Errare humanum, perseverare… Report!

imagesCi risiamo. Report, il programma d’indagine di Rai 3 torna a parlare di energia e, ancora una volta, lo fa in maniera in parte discutibile. Per diverse ragioni.

In primo luogo, come sottoliena pure la Staffetta Quotidiana, rivista specializzata del settore energetico, lo fa con una puntata “patchwork”, dove il giornalista affastella una serie di temi piuttosto eterogenei. Sotto il titolo “Il gran caldo“, infatti, si parla degli investimenti in fonti rinnovabili fatti dai Paesi arabi, delle possibili malversazioni di Enel in Romania, dell’inquinamento ambientale provocato dall’impianto a carbone di Brindisi, dell’evasione dell’IVA tramite l’acquisto di diritti di emissione di CO2, dell’incerto funzionamento del meccanismo dei certificati bianchi per l’efficienza, della generazione distribuita, dei SEU e della riforma delle tariffe elettriche.

Insomma, si toccano temi che richiederebbero parecchie ore per una trattazione adeguata.

E nel calderone, inevitabilmente, si fanno errori o quanto meno si dicono delle mezze verità e delle imprecisioni che possono disorientare o indirizzare – spero non volutamente – lo spettatore verso certe conclusioni.

Senza pretesa di completezza, dunque, vorrei indicare alcuni dei punti critici della puntata:

  • min. 3: Maugeri è poco preciso a dire che il calo del prezzo del greggio è dovuto alla decisione OPEC di non ridurre la produzione. In realtà il calo era già iniziato a luglio/agosto a seguito del rallentamento della domanda mondiale e della forte crescita della produzione non OPEC (qui mi viene il dubbio che Maugeri sia stato tagliato nell’intervista e stesse dicendo anche altro);
  • min. 9: dire che il fotovoltaico è meno costoso del gas naturale per la produzione di energia elettrica è quanto mai curioso. Dipende da un numero enorme di ipotesi. Se così fosse perchè sarebbero necessari tutti questi sussidi? Credo che anche qui Maugeri sia stato tagliato e abbia detto cose diverse.
  • min. 10: nonostante i vari annunci contenuti nella Strategia Energetica Nazionale del 2013 e alcune novità legislative recenti, l’Italia non sta puntando nei fatti molto sulla produzione domestica di idrocarburi: negli ultimi 10-15 anni l’attività di esplorazione e trivellazione si è molto ridotta e anche la produzione nazionale è calata (rimando al rapporto del Mise p. 21 e segg.). Sul numero di occupati potenziali non mi esprimo, ma bisogna vedere con attenzione che cosa comprende il dato saudita e ricordare che l’attività estrattiva saudita è inevitabilmente più produttiva di quella italiana per ragioni geologiche e quindi ha di per sè bisogno di meno lavoratori per unità di greggio prodotta;
  • min. 11: attenzione al concetto di grid parity: è evidente che se il consumatore-produttore non deve pagare gli oneri generali di sistema e i costi di dispacciamento, che lui stesso contribuisce a creare, sarà avvantaggiato e potrà dire di essere “competitivo”;
  • min. 40-42: si ricordi che l’idrogeno non è disponibile tale quale in natura e che  per  produrlo si usa energia. Se questa è prodotta con fonti fossili, l’inquinamento, in tutto o in parte, è semplicemente spostato da un posto a un altro. In particolare, oggi l’idrogeno è prodotto soprattutto da metano, con emissione di anidride carbonica;
  • min. 45: come prima si dice che l’energia prodotta in modo distribuito con questo cogeneratore o con il fotovoltaico costerebbe di meno. Ma per chi? Per il singolo, che riceve dei sussidi, che non paga la rete che comunque continuerà a usare e neppure gli oneri generali di sistema che garantiscono la sicurezza del sistema, il sostegno ai consumatori deboli, il supporto alle rinnovabili e l’IVA per lo Stato. Per la comunità nel suo complesso, dunque, non è detto che la generazione distribuita costi di meno;
  • min. 46: attenzione alla differenza fra le tasse sull’energia (l’IVA) e gli oneri di sistema: sono concettualmente diversi;
  • min. 46: il fotovoltaico non produce di notte e quindi in presenza di un embargo del gas il condominio resterà pure esso senza energia;
  • min. 47-48: non tutti gli occupati della green economy di qualche anno fa erano così qualificati: alcune migliaia erano semplici installatori. E in ogni caso ci si dimentica che il settore elettrico italiano ed europeo di oggi è in forte eccesso di capacità e installare nuovi impianti sarebbe uno spreco, oltre che un danno per gli investitori passati (tra cui ci sono anche i piccoli azionisti di Enel, Edison, Eni, A2A, ecc.);
  • min 49: attenzione alla differenza tra efficientarsi, ossia consumare meno energia per fare le stesse cose, e installare impianti a fonti rinnovabili, che permetteno di produrre più energia;
  • min. 50: l’intervista alla Poletti è proprio fatta male e non le permette di esprimersi bene: qui secondo me c’è stata poca correttezza da parte del giornalista.

Nell’ultima parte della puntata si tocca il punto della riforma della bolletta e la si critica, ma siamo davvero sicuri che lo si faccia a ragione? Qui un pezzo che affronta alcuni dei temi legati alla riforma delle tariffe, in particolare l’idea che in presenza di molta generazione distribuita, la rete debba essere pagata di più in base alla potenza sottoscritta – e quindi con quote fisse- che in base ai consumi. Dietro a tanto dibattito si nasconde in sostanza una redistribuzione dei costi, con implicazioni politiche forti (si veda questo altro contributo).

Insomma, speriamo che la prossima volta Report faccia un po’ meglio il suo mestiere, in particolare quando riporta le interviste fatte.

Slides – La generazione distribuita

La generazione distribuitaUno dei maggiori cambiamenti registrati nel settore elettrico negli ultimi anni è rappresentato dalla forte crescita della generazione distribuita, ossia dall’insieme di impianti connessi in media e bassa tensione.

Solo in Italia questi sono passati da circa 4 GW di potenza installata e 12-15 TWh di produzione annua nei primi anni 2000, fino ad arrivare nel 2012 a circa 30 GW di potenza e quasi 60 TWh di produzione. In meno di 10 anni sono passati perciò dall’essere marginali al rappresentare circa 15-18% della produzione nazionale.

Il loro impatto sul sistema non può dunque più essere trascurato. Per chi ne volesse sapere qualcosa di più, rimando alla presentazione che ho proposto due giorni fa al gruppo di lavoro Energia e ecologia dell’ALDAI a Milano: La generazione distribuita (N. Rossetto – 23 10 2014).

La crisi delle utility richiede nuovi modelli per il mercato elettrico

Stefano Verde - The distributional implications of support for renewable electricityNel post di ieri abbiamo parlato della crisi che ha colpito una delle utility italiane, Sorgenia.

Guardandosi intorno, tuttavia, ci si accorge che il problema è gobale e sta colpendo molti Paesi economicamente avanzati, dove il rallentamento della domanda per motivi macroeconomici e per la maggiore efficienza energetica da una lato e lo sviluppo della generazione distribuita dall’altro stanno erodendo sia i volumi che i prezzi, che le utility energetiche possono praticare, col risultato che queste non riescono a coprire i loro costi e stanno notevolmente riducendo i loro investimenti sia in generazione che nelle reti di trasporto e distribuzione.

Il problema, va sottolineato, non riguarda solo i produttori, ma anche gli stessi consumatori, perchè l’avvento della generazione distribuita ha effetti redistributivi importanti: la famiglia povera che non ha i 5 o 6.000 euro per installare un pannello fotovoltaico sussidia in bolletta la famiglia benestante che lo fa.

Insomma, è necessario un ripensamento del mercato elettrico e della sua regolazione, se si vuole riuscire a produrre energia elettrica in modo efficiente, sicuro, sostenibile e alla portata di tutti.

Di seguito trovate alcuni link a delle possibili letture apparse di recente sul tema su Forbes, The Economist, The Rocky Mountain Institute e The Electric Power Research Institute.