Eni è al 70% privata: ma va?

Eni diventa «privata»: i fondi battono il Tesoro in assembleaI fatti: domenica in assemblea dei soci di Eni Spa i privati partecipanti avevano un pacchetto azionario complessivo superiore a quello dello Stato (CDP e Tesoro hanno il 30,1%), che era in minoranza.

Un numero crescente di soci privati (30,98% delle quote) ha infatto preso parte all’assemblea, soprattutto i fondi di investimento stranieri. Dunque? Tutto nella norma, per una società per azioni. Ma non in Italia, dove l’azionista pesante ha sempre contato su un formidabile moltiplicatore di forze: l’acquiescenza formale.

Fuori luogo il moltiplicarsi di commenti che annunciano con indignazione la privatizzazione di Eni. L’azienda, creata com Ente pubblico nel 1953, è diventata una SpA nel 1992 ed è stata quotata a Milano, Londra e New York dal 1995.

«In poco più di due anni e mezzo il Ministero del Tesoro, con quattro offerte, ha collocato sul mercato circa il 63% del capitale dell’Eni, con un incasso complessivo di oltre 21 miliardi di euro (oltre 41.000 miliardi di lire)», secondo la ricostruzione ufficiale. Un altro 5% è stato venduto nel 2001, fruttando 2,7 miliardi di euro.

Lo Stato è ancora oggi l’azionista di maggioranza (relativa) e può far valere la minoranza di blocco per ogni decisione straordinaria e, come extrema ratio, usare i privilegi connessi alla golden share.

La vera domanda è: è ancora necessario che una quota così alta di Eni sia in mano pubblica? Politicamente, è opinabile. Di certo però in materia di sicurezza energetica la risposta è no.

Perché il gas e il petrolio sui mercati italiani arrivano in ogni caso, proprio perché sono mercati (anche meglio: sono parte di mercati internazionali). Le necessità e il contesto storico sono molto cambiati rispetto agli anni Cinquanta e anche ammesso che sia necessario avere una voce in capitolo sulle decisioni di uno dei tanti operatori del mercato, la golden share è più che sufficiente.

Il resto è solo matenimento di un’ingerenza pubblica che comprime l’efficienza, distorce gli investimenti e la possibilità di creare ricchezza, come dimostrato dalle lunghe resistenze alla separazione da Snam Rete Gas.

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