L’Azerbaigian e il Corridoio meridionale

Il tema della diversificazione degli approvvigionamenti europei di gas e del potenziale ruolo del Corridoio meridionale del gas tornano ciclicamente alla ribalta con l’arrivo della stagione fredda.

Pipeline Politics in Southeastern Europe (© Center for American Progress)

L’Azerbaigian, agli onori delle cronache in questi giorni per il tragico incidente alla piattaforma di Guneshli, è al momento l’unico fornitore di gas per il Corridoio meridionale, destinato a portare 10 Gmc all’anno di gas in UE, di cui 8 in Italia attraverso il TAP.

Per chi volesse approfondire al questione, tra i tanti volumi pubblicati sul tema, segnalo Azerbaijan and the New Energy Geopolitics of Southeastern Europe, curato da Margarita Assenova e Zaur Shiriyev. Nonostante nel taglio traspaiano inevitabilmente gli incarichi istituzionali dei due curatori, i contenuti sono ricchi di informazioni e di spunti.

Dalla prospettiva italiana, forse il capitolo più interessante è quello dedicato alla costa orientale dell’Adriatico: The Southern Gas Corridor’s Adriatic Prospects: Slovenia, Croatia and Montenegro, di Fabio Indeo dell’Università di Camerino. Spesso negletta, la sponda balcanica dell’Adriatico è destinata da un significativo sviluppo economico e infrastrutturale, che può avere ricadute di rilievo anche per l’Italia.

Stop al gas russo verso l’Ucraina: nessun problema per l’UE

Ukraine stops buying Russian gas, but Gazprom says it cut off serviceArriva il freddo e immancabilmente ritorna il tira e molla sulle forniture del gas tra Kiev e Mosca. I consumi giornalieri aumentano e parte del mercato europeo – tra cui l’Italia – continua a dipendere dal transito del gas russo attraverso l’Ucraina. Una situazione che conferisce al governo di Kiev un potere di ricatto, paradossalmente aumentato dalla crescente dipendenza del nuovo governo ucraino dal sostegno internazionale. La debolezza strutturale delle finanze pubbliche ucraine e la necessità per i governi europei di non mostrare pentimento per il sostegno al cambio di regime del 2014 legano infatti le mani alle parti.

L’operazione era già riuscita l’anno scorso, quando il governo di Kiev era riuscito a farsi pagare dall’Europa 3,1 miliardi di dollari per saldare i debiti con Gazprom più altri 1,5 miliardi per pagare in anticipo il gas russo destinato al mercato ucraino. Lo scopo per l’UE era quello di evitare che Naftogaz, non ricevendo più gas da Gazprom per via della morosità, si rifacesse utilizzando il gas destinato ai clienti europei stoccato nei giacimenti della parte orientale del Paese.

Ukrainian Gas Pipelines (© National Gas Union of Ukraine)

A inizio ottobre di quest’anno, la storia si è ripetuta. Naftogaz ha ricevuto un nuovo contributo europeo di 500 milioni, serviti per comprare 2 Gmc di gas russo necessari a riempire gli stoccaggi. A staccare l’assegno, la Banca Europea degli Investimenti e la Banca Mondiale.

In parallelo agli esborsi europei per pagare le importazioni di gas ucraine procede, peraltro, il sostegno fornito a Kiev dal Fondo Monetario internazionale, che ha già trasferito 10 miliardi di dollari , a cui si aggiungeranno altri 7,5 miliardi se saranno adottate almeno in parte le riforme richieste, tra cui la revisione dei prezzi del gas ai clienti finali.

La notizia di ieri dell’interruzione da parte di Naftogaz dell’acquisto di gas da Gazprom è collegata al fatto che il governo di Kiev ha finito i soldi per pagare nuove forniture. A differenza di quanto avrebbe detto Alexei Miller, però, non ci saranno problemi per l’approvvigionamento europeo di gas.

 consumi di gas in Ucraina e la capacità di stoccaggio utilizzata

Il fabbisogno ucraino di gas è infatti crollato a causa della crisi economica: nei primi otto mesi del 2015, l’Ucraina ha consumato il 30% di gas in meno rispetto allo stesso periodo del 2014. E si tratta del quarto anno consecutivo di calo. Dato che la produzione interna ucraina è rimasta invariata, la necessità di gas importato è fortemente diminuita.

Allo stesso tempo, gli stoccaggi ucraini a fine ottobre erano più pieni dell’anno scorso e a livelli analoghi a quelli del 2013. Non sembrano dunque esserci, come nel corso dell’ultimo inverno, le condizioni affinché si presentino problemi nella stabilità dei flussi di gas russo verso l’UE.

Per Gazprom, è naturale gridare all’allarme per ricordare ai governi europei la rilevanza del transito attraverso la rete ucraina. Per il governo di Kiev, la bandiera della sicurezza energetica europea è un utile strumento per chiedere nuovo sostegno agli sponsor europei. Per i governi europei, dunque, occorre sangue freddo e la capacità di immaginare misure affinché il ricatto ucraino non si ripresenti – puntuale – anche nei prossimi autunni.

SLIDES – I regimi sanzionatori contro i Paesi esportatori di energia

I regimi sanzionatori contro i Paesi esportatori di energia: i casi di Iran, Libia, Russia e SiriaSono disponibili qui le slides relative alla lezione «I regimi sanzionatori contro i Paesi esportatori di energia: i casi di Iran, Libia, Russia e Siria», tenuta martedì 20 ottobre presso l’Università degli Studi di Trento, nell’ambito del corso avanzato di diritto dell’Unione Europea «Sanzioni dell’Unione Europea e tutela giurisdizionale».

Le slides ricostruiscono brevemente i casi delle sanzioni imposte all’Iran (1979 e 2011), alla Libia (1992-2003), alla Russia (2014) e alla Siria (2011). Per ogni caso, sono analizzati la rilevanza per i mercati internazionali e per i Paesi sanzionatori, il livello di dipendenza dalle esportazioni energetiche e l’impatto delle sanzioni.

Questa lezione è il seguito della lezione Mercati energetici e regimi sanzionatori: gli aspetti strutturali, tenuta il 19 ottobre.

SLIDES – Mercati energetici e regimi sanzionatori: gli aspetti strutturali

Mercati energetici e regimi sanzionatori: gli aspetti strutturaliSono disponibili qui le slides relative alla lezione «Mercati energetici e regimi sanzionatori: gli aspetti strutturali», tenuta lunedì 19 ottobre presso l’Università degli Studi di Trento, nell’ambito del corso avanzato di diritto dell’Unione Europea «Sanzioni dell’Unione Europea e tutela giurisdizionale».

Le slides si focalizzano sul concetto di sanzione e sui limiti che i decisori politici incontrano nel formulare i regimi sanzionatori. In particolare, data la dipendenza dalle importazioni di gas e petrolio, le economie occidentali incontrano forti limitazioni sia nella portata delle sanzioni sia nel novero dei Paesi che è possibile sanzionare senza mettere a rischio la sicurezza energetica delle economie industrializzate.

Nondimeno, considerando che la grande maggioranza dei Paesi esportatori dipende dalle rendite derivanti dalle esportazioni ed è dunque molto vulnerabile rispetto a una loro riduzione, i regimi sanzionatori possono in alcuni casi rappresentare un elemento utile nell’ambito di un’azione più ampia.

Questa lezione è stata seguita dalla lezione I regimi sanzionatori contro i Paesi esportatori di energia: i casi di Iran, Libia, Russia e Siria, tenuta il 20 ottobre.

SLIDES – Politiche energetiche e ambientali dell’UE

Politiche energetiche e ambientali dell'UESono disponibili qui le slides relative alla lezione «Politiche energetiche e ambientali dell’UE», tenuta sabato 3 ottobre presso il Nuovo Istituto di Business Internazionale della Camera di Commercio di Milano, nell’ambito del corso Business Focus Europa.

Le slides si focalizzano sul contesto globale dei consumi energetici, sull’andamento dell’approvvigionamento energetico delle principali economie europee e sulla sua dimensione economica. La dimensione ambientale è analizzata soprattutto come una variabile chiave per spiegare le scelte di politica energetica a livello europeo.

Forniture di gas russo all’Europa: nuovi progetti, nuove dispute?

The EU-Russia gas relationship: New projects, new disputes?Segnalo uno studio di Marco Siddi dal titolo The EU-Russia gas relationship: New projects, new disputes?, pubblicato da Finnish Institute of International Affairs.

Il lavoro ricostruisce la situazione dell’approvvigionamento di gas europeo dalla Russia negli ultimi dieci anni, mettendo in evidenza gli elementi di continuità nella relazione. Dato il calo della produzione europea e la capacità di esportazione russa, UE e Russia sono destinati a restare fortemente interdipendenti dal punto di vista energetico perlomeno fino alla fine del prossimo decennio.

Condivisibilmente, Siddi sottolinea come sia interesse inevitabile delle due parti arrivare a un compromesso su tutti i tavoli di confronto, dall’Ucraina allo sviluppo del sistema infrastrutturale, alle regole del mercato del gas in UE. Allo stesso tempo, l’UE dovrebbe interconnettere meglio i Paesi dell’Europea orientale, per ridurne la vulnerabilità rispetto ai rischi di interruzione del transito attraverso l’Ucraina.

Russian gas export pipelines to the EU, 2014. Source: Bruegel, 2015.

Siddi mette infine l’accento sull’opportunità offerta dalle politiche di decarbonizzazione dell’economia europea, che riducendo le importazioni di combustibili fossili inevitabilmente ridurrebbero la dipendenza europea dalle forniture russe.

Su quest’ultimo punto non mi trovo completamente accordo. Al netto delle considerazioni sui costi e sui modi della decarbonizzazione, se è vero che l’aumento della produzione da rinnovabili riduce la dipendenza dalle importazioni e dunque la vulnerabilità, ci sono due punti da sottolineare.

Non tutte le fonti fossili sono uguali e il gas è quella ritenuta avere il minor impatto climatico, dunque potrebbe risentire proporzionalmente meno delle altre. Secondo quanto sostenuto da Laura Cozzi durante il 15° Italian Energy Summit, secondo le più aggiornate previsioni della IEA il gas naturale è l’unica fonte fossile che vedrà crescere i consumi in Europa entro la fine del prossimo decennio.

Inoltre, è anche in un contesto di riduzione delle importazioni di gas, non tutti i fornitori hanno uguali costi di produzione e dunque in un mercato che si restringe a essere buttati fuori sono in primo luogo i produttori meno competitivi, soprattutto in un contesto sempre più concorrenziale come quello europeo.

Date le riserve, l’aspettativa di vita dei giacimenti già coltivati, i costi medi di produzione e trasporto, la Russia ha un vantaggio competitivo notevole rispetto ai propri concorrenti e in un contesto di contrazione delle importazioni europee potrebbe facilmente veder crescere la propria quota di mercato.

Di certo, in ogni caso, nei prossimi anni l’UE continuerà ad aver bisogno del gas russo e la Russia ad aver bisogno dei soldi europei. Partendo da questo dato di fatto, una soluzione soddisfacente alle diverse questioni aperte tra UE e Russia – questione ucraina, procedimento contro Gazprom, sviluppi infrastrutturali – è senza dubbio alla portata dei decisori politici.