Canale di Panama, ripartono i lavori

gCapitain - Panama Canal Work to Restart ThursdayL’Autorità del Canale di Panama ha annunciato che i lavori per il terzo set di chiuse riprenderanno giovedì 20 febbraio, dopo diverse settimane di blocco a causa di un contenzioso con il consorzio GUPC, guidato dalla spagnola Sacyr e dall’italiana Salini Impregilo.

Il contenzioso riguarda la richiesta da parte del consorzio di ulteriori 1,6 miliardi di dollari per far fronte ai costi aggiuntivi emersi in corso d’opera.

L’espansione del Canale di Panama dovrebbe essere ultimata nel 2015 e dovrebbe portare a un significativo aumento dei traffici, grazie alla possibilità di far transitare navi più grandi. In particolare, grazie all’espansione potranno transitare da Panama le metaniere provenienti dagli Stati Uniti e dirette in Asia orientale.

Panama: interrotte le trattive con Sacyr e Impregilo

ANSA - Canale Panama: Autorità interrompe trattative Secondo quanto riportato da Reuters e Ansa, l’Autorità per il Canale di Panama ha sospeso le trattative con il consorzio incaricato dell’espansione del canale e guidato dalla spagnola Sacyr e dall’italiana Salini Impregilo, riunite nel consorzio GUPC.

Il consorzio ha già completato il 70% dei lavori e per ultimare l’opera ha richiesto un’integrazione di 1,6 miliardi di dollari rispetto al preventivo iniziale. L’Autorità si è tuttavia opposta e le trattative degli ultimi mesi non sono riuscite a portare a un accordo, nonostante l’impegno diretto dei vertici politici panamensi ed europei.

I lavori sarebbero dovuti terminare a metà 2015, ma a questo punto c’è il rischio concreto di uno slittamento significativo. Anche perché un contenzioso legale diventerebbe inevitabile, mentre il non meglio precisato “piano B” dell’Autorità per completare l’opera dovrebbe misurarsi con l’0struzionismo delle imprese estromesse.

È ancora possibile che si tratti di una mossa negoziale per ridurre gli esborsi, ma se davvero si arrivasse a un ritardo significativo nei lavori, le perdite per Panama sarebbero notevoli. Secondo le stime di GUPC riportate da Ansa, le perdite per l’Autorità sarebbero di due miliardi di dollari all’anno per ogni anno di ritardo nell’espansione.

Il ritardo nella realizzazione del Canale potrebbe avere inoltre conseguenze significative per lo sviluppo delle attività di esportazione di GNL statunitense, che per raggiungere i mercati asiatici dovrebbe transitare proprio dal Canale a bordo di metaniere di grandi dimensioni.

Il Canale di Panama e il GNL statunitense

Reuters - UPDATE 2-Panama presses Spain and Italy to resolve canal cost rowLa crescita del non-convenzionale statunitense e il prezzo interno ampiamente inferiore alla media mondiale hanno spinto inevitabilmente i produttori nordamericani a guardare con crescente interesse all’ipotesi di esportare GNL.

Il grosso della capacità produttiva è concentrato nella parte orientale del Paese, mentre i mercati coi prezzi più alti sono quelli dell’Asia Orientale. Per raggiungere quei mercati mantenendo margini interessanti, l’unica soluzione è quella di far transitare le metaniere attraverso il Canale di Panama.

Per accogliere il traffico delle metaniere Panama ha tuttavia bisogno di una espansione, il terzo canale, attualmente in fase di realizzazione. La costruzione dovrebbe concludersi nel 2015, ma nei giorni scorsi ha fatto parecchio clamore il contenzioso tra le ditte appaltatrici e il governo panamense.

Il consorzio incaricato della costruzione, guidato dalla spagnola Sacyr e dall’italiana Salini Impregilo, ha chiesto ulteriori 1,6 miliardi di dollari all’Autorità per il Canale, che nel 2009 aveva commissionato l’opera per 3,2 miliardi.

Il governo panamense sta ricorrendo alle pressioni diplomatiche su Roma e Madrid per spingere a un compromesso. Vista la centralità del Canale per l’economia panamense, ci sono pochi dubbi sul fatto che un accordo sarà raggiunto a breve, ma resta l’incognita della ripartizione dei costi.

La vicenda non dovrebbe dunque avere ripercussioni sulla tempistica di sviluppo delle attività di esportazione del GNL statunitense, ma mette ancora una volta in luce l’importanza dei punti di transito e dei colli di bottiglia nello sviluppo dei traffici energetici via mare.