Il gas del Mozambico

Il gas del Mozambico: una partita strategica che guarda ad est - Lia QuartapelleBreve e interessante analisi di Lia Quartapelle dal titolo Il gas del Mozambico: una partita strategica che guarda ad est, pubblicata su AgiEnergia.

Nelle conclusioni, Quartapelle sottolinea la discrepanza tra gli attori in campo nel Paese (occidentali) e i futuri consumatori (asiatici). Se è vero che dal punto di vista dei consumi attesi il futuro si è profondamente ridefinito nell’ultimo decennio, resta però ancora valido e innegabile il gap tecnologico che separa gli operatori occidentali da quelli cinesi e indiani, a ricordarci che la geopolitica non è l’unico fattore in campo.

RWE in uscita dal Nabucco

RWE set to quit Nabucco gas pipelineLe prospettive del progetto Nabucco diventano sempre più difficili. Secondo quanto riportato da FT, RWE starebbe cercando di liberarsi della propria quota del gasdotto (16,7%), cedendola all’austriaca OMV.

L’azienda tedesca è finanziariamente provata dalla decisione tedesca di uscire dal nucleare e il progetto Nabucco apparirebbe troppo oneroso e incerto per il nuovo ad, Peter Terium.

Se confermata, l’uscita di RWE da Nabucco rappresenterebbe un ulteriore segno di debolezza per il progetto e rafforzerebbe ulteriorimente la posizione di TAP nella competizione per il gas azerbaigiano.

OFGEM Gas Security of Supply Report

OFGEM Gas Security of Supply ReportL’Autorità per l’energia britannica (OFGEM) ha appena pubblicato un report al governo sulla sicurezza dell’approvvigionamento di gas.

Il report parte dalla considerazione che la crescente dipendenza del mercato britannico dalle importazioni di gas espone a rischi per la sicurezza energetica del Paese.

Secondo OFGEM, i contratti interrompibili dei grandi consumatori – che coprono il 50% della domanda – e la pur contenuta capacità di stoccaggio rendono altamente improbabile un’interruzione delle forniture ai clienti medio-piccoli. Per arrivare a una riduzione delle forniture ai clienti domestici in pieno inverno, i mercato britannico dovrebbe perdere in un colpo oltre il 60% della capacità di importazione (e le stime sono conservative, perché si basano su una volontaria sottostima della capacità di erogazione da stoccaggio disponibile).

Nonstante l’alta improbabilità, un’interruzione ai piccoli consumatori avrebbe conseguenze molto gravi, soprattutto perché occorrerebbero alcune settimane per ripristinare il servizio di distribuzione.

Il rischio è più grave se si guarda al settore elettrico. Il gas fornisce oltre il 40% della produzione britannica e basterebbe un’interruzione degli approvvigionamenti di gas nell’ordine del 25-30% in un momento di picco della domanda (sempre sottostimando lo stoccaggio, comunque) per portare alla necessità di razionare l’elettricità. In questo caso, tuttavia, i tempi di recupero sarebbero molto più veloci, con una limitazione dei danni, grazie al ricorso a impianti di generazione con fonti diverse.

Per quanto riguarda i prezzi, il mercato britannico è molto più esposto alle oscillazioni di prezzo rispetto agli altri grandi mercati europei a causa della forme contrattuali esistenti, più legate al breve periodo. Con l’attuale congiuntura, si tratta di un vantaggio, perché consente un basso costo della materia prima, ma la situazione potrebbe cambiare.

Il basso rapporto tra capacità di stoccaggio e consumi rappresenta un altro fattore di vulnerabilità, perché limita la capacità del sistema di isolare i consumatori finali dalle oscillazioni di prezzo. La bassa capacità di stoccaggio – circa 4 Gmc [NdR] – non rappresenta invece attualmente un problema in termini di sicurezza degli approvvigionamenti in virtù dell’alta capacità di produzione interna residua – oltre 40 Gmc annui -.

Per quanto riguarda le prescrizioni, OFGEM sottolinea la necessità di aumentare l’esposizione degli operatori nel garantire la sicurezza e di conseguenza il corretto funzionamento di meccanismi di mercato che consentano di prezzare la sicurezza dei consumatori finali.

OFGEM indivua anche alcuni ostacoli da superare:

  • l’atteggiamento spesso orientato al breve periodo degli operatori (favorito dall’assetto regolatorio);
  • i problemi di finanziamento delle infrastrutture a causa delle incertezze di mercato;
  • la difficoltà dei meccanismi di mercato di scontare gli alti costi sociali di una grave interruzione;
  • il rischio morale che gli oepratori si aspettino che sia il governo a farsi carico delle misure di sicurezza;
  • il rischio che durante una crisi le misure di sicurezza di altri Paesi possano avere effetti negativi sulla sicurezza energetica britannica;
  • il rischio geopolitico derivante dal fatto che la Russia e gli altri grandi produttori non-europei potrebbero non rispondere a soli incentivi di tipo economico.

Le altre prescrizioni di OFGEM sono un auspicio che prima di intervenire si facciano ulteriori valutazioni di impatto, che si trovi un equilibrio tra necessità di sicurezza e vantaggi di prezzo per i consumatori derivanti da un mercato libero, che si trovi il modo di incentivare una maggiore diversificazione della durata temporale dei contratti (a favore di quelli di lungo periodo).

Più in generale, il dato politico di fondo del report OFGEM è un invito all’esecutivo britannico a valutate la possibilità di un maggiore intervento pubblico sul mercato, similmente a quanto fatto sugli altri grandi mercati europei.

Per quanto un intervento pubblico a tutela della sicurezza energetica sia necessario, speriamo che David Cameron si ricordi di essere dello stesso partito di Lady Thatcher.

Russian Oil and Gas Sector: Political and Economic Prospects

Russian Oil and Gas Sector: Political and Economic ProspectsEnergy sector has a pivotal role for the economy and the political system of the Russian Federation.Oil and gas industry provides a quarter of the GDP, two thirds of the exports and half of the budget income. As a result, Russian economy and Government expenditures rely on high oil price. A sudden drop would bring to a deep economic crisis, with unpredictable consequences.

Oil and gas companies played also a political role in during the last decade. Putin strategy included a strong reaffirmation of the Government’s control over the main energy companies. In order to cope with the current and future challenges, Russian leadership needs to promote a multi-level diversification, which could lead to a more stable and resilient economic and political system.

La mia analisi dal titolo Russian Oil and Gas Sector: Political and Economic Prospects all’interno dell’ISPI Study The Economic Challenges of Current Russia.

Lavori South Stream: se ne parla nel 2014

Gazprom-led group to start laying underwater South Stream gas pipeline in 2014Per l’effettiva partenza nella costruzione del gasdotto South Stream occorrerà aspettare ancora qualche anno. A dirlo questa volta non sono io, ma Sebastian Sass, il portavoce del consorzio South Stream.

Il 7 dicembre ci sarà l’inaugurazione ufficiale dei lavori di costruzione, sulla costa russa del Mar Nero ad Anapa (regione di Krasnodar). A uso e consumo dei media e, soprattutto, per dare un segnale forte a quanti ancora cercano di sostenre il progetto Nabucco, che sembra essere giunto davvero al capolinea.

Secondo quanto riportato da Platts, infatti, Sass avrebbe detto che per iniziare i lavori del tratto off-shore, il più complesso da costruire (900 km, a profondità massima di circa 2.000 metri, un paio di anni di lavori), occorrerà attendere il via libera ambientale dei Paesi coinvolti (Turchia e Bulgaria) e che i membri del consorzio si aspettano i permessi ambientali entro il 2014.

Se poi ci metteranno di più, si potrà sempre fare scaricabarile, si potrebbe aggiungere.

I consumi europei dovrebbero impiegare qualche anno per tornare ai livelli del 2010 (la IEA sostiene fino al 2020). L’atteso calo della produzione interna europea probabilmente anticiperà il ritorno ai livelli di importazione pre-crisi, ma in ogni caso difficilmente si vede un mercato a breve-medio termine per altri 63 Gmc annui di gas russo, soprattutto prima di aver risolto il nodo dei prezzi e quello della procedure di infrazione per comportamento anti-concorrenziale, aperta dalla Commissione. Questo non significa che l’infrastruttura non si farà, ma sicuramente converrà a tutti (Gazprom in primis) procedere molto lentamente.