Energie per l’Italia del futuro

Energie per l’Italia del futuroSegnalo un’interessante conferenza dal titolo Energie per l’Italia del futuro, in programma per il 22 Magggio a Ravenna. L’incontro è parte di una tre giorni dal titolo Fare i conti con l’ambiente, giunta quest’anno all’ottava edizioni.

La conferenza, introdotta da Davide Giusti e Paolo Errani, sarà suddivisa in cinque turni tematici:

  1. Uomini e altri animali (Enrico Alleva, etologo dell’Istituto Superiore di Sanità);
  2. L’energia dei nonni: Carlo Maria Cipolla, seduzioni intellettuali (Davide Tabarelli, Nomisma Energia, e Luigi Pedrazzi, Associazione Il Mulino);
  3. Energie pubbliche, energie private: investitori, mercati, forniture (Raffaella Di Sipio, fund investor);
  4. L’ape e il comunista: appunti di storia politica e culturale (Umberto Minopoli, Ansaldo Nucleare);
  5. Energia per l’Italia del futuro (Federico Testa, Commissario Enea, e on. Gianluca Benamati, X Commissione Attività Produttive).

Un evento senza dubbi curioso e stimolante. Se siete in zona, l’appuntamento è per venerdì 22 maggio 2015, dalle 10:00 alle 13:00, presso il Palazzo Rasponi dalle Teste in Piazza Kennedy a Ravenna.

Scala Mercalli: una buona puntata con qualche precisazione

Scala_MercalliA qualcuno potrà sembrare che stia facendo una crociata contro Rai 3 (vedi qui e qui). Non è così. Tuttavia, la puntata di sabato di Scala Mercalli, mi ha dato lo spunto per alcune osservazioni e precisazioni che ritengo utili avanzare ai nostri lettori e solleticare il loro senso critico.

Infatti, sebbene il livello della puntata sia insolitamente alto per un programma televisivo – in particolare è apprezzabile come si spieghino con precisione di linguaggio e pazienza vari concetti legati al clima e all’inquinamento – qualche cedimento si registra quando si passa ai ragionamenti di tipo più economico e di prescrizioni di policy.

Primo, quando attorno al minuto 55 si parla di idrocarburi, si arriva a sostenere che l’estrazione dello shale non ha senso nè in termini energetici, nè in termini economici: curisoso che diverse imprese ci abbiano investito quasi mille miliardi di dollari. Forse è lecito avere dei dubbi. 🙂

Certo, il rendimento energetico dell’estrazione di idrocarburi non convenzionali è inferiore a quello che si ha oggi nei ricchi campi sauditi o che si aveva nei giacimenti del Nord America che venivano sfruttati 80-90 anni fa, ma contemporaneamente è aumentata molto l’efficienza delle macchine che usano quegli idrocarburi: il valore economico di una singola unità fisica di petrolio o gas disponibile per il consumo finale è dunque molto aumentata, perchè con essa riesci a ottenere maggiori servizi energetici.

Bisogna poi non confondere le risorse con riserve: la Terra contiene sì un ammontare finito di risorse di idrocarburi, ma le riserve non sono “finite” a priori. La tecnologia e le preferenze dei consumatori possono rendere più o meno sfruttabili economicamente certe risorse, che quindi possono trasformarsi o meno in riserve.

Secondo, quando attorno al minuto 70 si presenta il caso danese e lo si esalta così tanto, si omette forse di notare che:

  • la resa energetica dei pannelli fotovoltaici in Danimarca è probabilmente inferiore a quella dell’estrazione di gas da scisto (il fattore di carico sarà circa 800-900 ore l’anno);
  • la Danimarca è un discreto produttore di petrolio e gas naturale e possiede una quantità di vento e di spazio dove coltivare piante e animali notevole (bassa densità di popolazione, piovosità che favorisce la crescita delle biomasse, ecc.), che altri paesi non hanno;
  • la Politica Agricola Comune probabilmente facilita non poco i progetti “verdi” danesi, in quanto tende a sussidiare l’allevamento di bovini e la produzione di cereali in modo sproporzionato;
  • non si dimentichi che il metano rilasciato dalla digestione degli animali da allevamento (bovini in primis) è un potente gas a effetto serra (le scoregge fanno male al clima 🙂 );
  • l’Italia ha un mix elettrico non meno verde della Danimarca, dato che nel 2014 circa il 40% della elettricità prodotta è venuta da rinnovabili.

Infine, quando attorno al minuto 100 si parla di abitazioni efficienti e si porta il caso dell’Appenino bolognese, non viene evidenziato il costo delle case efficienti. L’intervistato parla di un 10% in più. Tradotto in soldi, se una casa normale costa 250-300.000 euro, ciò significa 25-30.000 euro in più. Non sono pochi e ciò implica che per recuperare l’investimento addizionale, che ovviamente solo le famiglie più benestanti possono permettersi, servono, a spanne 15-20 anni (gli intervistati parlano infatti di un risparmio sulle bollette di 1.000-1.500 euro l’anno).

Non si indaga poi il fatto che bruciare legna non è necessariamente più pulito che bruciare metano: se le caldaie non sono avanzate, la quantità di particolato e di ceneri rilasciate non è poca.

Non sono contro l’efficienza energetica, ci mancherebbe, ma bisognerebbe stare attenti a riportare tutti i lati della medaglia quando si vuole informare correttamente il pubblico.

Ps: resta un peccato che la Rai continui a trasmettere i suoi programmi di approfondimento scientifico-culturale prevalentemente il sabato sera, quando la maggior parte degli adolescenti e dei giovani tende a uscire. Credo bisognerebbe essere più coraggiosi nelle scelte del palinsesto: se stimolato adeguatamente, il pubblico risponderà.

La UE sulla buona strada per centrare gli obiettivi al 2020

AEA - Politiche efficaci per raggiungere gli obiettivi UE in materia di clima ed energia 2020. Necessità di maggiore spinta per il 2030 Sulla scia dell’accordo raggiunto dal Consiglio europeo circa gli obiettivi energetici e climatici al 2030, l’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) ha pubblicato un dettagliato rapporto in cui si mostra come la UE sia sostanzialmente in linea con gli obiettivi che 7 anni fa si è data per il 2020.

Scorrendo il testo si apprende che in base ai dati preliminari per il 2013, le emissioni di gas ad effetto serra sono state dell’1,8% più basse rispetto al 2012 e circa il 19% inferiori al livello di riferimento, rappresentato dal 1990. Supponendo che gli stati membri attuino appieno le norme già adottate, la Aea immagina che nel 2020 la UE supererà nettamente l’obiettivo che si è dato, facendo registrare un -24%.

Analogamente, per le fonti rinnovabili i dati definitivi del 2012 indicano che esse hanno già raggiunto una quota pari al 14,1% del consumo finale lordo di energia, 2 punti percentuali in più rispetto ai valori intermedi previsti dagli accordi europei. Anche qui, assumendo che gli stati continuino a impegnarsi e a rispettare i piani nazionali adottati, si prevede che nel 2020 la quota di rinnovabili nel mix energetico superi l’obiettivo europeo e si assesti attorno al 21%.

Meno positiva invece la situazione dell’efficienza energetica. Infatti, contrariamente a quanto si potrebbe dedurre leggendo velocemente l’executive summary o l’introduzione al capitolo dedicato e se si ha la pazienza di seguire le analisi tecniche, si comprende che attualmente la UE dovrebbe limitarsi a ridurre nel 2020 i propri consumi di energia del 18-19% rispetto all’andamento stimato nel 2007.

Nel 2012 i consumi di energia primaria (esclusi gli usi non energetici) sono stati pari a 1.585 Mtep, circa il 7,3% in meno di quelli registrati nel 2005, ma ancora molti di più dei 1.483 Mtep che rappresentano l’obiettivo finale. Tale obiettivo sembra al momento raggiungibile, ma ciò è dovuto al fatto che la crisi economica, ovviamente non prevista nel 2007, ha ridotto significativamente la domanda di energia negli ultimi anni (si stima che circa 1/3 della riduzione dei consumi sia imputabile alla crisi, mentre solo i rimanenti 2/3 siano dovuti a una migliore efficienza energetica dei processi produttivi, degli edifici, dei veicoli e degli elettrodomestici).

Insomma, la UE sta facendo bene anche e soprattutto per via della prolungata crisi economica. Come prova basta pensare alla Germania, uno dei paesi che meno ha sofferto economicamente in questi anni e che non a caso sta sforando gli obiettivi intermedi su emissioni e efficienza energetica, con buona pace della tanto osannata Energiewende.

Si verificasse la tanto agognata ripresa economica, la UE si troverebbe rapidamente a dover aumentare gli sforzi per raggiungere i propri obiettivi al 2020.

Efficienza energetica ed eccesso di capacità

Consiglio dei Ministri n.6 - 31 Maggio 2013Nei giorni scorsi il Governo italiano ha adottato un decreto legge, che estende e potenzia le norme fiscali e gli standard tecnici a favore della ristrutturazione e dell’efficientamento energetico degli edifici.

Si tratta di una norma che può sicuramente incentivare un uso migliore dell’energia da parte del settore residenziale, ridurre le bollette delle famiglie e smuovere il settore edile, mai come ora in profonda crisi (non si capisce però come mai, se produce tutti questi benefici, il meccanismo di detrazioni non sia reso permanente, anzichè dover aspettare tutti gli anni la primavera per approvare la sua proroga).

Dal punto di vista del sistema Paese, questa scelta di policy può sicuramente ridurre le importazioni energetiche, ridimensionare l’impatto ambientale delle attività umane e accrescere la sicurezza energetica. Essa tende però anche a rendere più urgente affrontare un problema di cui l’industria energetica si sta lamentando da mesi: l’eccesso di capacità, sia nell’elettricità che nel gas.

In un periodo di crescita zero più efficienza energetica significa infatti avere stabilmente meno domanda di energia e quindi prezzi e quantità in calo, come testimoniano le centrali a gas operanti per poche ore al giorno e i gasdotti mezzi vuoti.

Forse, è giunta l’ora di chiedersi se abbia senso ancora per il Paese costruire nuove infrastrutture di adduzione dell’energia e nuove centrali elettriche, indipendentemente dal fatto che siano a rinnovabili o a combustibili fossili.

Efficienza, passo avanti dell’Ue

EC - Energy EfficiencyFra i tre obiettivi della strategia 20-20-20 dell’Ue relativi alle percentuali di riduzione delle emissioni, di energia da rinnovabili e di aumento dell’efficienza, il più importante è senza dubbio l’ultimo. Che infatti non è vincolante, a conferma di come la montagna europea sia specializzata in topolini.

Eppur qualcosa si muove: come riportato dal FT, la settimana scorsa i Ministri dell’ambiente hanno raggiunto un accordo con Parlamento europeo sulla prima direttiva dedicata all’efficienza. La misura più importante del provvedimento sarà l’obbligo per le utilities di implementare ogni anno misure di risparmio pari all’1,5% del fatturato, dal 2014 al 2020. L’altra misura fondamentale sarà l’obbligo per gli Stati membri di rinnovare ogni anno il 3% degli edifici dei governi centrali, anche se rimangono dubbi su come reperire i fondi per i Paesi più indebitati.

Nella migliore delle ipotesi, l’insieme delle misure dovrebbe consentire entro il 2020 un aumento dell’efficienza del 17% (altre stime parlano del 15%). Better than nothing.

[crossposting con Epoké]