Segnaliamo che l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha creato una pagina da cui è possibile accedere a tutti gli aggiornamenti e gli approfondimenti che riguardano il mondo dell’energia e la crisi russo-ucraina.
Segnaliamo che l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha creato una pagina da cui è possibile accedere a tutti gli aggiornamenti e gli approfondimenti che riguardano il mondo dell’energia e la crisi russo-ucraina.
Platts (ora nota come S&P Global Commodity) ha pubblicato l’edizione 2021 del Top 250 Global Energy Ranking. Si tratta di una classifica delle società energetiche che include operatori oil&gas, utilities, raffinatori, produttori di carbone, provenienti dalle tre macroregioni del mercato globale: Americhe, Europa-Africa-Medio Oriente, Asia.
La classifica è basata su quattro metriche (attivi patrimoniali, ricavi, profitti, ritorno sul capitale investito), secondo una metodologia specifica di Platts.
Qui sotto è riportata la classifica delle società a cui comunemente si pensa parlando di compagnie petrolifere (tecnicamente, “integrated oil&gas”):
La Commissione europea ha pubblicato l’8 marzo scorso una comunicazione dal titolo REPowerEU: azione europea comune per un’energia più sicura, più sostenibile e a prezzi più accessibili, che mira ad accelerare la decarbonizzazione dell’economia europea, a cominciare dalla riduzione di addirittura due terzi delle importazioni di gas dalla Russia entro la fine del 2022.
A pesare sulle prospettive di fattibilità del progetto, a parte il fatto che il gas russo ha un costo di produzione decisamente inferiore a qualunque altra fonte di importazione disponibile, vi sono diversi fattori.
Sulla questione fa il punto uno studio dell’Oxford Institute for Energy Studies, The EU plan to reduce Russian gas imports by two-thirds by the end of 2022: Practical realities and implications, che indica tra i principali problemi del piano europeo l’effettiva disponibilità di volumi di GNL (che andrebbero reindirizzati dai mercati asiatici), la capacità degli altri fornitori via tubo dell’Europa di sostenere per tutta l’estate livelli produttivi nettamente superiori alle previsioni, nonché la concreta disponibilità di margini di flessibilità sul lato della domanda.
Aggiornamento: sulla questione, si segnala anche il post di RIE Energia dal titolo Le risposte energetiche alla crisi ucraina e lo spettro delle emissioni, firmato da Alberto Clô, che nell’analizzare la situazione conclude notando come emerga “un quadro generale in cui non si riuscirà sostanzialmente a liberarci in tempi brevi dal gas russo, mentre continueranno ad aumentare emissioni e prezzi dell’energia“.
Analizzando un eventuale stop alle importazioni europee di energia dalla Russia, l’attenzione va sempre alle criticità legate all’ipotesi di affrontare il prossimo inverno senza gas russo, date le rigidità infrastrutturali e l’alta dipendenza di tutta l’Europa centro-orientale.
Tuttavia, anche fare a meno di petrolio e carbone russi si rivelerebbe un problema, difficile da gestire e costoso. Un interessante studio di Bruegel mostra che, con tutte le complessità e gli oneri del caso, i Paesi europei potrebbero farcela.
Certo, a che prezzo e con quali impatti inflattivi sulle prospettive di crescita non rosee dell’Unione è un altro discorso.
Per chi volesse analizzare quanto sta accadendo all’approvvigionamento europeo di gas, si può trovare qualche utile riferimento statistico (aggiornato al giorno prima):
Per chi volesse cambiare unità di misura rispetto ai dati pubblicati, consiglio lo Unit Converter di Fluxys.
È stato reso pubblico il secondo numero della nuova serie del focus sulla sicurezza energetica relativo al periodo maggio/agosto 2021, realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).