EastMed – Incognite sul progetto di gasdotto

Is the EastMed gas pipeline just another EU pipe dream?Segnaliamo un post di Simone Tagliapietra dal titolo Is the EastMed gas pipeline just another EU pipe dream? (la risposta è “tendenzialmente sì…”), pubblicato da Bruegel.

Il progetto EastMed si basa su due assunti: il fatto che le importazioni di gas dell’UE continueranno a crescere nei prossimi decenni e il fatto che dal Bacino del Levante saranno disponibili grandi volumi per l’esportazione.

Secondo Tagliapietra (e l’opinione è ampiamente condivisibile), anche se l’import europeo è destinato ad aumentare, in primo luogo a causa del declino della produzione interna, non è assolutamente detto che il gas del Mediterraneo orientale possa essere competitivo. Altri fornitori, a cominciare dalla Russia, saranno probabilmente più concorrenziali in termini di prezzi.

Inoltre, non è detto nemmeno che nella regione si sviluppi nei prossimi anni un potenziale di esportazione sufficiente a giustificare l’investimento in un tubo da parecchi miliardi di dollari con incerte prospettive di utilizzo. La nuova produzione egiziana sarà infatti destinata a soddisfare la domanda interna (che è in crescita e già oggi superiore a quella francese o turca) e a sfruttare i terminali di liquefazione già esistenti (Idku e Damietta, oggi inutilizzati), mentre la produzione israeliana continua ad essere ostacolata da problemi politici e legali e quella di Cipro per il momento parrebbe avere potenzialità meno consistenti del previsto.

Lo sviluppo di un gasdotto che unisca i flussi di Paesi diversi, inoltre, pone dei problemi di cooperazione che forse potrebbero essere superati trovando prima un accordo per l’utilizzo congiunto dei terminali egiziani. Se questa soluzione funzionerà, si potrà successivamente pensare, in una prospettiva di lungo periodo (oltre i 5 anni), a sviluppare un’ipotesi di infrastruttura più costosa e vincolante, se ci sarà abbastanza gas per i consumi regionali e per l’esportazione.

Nel complesso, insomma, EastMed sembra ad oggi avere prospettive di successo simili a quelle del Nabucco.

SEN 2017 – Audizione a Montecitorio

Strategia Energetica Nazionale, audizione a MontecitorioMercoledì 10 maggio le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive hanno svolto l’audizione dei ministri dello Sviluppo economico (Carlo Calenda) e dell’Ambiente (Gian Luigi Galletti) che hanno illustrato la presentazione della Strategia energetica nazionale, a cui seguiranno trenta giorni di consultazione pubblica prima della pubblicazione.

Le slides della presentazione sono scaricabili qui.

EIA – Costo livellato dell’elettricità

Segnaliamo un documento dell’Energy Information Administration statunitense dal titolo Levelized Cost and Levelized Avoided Cost of New Generation Resources, parte dell’Annual Energy Outlook 2017.

Lo studio cerca di valutare la competitività complessiva delle diverse fonti di generazione elettrica stimando il costo attualizzato per megawattora, calcolato considerando la costruzione e l’esercizio di un impianto di generazione nel corso di un determinato ciclo produttivo e finanziario anziché il solo costo marginale.

L’EIA cerca in questo modo di simulare, con diversi orizzonti temporali, le aspettative degli operatori che devono prendere una decisione di investimento. In particolare, si considera il costo livellato dell’elettricità per impianti che entreranno in servizio nel 2019, nel 2022 e nel 2030.

Tra i risultati più interessanti, la conferma della competitività sul mercato statunitense delle centrali a gas, con cui sembra poter concorrere su vasta scala solo l’eolico, pur con tutti i connessi problemi di discontinuità. Il fotovoltaico si conferma, anche nel contesto nordamericano, competitivo solo grazie ai sussidi (v. tabella).

EIA - Costo livellato dell'elettricità

Quanto al carbone, fino a poco tempo fa dominatore assoluto del mix elettrico degli Stati Uniti, le uniche stime disponibili sono quelle per impianti con entrata in servizio nel 2040 e prevedono costi (110-120 $/MWh) assolutamente non competitivi rispetto a gas, eolico, idroelettrico e nucleare. Conti alla mano, per il carbone sembra che la via del declino sia inevitabile, almeno in Nord America.

MiSE – La situazione energetica nazionale 2016

MiSE - La situazione energetica nazionale 2016Segnaliamo la pubblicazione da parte del MiSE dell’edizione 2016 della Situazione energetica nazionale, anticipo rispetto al consueto calendario a causa dell’imminente pubblicazione della nuova Strategia Energetica Nazionale.

I documento compendia tutti i dati relativi alla situazione energetica internazionale e all’andamento dei consumi nazionali, con dati puntuali ed esaustivi su efficienza, dipendenza dalle importazioni (75,6%), prezzi e tassazione.

Scenari energetici di riferimento

Segnaliamo alcuni dei principali scenari energetici disponibili online. Come tipicamente succede alle previsioni con un orizzonte temporale di 20-30 anni, si tratta con ogni probabilità di stime sbagliate, ma che nondimeno hanno il pregio di offrire spunti utili per la riflessione e di esplicitare (almeno in parte) i presupposti su cui si basano le scelte di policy o di investimento attuali e del prossimo futuro.

Tra le pubblicazioni disponibili:

Le 10 compagnie petrolifere più grandi al mondo – 2016

EI - 2016 Petroleum Intelligence Weekly Top 10Energy Intelligence – editore del Petroleum Intelligence Weekly – ha pubblicato l’edizione 2016 della consueta classifica delle 50 compagnie petrolifere più grandi al mondo. La classifica si basa su sei criteri: produzione di petrolio e di gas, riserve di petrolio e di gas, vendite di prodotti e capacità di raffinazione.

Online è possibile visualizzare le prime 10 posizioni. Come negli ultimi 27 anni, al primo posto si trova Saudi Aramco. Uguale all’anno scorso anche la seconda posizione dell’iraniana NIOC, mentre in terza posizione alla cinese CNPC si affianca a parimerito la statunitense ExxonMobil, l’anno scorso quarta. La venezuelana PDVSA si conferma quinta, mentre la britannica BP e la russa Rosneft salgono in sesta posizione, a parimerito. L’anglo-olandese Royal Dutch Shell perde due posizioni, posizionandosi ottava, mentre infine la russa Gazprom e  la francese Total si riconfermano rispettivamente nona e decima.