Miller, monito all’Europa

Газпром - Выступление Алексея Миллера о прогнозах и проблемах мировой газовой отрасли на IV Петербургском международном газовом форумеParlando alla quarta edizione del Forum internazionale sul gas di San Pietroburgo, Alexei Miller ha parlato degli sviluppi del mercato mondiale del gas. Con un discorso indirizzato soprattutto ai partners europei.

Mentre infatti in questi giorni si gioca la partita del Winter Package per le forniture all’Ucraina nel prossimo semestre, Miller guarda al lungo periodo. E per il 2050 prevede consumi mondiali di 7.000 Gmc nel 2050, pari al doppio di oggi e a un tasso di crescita annua dell’1,8%. In questo modo, sempre secondo Miller, il gas arriverebbe a rappresentare un terzo dei consumi mondiali.

Un dato piuttosto alto, ma tanto le previsioni così di lungo periodo sono giusto un esercizio. Un primo messaggio però è chiaro: la domanda crescerà, parecchio. E non in Europa.

E qui viene il secondo punto centrale del discorso di Miller. I tre grandi mercati regionali del gas non sembrano aver fatto grandi passi in avanti verso una maggiore integrazione: Asia-Pacifico, Nord America ed Europa mantengono dinamiche piuttosto diverse.

In questo contesto, il GNL non sembra aver determinato una convergenza, restando soprattutto un mercato asiatico. E restando anche nel futuro un componente rilevante ma minoritaria (30%) dei commerci mondiali.

Con un tasso di utilizzazione del 20%, i terminali di rigassificazione europei ne sono una prova eloquente, secondo Miller. Che sottolinea anche come il mercato Nord Americano sia destinato a dover gestire crescenti problemi nell’aumentare la produzione di non convenzionale e quindi ad andare molto oltre l’autosufficienza.

Il futuro per Gazprom guarda sempre più a Oriente: Miller ricorda l’accordo con la Cina da 38 Gmc/a e parla di una possibile espansione fino a 100 Gmc/a. Ipotesi ambiziose e di lungo periodo, ma in qualche misura plausibili, viste le attese di crescita della domanda cinese. E vista la geografia delle riserve russe, che consente di servire via tubo due mercati regionali.

E l’Europa? Il successo delle politiche di sussidio alle rinnovabili è limitato, a differenza dei costi. E il tentativo di creare un mercato liquido si scontra con la limitata diversificazione dell’offerta, inevitabile a meno di non voler competere al rialzo coi compratori di GNL asiatici.

Il gas russo, in altre parole, continuerà a servire ai Paesi europei per avere energia a prezzi ragionevoli. Ma affinché sia così anche in futuro, servono da parte russa investimenti in capacità di produzione e trasporto.

E qui arriva il messaggio finale di Miller: i progetti di Gazprom lungo la catena del valore del gas possono essere modificati. Soprattutto se l’Europa non imbocca con decisione la strada del dialogo con Mosca.

Il prezzo del greggio in discesa: un sollievo per l’Europa

Petrolio, l’Arabia Saudita dichiara la guerra dei prezzi. E il Brent crollaAspettando che sui riflessi geopolitici commenti meglio Matteo, vi segnalo questo articolo del Sole24Ore in cui si accenna a una possibile guerra dei prezzi in campo petrolifero, con l’Arabia Saudita che da alcuni mesi starebbe tagliando i prezzi di vendita del suo greggio.

Mi preme sottolineare tuttavia una cosa: perché si accenna al fatto che la deflazione che preoccupa l’Europa potrebbe peggiorare?

In quanto zona che importa in larga parte il petrolio dall’estero, l’Europa non può che beneficiare di un minor prezzo di questa importante materia prima.

Certo, chi produce petrolio in Europa o suoi sostituti immediati o attrezzature per l’industria petrolifera potrebbe vedere la propria situazione peggiorare, ma tutti gli altri attori economici dovrebbero semplicemente vedere ridursi i propri costi di produzione, lasciando inalterati o addirittura crescenti i loro margini di guadagno (che potrebbero essere spesi per accrescere la domanda interna di beni e servizi, anziché quella esterna di materie prime). Forse potrebbero essere danneggiate anche alcune imprese che esportano soprattutto in Paesi produttori di petrolio.

Ma nel complesso l’Europa dovrebbe avvantaggiarsene.

Nuove sanzioni alla Russia, ma la tregua è (forse) alle porte

The Telegraph - Kiev and separatists met in Minsk for Ukraine peace talksIl summit Nato è in chiusura e le pressioni statunitensi sui partner europei hanno portato a nuove sanzioni, che colpiranno il settore petrolifero sul piano finanziario. Nessuna conseguenza diretta invece per le esportazioni di petrolio.

E naturalmente nessuna misura colpirà il settore del gas, grazie all’intervento dei governi europei più coinvolti negli scambi con la Russia, Germania e Italia in primis. Le colombe europee vincono anche sul fronte militare: la Nato infatti non fornirà armi all’Ucraina.

La necessità di riempire gli stoccaggi ucraini prima dell’inizio dell’inverno comincia a farsi sentire, mentre sul terreno si sta assistendo da mesi ad avanzate dell’esercito ucraino e contrattacchi dei ribelli, in una situazione di sostanziale stallo. Proprio l’impossibilità di arrivare a una vittoria sul campo ha spinto il governo di Kiev ad accettare i colloqui coi separatisti a Minsk, che secondo indiscrezioni potrebbero portare a un cessate il fuoco già alle 14:00 di oggi.

La situazione sul terreno è instabile e la tregua potrebbe essere davvero solo temporanea, ma è sicuramente negli interessi sia russi sia europei, tanto che le pressioni su Kiev potrebbero avere la meglio.

Di certo resta la determinazione di Mosca non abbandonare i ribelli e consentire una completa vittoria di Kiev, che aprirebbe le porte a un percorso di ingresso del Paese nell’Ue e soprattutto nella Nato. Evitare questo risultato e trovarsi l’alleanza statunitense a poche centinaia di km da Mosca è la vera linea rossa su cui nessun governo russo può cedere.

In fondo, probabilmente ha ragione Mearsheimer: la crisi in Ucraina è (anche) colpa dell’Occidente.

Germania: garanzie pubbliche a E.ON per il GNL

Reuters - Germany gives E.ON credit guarantees to strike LNG deals - sourceSecondo quanto riportato da Reuters, E.ON potrebbe aumentare il ricorso alle garanzie pubbliche sul credito per stipulare nuovi contratti di fornitura di lungo periodo di GNL.

L’anno scorso il parlamento tedesco aveva già approvato la concessione di garanzie per 2 miliardi di euro a favore di E.ON per acquistare forniture ventennali dal terminale canadese di Goldboro. La garanzia è stata approvata sotto forma di Untied Loan Guarantee federale e sarà effettivamente attiva solo dopo la decisione finale di investimento, attesa per il 2015.

La garanzia permette a E.ON di alzare il rating da A- a AAA, abbassando il costo del capitale di 1-2 punti percentuali. La garanzia del governo favorisce inoltre la cooperazione con gli esportatori, che preferiscono trattare con aziende che godono di copertura politica esplicita, come dimostrato dalla francese EDF.

In cambio della garanzia, E.ON si impegna a portare una quota del GNL acquistato direttamente sul mercato tedesco. Nel caso di Goldboro, la quota è del 30%. E.ON starebbe ora guardando a Mozambico, Israele e Sud America per ulteriori acquisti.

Considerando che la Germania non dispone di terminali di rigassificazione, nemmeno in progettazione, il ricorso ai terminali di altri Paesi europei appare inevitabile. Si tratta di una buona notizia, perché il livello di integrazione del sistema gas europeo è destinato a crescere. Ma anche di una cattiva notizia, visto che l’assenza di un coordinamento a livello europeo spinge sempre di più nella direzione di un sistema infrastrutturale germano-centrico, rispetto al quale l’Italia è solo una periferia secondaria.

Cina: dimezzate le stime della produzione di gas da argille

Reuters - UPDATE 1-China finds shale gas challenging, halves 2020 output targetSecondo quanto riportato da Reuters, il governo cinese avrebbe rivisto al ribasso le stime di produzione di gas da argille (shale gas) al 2020. La produzione interna dovrebbe raggiungere i 30 Gmc, invece dei 60 previsti.

A marzo si parlava addirittura di 100 Gmc, ma sono evidentamente emerse difficoltà tecniche e si sta facnedo largo la consapevolezza dell’eccezionalità del caso statunitense. E poi si sa: gli obiettivi dei piani comunisti sono notoriamente “flessibili”.

Anche il nuovo livello di 30 Gmc è tutto sommato ottimistico, considerando che nel 2013 la produzione di gas da argille è stata di 0,2 Gmc. A questi si sono aggiunti 6 Gmc di gas naturale in carbone (coal bed methane) e circa 110 Gmc di gas naturale da giacimenti convenzionali.

Nonostante gli operatori cinesi non badino a spese e Sinopec arrivi a prevedere un costo iniziale a pozzo pari a quattro volte quello dei pozzi statunitensi più economici, i risultati per il momento non sembrano esserci. E occorreranno molti sforzi anche solo per arrivare al livello di 6,5 Gmc previsto dai piani ufficiali per il 2015.

Il livello di 30 Gmc di gas da argille previsto al 2020 è in ogni caso in linea con le previsioni IEA, pari a circa 25 Gmc. A questi si dovrebbero aggiungere circa 20 Gmc di gas in carbone e un circa 130 Gcm da convenzionale.

Il governo di Pechino pone molta fiducia nelle enormi riserve non convezionali di gas da argille (circa 30.000 Gmc tecnicamente recuperabili) per soddisfare almeno in parte l’aumento dei consumi interni, che secondo la IEA dovrebbero arrivare a superare i 300 Gmc nel 2020 e i 460 nel 2030.

È tuttavia probabile che il gas non convenzionale giocherà un ruolo decisivo soprattutto nel prossimo decennio, quando gli operatori cinesi avranno più esperienza e tecnologie più mature. Intanto però saggiamente proseguono i preparativi per aumentare la capacità di importazione e la diversificazione delle fonti, dall’Asia centrale alla Russia, dalla Birmania al GNL.

Aggiornamento: segnalo anche questo articolo dell’Economist sulla questione.

GSE: già nel 2013 più rinnovabili che gas

GSE - Fuel Mix Disclosure: determinazione del mix energetico nazionale per gli anni 2012-2013Il Gestore Servizi Energetici (GSE) ha pubblicato le statitische relative al mix iniziale nazionale dell’energia elettrica immesso in rete negli anni 2012 e 2013. Secondo i dati, che integrano produzione interna e importazione, nel 2013 le fonti rinnovabili nel loro insieme hanno contribuito per il 37,5% contro il 33,7% del gas naturale.

Come evidenziato anche dai dati Assoelettrica, si tratta di una tendenza consolidata, che peraltro è andata ulteriormente rafforzandosi nel primo semestre 2014. A dare un contributo essenziale, oltre ai sussidi alle rinnovabili, è stata soprattutto l’ottima prestazione dell’idroelettrico.

Notevole anche la quota stabile del nucleare di importazione, a conferma delle potenzialità di questa fonte e del ruolo che essa gioca non solo nel mix energetico francese, ma più in generale nel processo di consolidamento del mercato elettrico europeo.


GSE - Composizione del mix iniziale nazionale utilizzato per la produzione dell'energia elettrica immessa nel sistema elettrico italiano