Produzione petrolifera: costi di estrazione e breakeven

Segnalo un’interessante tavola sui costi di estrazione medi del petrolio per tipo di giacimento e area geografica di produzione, coi relativi volumi prodotti, pubblicata da Unione Petrolifera in occasione del tradizionale preconsuntivo petrolifero annuale.

UP - Costi di estrazione a breakeven con BrentConsiglio la lettura di tutte le slides del preconsuntivo, che contengono anche altri dati interessanti sullo scenario internazionale e sulla situazione italiana.

Attrezzature di perforazione e sicurezza informatica

Aitor Couce Vieira, Siv Hilde Houmb, David Rios Insua - A Graphical Adversarial Risk Analysis Model for Oil and Gas Drilling CybersecuritySegnalo un interessante paper dal titolo A Graphical Adversarial Risk Analysis Model for Oil and Gas Drilling Cybersecurity, che sarà presentato domani al GraMSec 2014.

L’argomento suona un po’ esoterico, ma il ruolo crescente delle tecnologie informatiche nelle attività di perforazione non solo ha aumentato la produttività e diminuito i costi, ma ha anche creato un nuovo tipo di vulnerabilità.

Per i non adetti ai lavori, interessanti soprattutto le prime due pagine, che contengono riflessioni utili per tutto il settore energetico.

La tassazione della produzione in Italia

INGRANDISCI - La pressione fiscale sulla produzione di idrocarburi

Segnalo un’interessante ricerca di Normisma Energia su La tassazione della produzione di gas e petrolio in Italia.

Dallo studio, risulta che pressione fiscale sulla produzione di idrocarburi è del 64%: non esattamente un incentivo a investire.

Se poi si considerano i tempi biblici per tutte le fasi amministrative, il quadro non è roseo. «Per ottenere un’autorizzazione per la fase esplorativa si attende, infatti, oltre il 70% in più rispetto alla media globale, ed il ritardo aumenta ulteriormente per la fase di coltivazione, dove un’autorizzazione può essere concessa in oltre 9 anni, contro una media di 4 all’estero».

Insomma, anche se la dipendenza dalle importazioni è largamente dovuta a fattori geologici, i disincentivi agli operatori fanno la loro parte.

Ombrina a mare: quanto è difficile investire in Italia

Ombrina Mare Exploration and DevelopmentIl caso della concessione di Ombrina mare è un pezzo di teatro dell’assurdo: godibile, se non fosse cronaca. Medoilgas Italia ha ottenuto dal MiSE il permesso di coltivazione a dicembre 2012 e la VIA (con le prescrizioni del caso) nel gennaio 2013 (qui la documentazione).

Più di tre anni per arrivare in fondo e già qui ci sarebbe da ridire: il problema però è che il Ministero dell’ambiente ha poi cambiato idea su una propria decisione precedente, bloccando tutto.

Come riporta il Sole24Ore, «nell’ottobre 2012, la Direzione valutazioni ambientali disponeva l’assoggettamento del progetto all’Aia (autorizzazione integrata ambientale) solo dopo il quarto anno di esercizio. Si riteneva dunque sufficiente il parere positivo della Commissione di Valutazione impatto ambientale, anche allo scopo di evitare “aggravi procedimentali” alla luce del decreto semplificazione 5/2012».

Peccato però che, una volta arrivata la VIA, al Ministero qualcuno abbia cambiato idea. Senza che infatti nulla nel progetto fosse cambiato, il 9 luglio è stato richiesto a Medoilgas Italia di imporre immediatamente la procedura di AIA, a differenza di quanto già stabilito. Imponendo costi e ritardi evitabili, come ha fatto notare Medoilgas Italia (che a scanso di equivoci si è comunque detta pronta ad affrontare il procedimento).

A pensar male, si potrebbe tracciare un collegamento tra la decisione del Ministero e le elezioni regionali in Abruzzo, che dovrebbero tenersi per la fine dell’anno. A vedere il modo ideologico con cui l’argomento Ombrina mare è affrontato (con sano disprezzo per la realtà), di certo se ne sentirà parlare in campagna elettorale e la tentazione di cavalcare la questione sarà forte per diversi politici.

Beninteso, non voglio entrare nel merito dei procedimenti, ma appare evidente a chiunque che a queste condizioni fare un investimento in questo Paese purtroppo rasenti il masochismo, tanto che per il rischio politico il Times ha equiparato l’Italia a «alcune parti dell’Africa [e] a certi Paesi del Sudamerica». Purtroppo, difficile dargli torto.