiva e di esportazione per portare sui mercati internazionali le sue enormi riserve con così poco preavviso. Anche in caso di sblocco completo delle sanzioni, occorreranno anni per avere effetti rilevanti sui mercati internazionali.

L’accordo resta in ogni caso un elemento molto positivo non solo per la stabilità regionale, ma anche per i mercati energetici, perché nel breve periodo riduce il rischio di interruzioni dei transiti nell’area del Golfo e nel medio-lungo periodo pone le condizioni per l’arrivo sui mercati energetici di nuova capacità produttiva in grado di far fronte alla crescente domanda asiatica. A vantaggio di tutti i consumatori, oltre che degli iraniani.

Caucaso meridionale: un decennio movimentato

http://www.ispionline.it/sites/defau</a>L’Italia e il <strong>Caucaso meridionale</strong> sono più vicini di quanto lascerebbero supporre i 3.000 km di distanza. E non solo perché in futuro il TAP porterà il gas azerbaigiano arriverà in Italia. Già oggi infatti il 20% dei consumi italiani di petrolio (circa 200.000 barili al giorno) arriva dal Caspio azerbaigiano e transita attraverso l’<a title=oleodotto BTC, che dal 2006 attraversa l’Azerbaigian e la Georgia.

L’inaugurazione del BTC è stato solo uno degli eventi che hanno reso l’ultimo decennio nell’area del Caucaso meridionale un momento cruciale per la storia delle tre repubbliche post-sovietiche della regione: Armenia, Azerbaigian e Georgia.

Capire qualcosa in più delle dinamiche più importanti nella regione può essere utile per valutare meglio i rischi per la sicurezza energetica italiana. Per chi fosse interessato ad approfondire il tema, segnalo una mio report pubblicato oggi dall’ISPI: A Decade in Motion. Southern Caucasus in 2003-2013.