Governance dell’energia: le proposte dell’OPEF

La governance dell'energia - OPEFIn occasione di un convegno organizzato con la LUISS il 20 novembre scorso, l’Osservatorio sulla politica energetica della Fondazione Einaudi (OPEF) he presentato un bel documento ricco di proposte sulla governance dell’energia.

Particolarmente interessante la questione del rapporto tra il governo e l’AEEG, nella sezione curata da Eugenio Bruti Liberati. Gli altri autori sono Nicola Bassi e Filippo Donati.

Il rapporto è scaricabile qui.

 

La partita irachena della Turchia

Tra Turkmenistan e Kurdistan, la partita energetica della Turchia - Alessio CalabròInteressante analisi di Alessio Calabrò dal titolo Tra Turkmenistan e Kurdistan, la partita energetica della Turchia, pubblicato su MRI.

Particolarmente interessante la ricostruzione della posizione turca rispetto alle spaccature interne che rischiano di compromettere la stabilità dell’Iraq, salutato dalla IEA come una prossima (quasi) Arabia Saudita.

 

Lavori South Stream: se ne parla nel 2014

Gazprom-led group to start laying underwater South Stream gas pipeline in 2014Per l’effettiva partenza nella costruzione del gasdotto South Stream occorrerà aspettare ancora qualche anno. A dirlo questa volta non sono io, ma Sebastian Sass, il portavoce del consorzio South Stream.

Il 7 dicembre ci sarà l’inaugurazione ufficiale dei lavori di costruzione, sulla costa russa del Mar Nero ad Anapa (regione di Krasnodar). A uso e consumo dei media e, soprattutto, per dare un segnale forte a quanti ancora cercano di sostenre il progetto Nabucco, che sembra essere giunto davvero al capolinea.

Secondo quanto riportato da Platts, infatti, Sass avrebbe detto che per iniziare i lavori del tratto off-shore, il più complesso da costruire (900 km, a profondità massima di circa 2.000 metri, un paio di anni di lavori), occorrerà attendere il via libera ambientale dei Paesi coinvolti (Turchia e Bulgaria) e che i membri del consorzio si aspettano i permessi ambientali entro il 2014.

Se poi ci metteranno di più, si potrà sempre fare scaricabarile, si potrebbe aggiungere.

I consumi europei dovrebbero impiegare qualche anno per tornare ai livelli del 2010 (la IEA sostiene fino al 2020). L’atteso calo della produzione interna europea probabilmente anticiperà il ritorno ai livelli di importazione pre-crisi, ma in ogni caso difficilmente si vede un mercato a breve-medio termine per altri 63 Gmc annui di gas russo, soprattutto prima di aver risolto il nodo dei prezzi e quello della procedure di infrazione per comportamento anti-concorrenziale, aperta dalla Commissione. Questo non significa che l’infrastruttura non si farà, ma sicuramente converrà a tutti (Gazprom in primis) procedere molto lentamente.

Risorse africane e sicurezza energetica europea

Le risorse energetiche africane, i mercati internazionali e la sicurezza energetica europea - Matteo VerdaSlides relative alla relazione Le risorse energetiche africane, i mercati internazionali e la sicurezza energetica europea, presentata il 20 novembre 2012 durante la conferenza Le relazioni tra Africa sub-sahariana e Unione Europea: sicurezza internazionale e lotta alla povertà, presso il Centro dipartimentale di studi storici e politici su Africa e Medio Oriente dell’Università di Bologna. 

Gazprom aumenta la presenza in Europa

Gazprom accelera le manovre di difesa del mercato europeo Alle prese con la battaglia legale contro l’antitrust europeo, Gazprom accelera il consolidamento della propria presenza sui mercati europei.

In Germania ed Europa orientale, l’azienda russa ha rafforzato la propria presenza nel downstream con l’acquisizione del controllo della joint-venture Wingas da Basf (Sole24Ore, FT), arrivando così a una quota di mercato finale in Germania pari al 20%.

Gazprom acquisirà anche Astora, che controlla alcune attività di stoccaggio in Europa orientale. In cambio, l’azienda tedesca acquisisce l’accesso all’upstream russo, con un 25%  nei campi di Urengoy (e l’opzione per salire al 50%).

Sul fronte midstream, Gazprom ha accelerato sull’accordo per il finanziamento di South Stream, raggiungo ieri durante una riunione tra i soci a San Donato (SQ). Il gasdotto (Gazprom 50%, Eni 20%, Edf e Winstershall 15% ciascuno) dovrebbe essere messo in costruzione a dicembre e completato nel 2015.

Nondimeno, è molto probabile la tempistica reale della messa in fuzione sarà molto più lunga e che la decisione sia funzionale a fare terra bruciata intorno al progetto Nabucco.

Nel complesso, la strategia di Gazprom sembra essere quella di una sempre maggiore interdipendenza con l’Europa, nonostante la crescita della domanda mondiale sia ormai molto più a oriente. I Paesi europei restano però partners molto più affidabili per Gazprom, sia in termini di rispetto dei contratti e della proprietà, sia su un piano più ampio di collaborazione politica.

Inoltre, una maggiore presenza in Germania rende politicamente più arduo il compito della DG Concorrenza nel perseguire l’azienda, anche se è difficile immaginare un’esclation pubblica del confronto tra il governo tedesco e la Commissione.

In prospettiva europea, l’evoluzione sembra tutto sommato positiva: investimenti esteri, accesso all’upstream, garanzia di impegno di lungo periodo del princpale fornitore di gas naturale, pur in una situazione davvero difficile per il mercato europeo. Sembrerebbe che i russi abbiano più fiducia nell’Europa di quanta ne abbiano gli europei.

Indagine sul mercato spot UK

Regulators probe UK natural gas marketSecondo quanto riportato dal Financial Times, la UK Financial Services Authority e l’Ofgem hanno aperto un’indagine per un sospetto tentativo di manipolazione dei prezzi del gas al National Balancing Point (NBP), relativamente a una serie di operazioni avvenute a fine settembre.

Si tratterebbe di una serie di operazioni di vendita a livelli inferiori a quelli di mercato, per forzare al ribasso i prezzi del gas scambiato. Lo scopo della manipolazione sarebbe poi stato quello di approfittare dei movimenti al ribasso sul mercato dei derivati.

Intanto, sull’altra sponda dell’Atlantico, i regolatori statunitensi vorrebbero comminare una multa record da 435 milioni di dollari a Barclays, per aver manipolato il mercato elettrico in California, dal 2006 al 2008.

È superfluo ricordare l’importanza di avere un sistema di regolazione forte e autorità indipendenti in grado di farlo rispettare, onde evitare che dalla padella del monopolio si finisca nella brace di un mercato truccato.