Gazprom aumenta la presenza in Europa

Gazprom accelera le manovre di difesa del mercato europeo Alle prese con la battaglia legale contro l’antitrust europeo, Gazprom accelera il consolidamento della propria presenza sui mercati europei.

In Germania ed Europa orientale, l’azienda russa ha rafforzato la propria presenza nel downstream con l’acquisizione del controllo della joint-venture Wingas da Basf (Sole24Ore, FT), arrivando così a una quota di mercato finale in Germania pari al 20%.

Gazprom acquisirà anche Astora, che controlla alcune attività di stoccaggio in Europa orientale. In cambio, l’azienda tedesca acquisisce l’accesso all’upstream russo, con un 25%  nei campi di Urengoy (e l’opzione per salire al 50%).

Sul fronte midstream, Gazprom ha accelerato sull’accordo per il finanziamento di South Stream, raggiungo ieri durante una riunione tra i soci a San Donato (SQ). Il gasdotto (Gazprom 50%, Eni 20%, Edf e Winstershall 15% ciascuno) dovrebbe essere messo in costruzione a dicembre e completato nel 2015.

Nondimeno, è molto probabile la tempistica reale della messa in fuzione sarà molto più lunga e che la decisione sia funzionale a fare terra bruciata intorno al progetto Nabucco.

Nel complesso, la strategia di Gazprom sembra essere quella di una sempre maggiore interdipendenza con l’Europa, nonostante la crescita della domanda mondiale sia ormai molto più a oriente. I Paesi europei restano però partners molto più affidabili per Gazprom, sia in termini di rispetto dei contratti e della proprietà, sia su un piano più ampio di collaborazione politica.

Inoltre, una maggiore presenza in Germania rende politicamente più arduo il compito della DG Concorrenza nel perseguire l’azienda, anche se è difficile immaginare un’esclation pubblica del confronto tra il governo tedesco e la Commissione.

In prospettiva europea, l’evoluzione sembra tutto sommato positiva: investimenti esteri, accesso all’upstream, garanzia di impegno di lungo periodo del princpale fornitore di gas naturale, pur in una situazione davvero difficile per il mercato europeo. Sembrerebbe che i russi abbiano più fiducia nell’Europa di quanta ne abbiano gli europei.

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